Nel report congiunto pubblicato nel 2019 da Ecdc/Efsa/Ema, si evidenzia come l’Italia, seppure con trend in sensibile discesa, sia ancora tra i paesi con il consumo di antibiotici più elevato nel comparto zootecnico. Come è ormai stato assodato, l’uso eccessivo e/o improprio di antibiotici, è associato alla dispersione di principi attivi nell’ambiente, oltre che all’insorgenza e diffusione dell’antibiotic resistenza (Amr) nei batteri. Già dal 2011 l’Unione europea ha promosso un piano d’azione per la lotta all’Amr incoraggiando il buon uso di antibiotici in zootecnia, fino ad arrivare nel 2015 a pubblicare il documento 2015/C299/04 che contiene indicazioni specifiche per un uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria. Tale documento evidenzia come l’approccio basato “sull’uso appropriato” deve essere combinato con interventi preventivi basati su strategie gestionali in grado di prevenire l’insorgenza delle malattie.
Le linee genetiche a elevata prolificità
Per quanto riguarda il suino, e in particolare la nicchia (in termini internazionali) produttiva del suino pesante, la pressione selettiva verso scrofe a elevata prolificità ha contribuito a mantenere il consumo di antibiotici al di sopra alla media europea, principalmente per contenere le infezioni batteriche a carico del tratto gastrointestinale nei suinetti.
Le linee genetiche a elevata prolificità, allevate in buone condizioni, consentono di svezzare fino a 30,4 suinetti/scrofa/anno. Dati recenti hanno evidenziato che le nidiate numerose (oltre 15 suinetti) sono caratterizzate da un peso medio alla nascita inferiore rispetto a quello di nidiate meno numerose, inoltre presentano una maggiore disomogeneità ponderale dei singoli individui con una percentuale superiore di animali sottopeso (<1 kg) (Yuan et al. 2015; Prohealth).
Quest’ultimo fattore è correlato positivamente al tasso di mortalità e morbilità nel periodo nascita-svezzamento. Infatti il minore peso alla nascita è associato a una ridotta vitalità e a una minore maturità fisiologica (Yuan et al. 2015). In aggiunta a tali aspetti, si è rilevata, soprattutto per le scrofe a elevata prolificità, l’incapacità di produrre colostro e latte di quantità e qualità adeguate per sostenere i fabbisogni nutritivi di tutti i suinetti nati (Theil and Hurley 2016).
L’assunzione adeguata di colostro (300 g) nelle prime 24 ore di vita del suinetto è essenziale per soddisfare i fabbisogni energetici del neonato e fornire un’adeguata copertura immunitaria nelle prime 2-3 settimane di vita (Quesnel et al., 2012). Inoltre è stato osservato che suinetti con concentrazione plasmatica di immunoglobuline G (IgG) inferiore a 10 mg/ml rilevata a 48 ore di vita, hanno una maggiore frequenza di mortalità (Cabrera et al., 2012).
Le strategie integrate
Le problematiche descritte e il moderno “approccio di continuità”, secondo il quale ogni evento caratterizzante una fase produttiva si ripercuote sulle fasi successive di vita dell’animale, evidenziano la necessità di studiare strategie integrate volte a ottimizzare la gestione di ogni fase di allevamento al fine di migliorare l’intero processo produttivo. Ne è l’esempio lo studio condotto da Rehfeldt et al. (2008) che ha dimostrato come la qualità della carne in suinetti nati sottopeso (<1kg) si traduce, nella fase di accrescimento, in carcasse con minor resa in carne magra, oltre che in un peggioramento della qualità in termini di pH (corretta acidificazione della carne) e perdita di peso in fase di sgocciolatura nel muscolo Longissimus dorsi. Le recenti evidenze scientifiche, mostrano come, già dalle prime fasi di gestazione, sia possibile intervenire per migliorare le caratteristiche della nidiata (Solà-Oriol e Gasa 2016). A tale proposito, la copertura dei fabbisogni alimentari della scrofa in ogni fase produttiva ha un ruolo cruciale.
Copertura dei fabbisogni alimentari della scrofa
Tra i nutrienti, gli aminoacidi (Aa) sono di particolare rilevanza pratica. Gli Aa infatti non partecipano esclusivamente alla deposizione del tessuto muscolare come costituenti delle proteine, ma, a seconda delle necessità dell’organismo, sono coinvolti in numerosi processi fisiologici; ne è l’esempio il ruolo chiave che ha il Triptofano nel sostenere la risposta immunitaria (Trevisi et al., 2009).
Per quanto riguarda lo sviluppo fetale dei suinetti, un’adeguata vasculogenesi e angiogenesi è necessaria per garantire l’irrorazione sanguinea della placenta, ciò è indispensabile per il corretto sviluppo dei feti e una riduzione del tasso di mortalità embrionale. In tale ottica, recenti lavori hanno dimostrato come l’integrazione di L-Arginina nella fase iniziale di gestazione della scrofa, abbia favorito la sopravvivenza embrionale, il numero di nati ed il peso alla nascita (Madsen et la., 2017; Gonçalves et al., 2016). Inoltre, l’Arginina è coinvolta in molti processi fisiologici quali il metabolismo lipidico in gestazione e la produzione di poliammine e ossido nitrico (effetto stimolante per l’angiogenesi placentare) in qualità di precursore di tali processi (Zang et al., 2016).
Quali fabbisogni nel periparto
Come già evidenziato per la fase di gestazione, anche i fabbisogni in Aa nel periparto e in lattazione hanno un ruolo rilevante. In prossimità del parto, in conseguenza della minore ingestione alimentare, il fabbisogno di azoto aumenta, tuttavia il fabbisogno di Lisina rimane inalterato, indicando che nonostante l’apporto alimentare in Lisina sia sufficiente, potrebbe non esserselo quello di altri Aa implicati nella produzione del colostro e dei suoi costituenti principali. Colostro e latte mostrano una netta differenza per la composizione in Aa, in particolare il colostro ha una maggiore concentrazione di Aa implicati nella produzione di IgG (Valina e Prolina) (Eguchi-Ogawa et al., 2012), IgA (Treonina), Beta-lattoglobulina (Leucina) (Rezaei et al, 2016). La concentrazione plasmatica di Aa e l’attivazione da parte di alcuni Aa (es. Arginina, Aa ramificati, glutamina) del recettore mTor (recettore per la raptomicina) sembrano ricoprire un ruolo cruciale nella produzione di immunoglobuline per il colostro e il latte (Rezaei et al, 2016).
Alla luce di quanto riportato, la definizione dei fabbisogni in aminoacidi specifici per questa fase produttiva e la loro differenziazione in base al livello produttivo delle scrofe, riduce il rischio di carenza degli Aa circolanti, fattore che può limitare la sintesi di proteine e peptidi bioattivi implicati nel favorire lo sviluppo e lo stato di salute dei suinetti.
Il ruolo cruciale del microbiota intestinale
In sinergia con gli approcci sopra descritti, che mirano a migliorare l’omogeneità della nidiata alla nascita e la qualità del colostro (trasferimento dell’immunità passiva), si sta rafforzando sempre di più l’importanza del microbiota intestinale quale fattore in grado di modulare lo sviluppo fisiologico e lo stato di salute dell’animale.
Nello specifico, in alcuni casi, l’impiego di probiotici ha mostrato risultati favorevoli nello stimolare la maturazione del tratto intestinale e prevenire la colonizzazione da parte di batteri patogeni nel suinetto (Schokker et al., 2014). Diversi studi hanno ipotizzato l’esistenza di una finestra temporale molto precoce (prime 24-48 ore di vita) in cui è possibile modulare lo sviluppo fisiologico del suinetto. A tale proposito, la somministrazione di probiotici nei primi giorni di vita del suinetto (imprinting) ha fornito interessanti evidenze sulla possibilità di guidare l’insediamento di un profilo microbico “benefico” (eubiosi) concorrendo a ridurre gli effetti negativi, tipici della sindrome diarroica da post-svezzamento (Kenny et al, 2011).
Un progetto di filiera
Al fine di iniziare un percorso orientato a una migliore consapevolezza dell’applicazione di concetti avanzati della gestione della dieta di scrofe e suinetti, Agricola Tre Valli, avvalendosi della consulenza del gruppo di ricerca di Paolo Bosi e di Paolo Trevisi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, ha coordinato un progetto di filiera nell’ambito del Psr 2014/2020 Emilia-Romagna – Focus area 3A - Operazione 16.2.01, volto a valorizzare il moderno concetto di “approccio di continuità” nell’allevamento del suino.
Tale progetto costituisce un punto di partenza che mira a scalzare l’approccio empirico spesso abusato nella pratica, valorizzando la sinergia tra pubblico e privato, dove la risposta a problematiche specifiche poste dalle aziende viene affrontata con metodo scientifico e un approccio statistico appropriato, unici strumenti in grado di fornire informazioni sull’efficacia o meno delle soluzioni testate. Tale progetto è inoltre la prova concettuale che un sistema suinicolo moderno deve approcciarsi al tema della ricerca comprendendo l’importanza dei tre livelli di studio (small scale, mid scale e large scale), quale unico strumento per il progresso sostenibile della suinicoltura made in Italy.
Scegliere non è facile
Seppure dal punto di vista teorico l’applicazione di strategie alimentari in scrofe e suinetti sembrino alla portata degli allevatori, nella realtà dei fatti districarsi tra la miriade di prodotti presenti sul mercato non è cosa facile. Mancano dati scientifici su molti prodotti e ancora manca la cultura scientifica rispetto allo studio dell’uso mirato non solo degli additivi ma anche dei prodotti identificati per la legge come materie prime, ma che nella realtà hanno una componente “bioattiva” importante.