Roma, 30 marzo 2015 – Le condizioni di un mercato caratterizzato da un’offerta meno pressante hanno determinato quest’anno un andamento decisamente migliore per gli agnelli, con la settimana pre pasquale che ha trascinato le quotazioni su livelli più elevati di circa il 5% rispetto alla Pasqua 2014.
Si teme invece un effetto “sboom” per le carni bovine, in lieve ripresa in quest’ultima settimana, ma solo per un contingente miglioramento delle contrattazioni. E’ quanto emerge dall’Overview Ismea sui mercati agroalimentari che in relazione agli allevamenti bovini segnala, come elemento di preoccupazione, un ulteriore rincaro dei vitelli da ristallo che, seppure venduti a prezzi inferiori alla scorsa annata, mantengono un trend chiaramente rialzista.
Nessuna novità sul versante dei prezzi per i lattiero-caseari, che manterranno prevedibilmente un andamento stazionario anche questa settimana. Per quanto riguarda la quotazione del latte alla stalla a livello nazionale, rilevata da Ismea nel mese di febbraio, si è riscontrata un’ulteriore correzione al ribasso dello 0,3% mensile (-14% su base annua). Va tuttavia evidenziato un contestuale leggero miglioramento della redditività degli allevamenti di bovini da latte, come segnalato dall’indicatore “milk/feed” elaborato dallo stesso Istituto: sempre a febbraio, grazie a un calo considerevole dei prezzi delle materie prime destinate all’alimentazione del bestiame (in particolare mais e farina di soia), l’indice si è portato a 1,58, risultando quindi superiore rispetto al livello di 1,50, spartiacque tra situazioni di inefficienza ed efficienza economica.
Avicoli ancora in buona evidenza, ma con possibili stabilizzazioni dei prezzi nelle settimane a venire, soprattutto per le carni. Si prevedono anche lievi correzioni al ribasso sui listini delle uova. Relativamente al bestiame suino, la situazione appare in sostanziale equilibrio, ma i prezzi, compresi quelli dei tagli freschi, restano ben al di sotto dei livelli di un anno fa (suini 156-176 kg -7%; lombo intero -10,8%). Le richieste di aiuti Ue all’ammasso privato vedono al momento tra i paesi più attivi Spagna, Danimarca, Polonia e Germania. L’Italia ha finora partecipato con una quota del 6% rispetto ai quantitativi complessivamente richiesti dai Paesi membri. (da Ismea)