Riproduttori: una dieta specifica in ogni fase

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L’alimentazione delle scrofe e delle scrofette deve essere adeguata in ogni fase del ciclo produttivo. Grande attenzione va prestata alla fase di gestazione

Nell’ambito delle produzioni animali si è registrato sempre più massivamente un rapido accrescimento dei risultati produttivi, con un netto miglioramento dei dati zootecnici; questo miglioramento però non è esente dalla comparsa di nuove problematiche, in quanto spesso il dazio da pagare per gli eccellenti risultati numerici ottenuti (a esempio accrescimenti giornalieri, indici di conversione, numero di svezzati per scrofa per anno) comporta altrettante non semplici correzioni di rotta nella gestione della mandria, per contrastare l’insorgenza di problematiche nuove che precedentemente risultavano sconosciute.

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Questo cambio di marcia è addirittura ancora più evidente nei riproduttori: abbiamo assistito a un netto aumento della prolificità delle scrofe contemporaneamente a un dimagramento della loro carcassa, una magrezza che aumenta di pari passo con la prolificità. Anche il livello di ingestione della scrofa è cambiato; non tutti gli animali hanno lo stesso “appetito” ed esistono differenze sostanziali tra una genetica e l’altra.

Questa evoluzione ha portato a soggetti sempre più magri, sempre più lattiferi (ma non a sufficienza per figliate che spesso superano i 20 suinetti) e tendenzialmente sempre più muscolari e pesanti: non è difficile misurare animali di sesto parto che pesano più di 300 kg, con implicazioni gravi anche sulle dimensioni delle gabbie parto e gestazione che risultano troppo corte o troppo strette.

Quali conseguenze

La aumentata prolificità implica anche un sovraffollamento dell’utero con ricadute sulla natimortalità, sul peso alla nascita e sulla vitalità dei neonati, il che significa più o meno stesso peso della figliata ma con maggiore variabilità di peso al suo interno: inoltre uno studio di Van Hengen (2008) già dimostrava come più le razze sono magre più la vitalità alla nascita diminuisca.

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La ricaduta di tutto ciò non si limita solamente alle difficoltà di un suinetto sottopeso nella ingestione del colostro (basilare) e nell’accesso alla mammella, ma dobbiamo considerare che 100 grammi di peso in meno alla nascita significano 760 grammi di peso inferiore a 70 giorni di vita e 40 grammi al giorno in meno nella fase di ingrasso fino a 110 kg. Anche la produzione di latte, per quanto si sia accurati nella gestione alimentare dei riproduttori, arriva solo fino a un certo punto tanto da non avere più la garanzia che tutta la figliata abbia nutrimento a sufficienza, considerando che difficilmente una scrofa possa allattare in modo fisiologicamente corretto più di 13 suinetti alla volta.

Scrofette, la categoria più problematica

Tornando ai riproduttori, la categoria che più soffre di questa rivoluzione genetica è quella delle scrofette: se prendiamo in considerazione la loro vita produttiva si evince da alcuni lavori che difficilmente il 50% di esse supera i tre parti (danno economico imponente!), e che il 35% di questa riforma è legata a problemi di fertilità. A questo proposito per cercare di ovviare a questa devastante perdita, si segnala di prestare attenzione ad alcuni concetti\valori:
- il peso di fecondazione dovrebbe aggirarsi attorno ai 130 – 140 kg, con una misurazione del lardo dorsale tra 14 - 16 mm (per le scrofe Danbred minimo 12 mm), senza dimenticare di controllare la muscolosità con una adeguata misurazione ecografica (nella ultima fase di accrescimento e cioè dopo i 70 kg le scrofette non dovrebbero crescere più di 750 grammi al giorno),
- la fecondazione dovrebbe avvenire tra 220 e 280 giorni al secondo o terzo estro, cominciando la stimolazione con il verro da 180 gg in su e registrando i calori;
- per le diete, si consiglia di utilizzare da 25 a 50 kg una dieta starter ad libitum, tra 50 e 100 kg una razione “scrofette” e tra 100 e 130 kg o una dieta lattazione o una II fase “scrofette” specifica;
- infine concludere con un flushing in prossimità del calore pre inseminazione.
Una volta inseminate, gli obiettivi alimentari di una corretta gestazione, validi sia per scrofette che scrofe, sono:
- mantenere il maggior numero possibile di embrioni vitali;
- aumentare il peso corporeo, massa muscolare e corretto grasso di copertura fino al parto (occhio al Bcs), ma senza esagerare;
- aumentare la vitalità, il peso e l’omogeneità dei suinetti al parto;
- preparare in fase finale un tessuto mammario efficiente, un intestino funzionalmente attivo e un colostro abbondante e di buona qualità;
- garantire una corretta funzionalità intestinale.

Le diverse fasi della gestazione

Per mantenere questi presupposti si dovrebbe dividere la fase gestazione in almeno tre periodi con due mangimi differenti (cosa abbastanza improbabile per lo standard del medio allevamento italiano). Se impossibile, almeno rispettare le tre fasi modificando almeno il quantitativo di ingestione.

Prima fase, fino ai 35 giorni

Se una mandria è ben gestita, nella prima fase fino ai 35 giorni di gestazione sarebbe consigliabile adottare due livelli di ingestione, cioè massimo 2 kg nella prima fase post inseminazione (grandi quantità aumentano la mortalità embrionale nella prima settimana, soprattutto nelle scrofette ma anche nelle scrofe); questo è il momento in cui stabiliamo la uniformità della figliata.

Il recupero peso in caso di una lattazione “sostenuta” va fatto proprio in questa fase, massimo entro i primi 50 giorni di gestazione, in seguito con l’overfeeding si rischierebbe solo un eccessivo e deleterio ingra(o)ssamento della scrofa.

Seconda fase, dai 35 agli 80 giorni

Passare poi da 35 a 80 giorni di gravidanza a una fase “flat” con un dosaggio variabile in base allo stato di nutrizione della mandria tra i 2,2 e i 2,5 kg : essenziale la calibratura di questa fase possibilmente in base alle rilevazioni ecografiche di quantità di grasso\magro in P2, possibilmente fornire un solo pasto o 2 a distanza di 45 minuti in modo da mantenere tranquilli gli animali ed evitare il più possibile competizione fra loro e dare la possibilità ai più deboli di alimentarsi senza confliggere con le dominanti.

Terza fase, dopo gli 80 giorni

Dopo gli 80 giorni, in base alle genetiche, aumentare gradatamente fino a una settimana pre parto per poi limitare l’ingestione abbassando fino a 2,7 kg: attenzione, questa è una fase particolarmente delicata per cui la dose sarà calcolata in base a diversi indici quali il peso medio alla nascita e lo stato di ingrassamento delle scrofe. Considerate che in questa fase il peso dei feti aumenta di 5 volte ed il tessuto mammario di 27 volte, e vanno in qualche modo sostenuti.

Il parto

Infine, il parto. Gli obiettivi da raggiungere attraverso la alimentazione in questa fase sono:

  • raggiungere il più velocemente possibile la quantità massima di alimento ingerito (obiettivo 6 kg a sei giorni dal parto) e una volta raggiunto il picco, diverso per razza e numero di parto, mantenerlo per tutta la lattazione;
  • fornire adeguate quantità di colostro e latte alla figliata;
    diminuire i giorni improduttivi e favorire la fertilità per un nuovo ciclo produttivo (la prima settimana post parto condiziona la efficienza della prossima ovulazione sia in quantità che qualità);

i primi 2 kg di alimento dovrebbero essere costituiti da fibra, amido, zuccheri e calcio;
dove possibile (consigliato) partire subito (e mantenere) con 4 pasti al giorno.


Somministrare fibra per tutta la gestazione

In tutta la gestazione è obbligatorio alimentare con elevate quantità di fibra per mantenere calmi gli animali, velocizzare il transito intestinale ed evitare l’eccessivo appesantimento dei soggetti.

La (purtroppo) pessima abitudine dell’allevatore italiano di voler vedere l’animale “in carne e lucido” è la strada più rapida per creare problematiche al parto e limitare l’ingestione in lattazione proprio nel momento in cui la scrofa dovrebbe ingerire di più e rapidamente.


Sui fabbisogni in proteina energia ed aminoacidi

Relativamente ai fabbisogni nutrizionali in proteina energia ed aminoacidi, si consiglia di valutare le proposte delle case genetiche con attenzione e di filtrarle con l’aiuto del proprio nutrizionista di fiducia al fine di adattarle alla situazione contingente: non è consigliabile trasferire tout court quanto fatto in una azienda a un’ altra, anche con la stessa genetica, prima di avere fatto una analisi critica dei numeri produttivi e dello stato nutrizionale della mandria, mai generalizzare...

Miti da sfatare e verità

Non è vero che:
L’aumento della figliata dovuto al miglioramento genetico aumenterà anche l’uniformità della figliata.
L’aumento della figliata dovuto al miglioramento genetico non influisce sul peso della scrofa se ad libitum.
È facile, adattando il rapporto aminoacidi\energia del mangime, aumentare il lardo dorsale di scrofe e scrofette.

È vero che:
Durante gli ultimi 10 anni le scrofe sono diventate più magre e più pesanti.
A seconda della genetica, lo spessore ottimale di lardo dorsale e la muscolatura sono diversi.
Il peso corporeo è persino più importante del lardo dorsale.
Ci sono enormi differenze, dal punto di vista genetico, nella capacità di ingestione.
Scrofe sovralimentate in gestazione perdono più peso in lattazione per minore ingestione (ammesso che mangino).
Scrofe di genetica diversa reagiscono in modo differente alle T ° calando l’ingestione in modo diverso.
Il peso delle figliate oggi può aggirarsi intorno ai 18-20 kg.
L’aumento del numero dei nati comporta un minor peso medio alla nascita ed un numero superiore di suinetti <1 kg.
Il peso alla nascita è strettamente legato alla velocità di raggiungimento del peso di macellazione.
Una buona pavimentazione con eccellente grip aiuta ad aumentare l’ingestione.
Un corretto flusso di acqua dal ciucciotto (minimo 2 litri\minuto) aumenta l’ingestione di acqua ed alimento.
Il pellet e l’alimento bagnato influenzano positivamente l’ingestione.

 

 

Riproduttori: una dieta specifica in ogni fase - Ultima modifica: 2020-01-23T10:06:04+01:00 da Lucia Berti

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