Come ogni anno, nei padiglioni di Fieragricola a Verona verrà consegnato anche nel 2024 il premio dell’allevatore dell’anno (2023). Per il settore suinicolo, il 3 febbraio (ore 12) il premio andrà ad Alberto Cavagnini, a rappresentanza della sua azienda di famiglia. Allevatori da generazioni (oggi l’azienda porta ancora il nome dei fratelli Cavagnini, fondatori dei primi siti di allevamento: Gianfranco, Luigi e Giuseppe), Alberto ha introdotto in azienda l’innovazione per stare al passo con i tempi, trasformando una piccola impresa famigliare in un interessante esempio di evoluzione del settore.
La famiglia Cavagnini gestisce una prima scrofaia storica di provincia di Brescia (Pralboino), con 1200 scrofe. Negli ultimi anni, una seconda scrofaia innovativa da 750 scrofe si è aggiunta dopo una pianificazione attenta e scrupolosa di tutte le variabili di costruzione da parte di Alberto Cavagnini. Inoltre, altri di proprietà sono presenti nella stessa area geografica e nel Modenese per l’accrescimento di tutta la produzione delle scrofaie, avvalendosi anche di siti in soccida distribuiti tra Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte. Il Raddoppio dell’ultima scrofaia che avverrà nel corso del 2024 metterà nella condizione l’azienda di chiudere il proprio ciclo.
La raccolta dei dati
“Se qualcosa non può essere espresso in cifre non è scienza, è opinione” citava il saggio. E lo stesso approccio sembra essere stato il motore di innovazione per Alberto Cavagnini. Negli ultimi anni, infatti, non soltanto le aziende di proprietà ma anche quelle in soccida sono dotate di un sistema di raccolta dei principali dati produttivi che consentono un preciso monitoraggio dell’andamento della produzione.
Il sistema, chiamato Ecopork e studiato da Cavagnini con esperti informatici, non è altro che un’interfaccia digitale che si può visualizzare anche da cellulare, sulla quale gli operatori di stalla, i tecnici ed i veterinari possono aggiornare alcuni indici chiave in tempo reale. Per esempio, la mortalità nei singoli allevamenti viene registrata su Ecopork giornalmente dall’operatore di stalla, consentendo un monitoraggio centrale real-time dagli operatori che lavorano trasversalmente nei diversi siti, come per esempio l’imprenditore aziendale o il veterinario.
Dall’industria manifatturiera alla zootecnia
L’industria è un settore dove la raccolta dei dati avviene già da decenni. Basti pensare al manifatturiero, alle industrie meccaniche, fino ad arrivare all’ingegneria aerospaziale. La produzione industriale viene monitorata in tempo reale tramite la registrazione delle caratteristiche di produzione di un manufatto lungo la linea produttiva, con allarmi che avvisano quando la produzione va interrotta per un guasto che porterebbe a perdite economiche ingenti. Si parla di statistiche di processo. Un esempio? La produzione di tappi per le bottiglie. Ogni tappo deve avere delle caratteristiche ben precise, come per esempio il diametro. Se, durante il processo produttivo, una macchina si guasta e comincia a produrre tappi di diametro leggermente diverso, un allarme deve consentire l’interruzione della produzione per poter far fronte al guasto, in modo da prevenire la produzione incontrollata di milioni di tappi fallati che non possono avvitarsi alla propria bottiglia.
Alberto Cavagnini, sulla base di questo approccio, ha installato nelle sue aziende di proprietà una serie di sensori che monitorano costantemente i parametri chiave che consentono ai suoi suini di esprimere il proprio potenziale di crescita correttamente. Ne sono un esempio
- il monitoraggio della temperatura e dell’ammoniaca,
- del consumo di acqua
- e di alimento sia in termini quantitativi che qualitativi.
Questi dati sono solo un esempio delle variabili raccolte tutti i giorni e trasmesse in modo digitale ogni giorno; i dati trasmessi in un server creano così una base di dati necessari sia per gli allarmi che per le statistiche di processo. Un suino che si ammala è certamente un suino che riduce il suo consumo di acqua: un allarme che avverte del calo di ingestione giornaliera permette di intervenire precocemente, riducendo la probabilità di utilizzo degli antibiotici successivamente.
Industria sì, ma la cura è individuale e l’aria è filtrata
Anche la standardizzazione della produzione non può essere in grado di contrastare completamente le malattie infettive che possono colpire i siti produttivi, soprattutto in una zona ad alta densità di allevamenti suinicoli come Brescia. In particolare, il settore suinicolo oggi è flagellato dalla costante presenza del virus della PRRS su tutto il territorio nazionale. Alberto Cavagnini ha inaugurato un paio di anni fa la sua nuova scrofaia, Villa Alba, dove l’aria in ingresso è totalmente filtrata proprio per ridurre la probabilità di ingresso dall’esterno di patogeni come la PRRS.
La stessa aria filtrata percorre più di un chilometro di tunnel sotterranei prima di arrivare nelle stanze delle scrofe, riducendo anche la necessità di riscaldamento o raffrescamento nei mesi più freddi o caldi dell’anno, con un approccio sostenibile anche dal punto di vista ambientale.
Le scrofe poi sono monitorate una per una tramite un microchip auricolare, che consente anche un’alimentazione studiata apposta per ciascuna in base al suo spessore del grasso e del muscolo dorsale, misurati in ben 3 momenti di ogni ciclo riproduttivo dell’animale.
La business intelligence per il monitoraggio dei costi
Sulla scia del controllo della produzione tramite la raccolta dati ed i sensori in allevamento, anche i costi sono monitorati in tempo reale con un portale di business intelligence che trasforma ogni spesa ed ogni guadagno in una dashboard interattiva. Questo consente il totale controllo della sostenibilità economica aziendale, rappresentata non soltanto da una buona gestione della produzione, ma anche da innumerevoli altri fattori che spaziano dall’efficienza del personale e delle sue ore lavorative dedicate a ciascuna attività, al consumo di energia rinnovabile e non.
Le scrofe in Villa Alba allattano libere
La più recente struttura di proprietà dell’azienda agricola gestita da Alberto Cavagnini è Villa Alba, una scrofaia di 750 scrofe nata con i riflettori puntati su benessere animale ed efficienza. Tutte le scrofe allevate in questo sito produttivo hanno a disposizione un box parto al posto della gabbia convenzionale, dove il confinamento dell’animale avviene soltanto nelle prime ore post-parto soltanto qualora l’animale fosse irrequieto.
Lo stesso approccio è stato adottato per la gestazione, dove le gabbie sono state abolite anche durante i primi 28 giorni post-fecondazione consentiti dalla legislazione, ma vengono invece utilizzate soltanto nelle ore a cavallo della fecondazione.
Una stazione sperimentale e tanti progetti universitari
L’importanza che l’azienda attribuisce alla raccolta dei dati ha trovato la sua massima espressione nella collaborazione con diverse Università italiane, in particolare l’Università di Torino ed il suo Dipartimento di Scienze Veterinarie. Numerose sono state le prove di campo sperimentali e le tesi portate avanti nelle strutture innovative delle aziende del gruppo, tra cui anche un progetto di ricerca ancora in corso per utilizzare la machine learning per prevenire gli schiacciamenti dei suinetti durante la lattazione libera delle scrofe.
Gli aspetti comportamentali degli animali sono così importanti per il gruppo che alcune sale parto sono state attrezzate con telecamere individuali sulle scrofe per consentire l’osservazione del loro comportamento durante la loro lattazione.
L’innovazione passa anche dalla creazione di nuove strutture che invoglino il personale a stare in allevamento
Un’altra convinzione di Alberto Cavagnini è quella che il settore abbia bisogno di essere svecchiato, soprattutto dal punto di vista strutturale, con lo scopo ti attirare nuovo personale e più qualificato e motivato. Certo non è facile ammodernare le vecchie strutture che oggi rappresentano una grossa percentuale degli allevamenti italiani, e che spesso sono state costruite nel tempo con aggiunte a vecchi edifici senza poter pianificare correttamente la biosicurezza e l’efficienza produttiva, ma le nuove strutture dovrebbero essere programmate per il benessere degli operatori e non soltanto per il benessere degli animali. Per questo, le nuove strutture di proprietà della famiglia Cavagnini sono realizzate con spazi comuni confortevoli per gli operatori, più luce nelle aree interne, e più confort.
Per esempio, in Villa Alba le grigie pareti di cemento dei corridoi sono sostituite da stampe che alleggeriscono l’ambiente. Sebbene questo non cambierà il processo produttivo, si vuole ricreare quelle che sono le scelte ormai da anni applicate nei paesi del nord Europa, dove gli operatori che lavorano in zootecnica sono più entusiasti di entrare nel settore e portano avanti una freschezza ed un’innovazione che spesso in Italia è andata persa anche a causa di ambienti di lavoro obsoleti e non confortevoli, spingendo l’imprenditore a considerare lavoratori del tutto immotivati ed impreparati per mancanza d’altro.
Parlando con Cavagnini si percepisce la passione che ripone nella propria attività, e la si vede sul campo col nuovo approccio che viene dato al lavoro svolto. Lo stesso cita una frase di Thomas Jefferson: “Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto”, continua Cavagnini: “il nostro settore merita di essere rivalutato perché penso che abbia una propria collocazione nel futuro, più dignitosa di quanto ci viene riconosciuta oggi. I primi a convincersi di ciò dobbiamo essere noi stessi!”.
Leggi l’articolo sulla Rivista di Suinicoltura 1/2024
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