Puntare sull’alimentazione per un’efficace prevenzione

svezzamento suinetto
Box parto con scrofa libera e sistema di alimentazione per latte e mangime a pastoncino.
L’obiettivo è quello di mettere a disposizione del suinetto un alimento sano, a elevata digeribilità e in grado di influenzare positivamente il microbiota intestinale, con la finalità di sfruttare il potenziale che la genetica offre e prevenire le patologie

L’alimentazione del suinetto nella fase di svezzamento è sempre più un tema di primaria importanza per l’allevatore. In modo strettamente connesso si parla infatti anche delle patologie che interessano l’apparato digerente, abitudinariamente risolte con l’impiego del farmaco antibiotico.

Oggi, l’allevatore moderno si trova invece a dover rispettare determinati limiti per quanto riguarda l’uso di medicinali e, di conseguenza, è obbligato a percorrere la via del corretto management: gli aspetti gestionali (benessere, ambiente in cui cresce il suinetto), di prevenzione (predisposizione di idonei piani vaccinali a cura del medico veterinario aziendale) e di qualità della dieta del suinetto sono fattori sui quali oggi più che mai bisogna investire al fine della prevenzione e della riduzione dell’impiego dell’antibiotico.

Questi cambiamenti, che si sono verificati negli ultimi anni, sono dettati da diversi fattori:

  • da filiere “antibiotic free” o comunque filiere aventi metodologie di allevamento che prevedono restrizioni all’uso dei farmaci veterinari e un loro uso responsabile, in risposta a nuove e mutate esigenze del consumatore finale di carne suina;
  • dal divieto della produzione di farmaci contenenti ossido di Zinco (Gazzetta Ufficiale n. 266 del 14/11/2017) a partire da 31/12/2021, a seguito del parere del Comitato Veterinario Europeo che si è espresso negativamente sul bilancio rischio-beneficio, per quanto riguarda la correlazione tra uso di zinco ed antibiotico resistenza ed accumulo di metalli nei terreni;
  • dal sistema legislativo vigente che riguarda il farmaco veterinario ha portato in breve tempo ad una forte restrizione all’uso delle ricette veterinarie “in deroga”, che associano più premiscele medicate.

Biosicurezza e uso responsabile degli antibiotici

Per tutti questi motivi, il ministero della Salute ha recentemente diffuso un manuale relativo a “Biosicurezza ed uso responsabile degli antibiotici in zootecnia” nel quale espone una serie di accorgimenti relativi a management e piani vaccinali utili ad allevare suini in un’ottica di uso prudente e razionale del farmaco.

Lo stesso manuale arriva poi a descrivere alcune azioni da implementare e che possono essere utili per ridurre la durata del trattamento con antibiotici:

  • acidificazione dei mangimi e dell’acqua;
  • aggiunta al mangime di specifici conservanti autorizzati;
  • effettuare terapie di supporto (a esempio antipiretici);
  • uso di prebiotici e probiotici.

2000 studi comparativi

Entrare nel dettaglio dei singoli additivi che possano funzionare come alternativa agli antibiotici e allo zinco ossido risulta quasi impossibile, visto il gran numero di prodotti a disposizione sul mercato. Tuttavia, il dipartimento di Scienze Animali della Università di Iowa State ha svolto un lavoro di ricerca relativo alle pubblicazioni apparse in letteratura dal 1990 al 2016. Questa ricerca prende in considerazione circa 2000 studi comparativi relativi ad additivi e materie prime, con la finalità di rendere esplicita la percentuale di studi che hanno dato esito positivo rispetto ad un controllo, in merito ad alcuni parametri, tra cui incremento ponderale (ADG), ingestione di alimento (ADFI), indice di conversione (G:F), mortalità (i risultati dello studio sono espressi in tabella 1).

Tab. 1 – Percentuale di risultati positivi rispetto al numero di prove condotte
Categoria

Number of trials

% ADG % ADFI

% reduced mortality

Probiotici

311

39,9 12,9

4,8

Lieviti

98

23,5 12,2

1

Prebiotici

99

11,1 6,6

0

Oligosaccaridi

92

18,5 8,7

2,2

Amidi/Fibre

281

8,9 7,8

1,4

Acidi Organici

151

31,8 12,6

6,6

Oli essenziali/fitoterapia

365

23,3 16,4

0,8

Zinco/Rame

613

38,7 24

1,8

Tali risultati sgombrano il campo dalla pretesa o speranza di trovare l’additivo perfetto, che in qualsiasi condizione ambientale e con qualsiasi dieta risulti vincente: secondo lo stesso studio anche la terapia antibiotica migliora il parametro dell’ingestione (ADFI) “solo” nel 53% dei casi.

Sottoscrofa, per preparare il suinetto allo svezzamento

Partendo da queste considerazioni, proviamo a mettere insieme alcune esperienze di allevamento con i risultati di recenti ricerche scientifiche che riguardano le prime fasi di vita del suinetto.

La fase di svezzamento viene affrontata con minori problemi da un suinetto più pesante, con un apparato digerente correttamente preparato e che sia in grado di alimentarsi quanto prima una volta svezzato.

svezzamento suinetto
Dettaglio di una gabbia parto attrezzata con sistema di alimentazione per suinetti a bagnato

Occorre considerare che l’incremento medio giornaliero di un suino sottoscrofa è pari a 200-250 grammi al giorno; spostare anche solo di 3 o 4 giorni l’età di svezzamento significa ottenere un aumento di peso che può arrivare al chilogrammo: qualunque allevatore conosce la differenza tra svezzare un suino di 5.5 kg rispetto ad uno di 6.5 kg.

Esistono altri strumenti per aumentare il peso allo svezzamento. Una recente prova svolta in un allevamento del lodigiano dalla Facoltà di Agraria di Milano, ha investigato in merito alla ingestione di latte ricostituito in addizione a quello della scrofa. Durante i 15 giorni di somministrazione di latte ricostituito, distribuito a mano 4 volte al giorno, ogni suinetto ha ingerito in totale 650 grammi di sostanza secca.

Anche la recente apparizione in Italia di sistemi di distribuzione di latte e mangime a liquido o “pastoncino” in fase di sottoscrofa sembra fornire dati interessanti, con ingestioni di sostanza secca elevate, e relativo aumento del peso allo svezzamento. Questo sistema è particolarmente interessante qualora i suinetti proseguano la fase di svezzamento con un sistema di distribuzione del mangime a bagnato, in quanto vengono preparati alla ricerca del truogolo ed alla forma fisica dell’alimento.

Gli effetti sul peso allo svezzamento

Un’altra serie di lavori interessanti riguarda le implicazioni che la somministrazione di alimento sottoscrofa ha sullo svezzamento, ed è stata svolta dalle Università di Wageningen e Kansas State. Tali sperimentazioni hanno riguardato l’approfondimento del comportamento alimentare del suinetto quando è insieme alla scrofa: il 30/40% dei suinetti risulta “non-eaters”, cioè non mangia per nulla l’alimento sottoscrofa offerto. Questo fatto non ha ripercussioni sul peso allo svezzamento, ma influenza l’andamento del post-svezzamento, soprattutto nel corso delle prime 2 settimane. I suinetti che hanno mangiato alimento sottoscrofa hanno manifestato maggiore ingestione di sostanza secca e maggiore incremento ponderale rispetto ai suinetti che non hanno mangiato (mediamente il 20% in più per entrambi i parametri).

Lo studio condotto presso K-state University ha evidenziato che la precoce somministrazione a partire dal settimo giorno di vita ha ridotto i suini che scelgono di non mangiare, che passano dal 30% al 20%, rispetto ai suini cui è stato presentato un alimento diverso dal latte di scrofa al giorno 14.

Queste premesse evidenziano che la fase di sottoscrofa non è un periodo passivo, ma che durante questo periodo possiamo operare per dare al suinetto la possibilità di attraversare lo svezzamento con successo, sia in termini di salute che di incrementi ponderali.

Nei primi giorni di svezzamento, anche l’impiego di plasma ha dimostrato di avere effetti positivi, soprattutto sull’ingestione di mangime: il plasma è particolarmente efficace nel caso di suini svezzati leggeri, nel caso di condizioni ambientali difficili e in presenza di patologie. L’effetto del plasma si estrinseca soprattutto nelle prime 2 settimane post-svezzamento.

Come costruire un alimento ideale
per la fase di svezzamento

Se l’aiuto finora fornito dagli antibiotici e dallo zinco ossido per controllare le patologie diviene meno sostenibile, occorre cambiare strategia nel pensare i mangimi post-svezzamento: la ricerca della massima prestazione zootecnica in termini di crescita e indice di conversione che ha guidato i nutrizionisti negli ultimi 30 anni, diviene meno pressante a favore della necessità di fornire al suinetto un alimento sano e che possa influenzare in modo positivo il microbiota intestinale.

Per il corretto sviluppo del microbiota

Numerose recenti pubblicazioni hanno messo in evidenza l’azione negativa della presenza di micotossine sul sistema immunitario del suinetto: insufficiente risposta alle vaccinazioni, aggravarsi della manifestazione di alcune patologie (es. salmonellosi) sono alcuni degli effetti riscontrati. Purtroppo le micotossine negli alimenti dei nostri suinetti sono ormai un fatto comune, pur con una grande variabilità nel tipo e nella intensità della contaminazione in funzione della specie di cereale considerata e delle annate.

Nei cereali della campagna 2018 coltivati nella zona della Pianura Padana è facile riscontrare alti livelli di fumonisina, soprattutto nel mais (con punte massime superiori a 60000 ppb di fumonisina, quando a 5000 ppb è posto un limite di problematicità nel mangime) e anche una certa contaminazione da Don in cruscami e cereali da paglia. Questo comporta la necessità di introdurre alcuni accorgimenti nei mangimi per la fase di svezzamento, soprattutto per le prime 2/3 settimane dopo che il suinetto è stato separato dalla scrofa, al fine di somministrare un alimento sano:

  • frazionare gli apporti di cereali per ridurre o “distribuire” il rischio di contaminazione: la quota di cereali che è intorno al 60% del mangime completo andrà frazionata in almeno 3 componenti (ad esempio mais – orzo – frumento); ove possibile preferire una fonte di riso trattato al calore;
  • sostituire i cruscami, spesso ricettacolo di micotossine, con apporti di fibre concentrate insolubili (da conifera, da leguminosa);
  • introdurre nel mangime adsorbenti di micotossine e pareti cellulari del lievito in modo routinario, pur sapendo che sequestrare il Don è molto difficile;

Livelli nutritivi adeguati e di sicurezza

Sulla base di questo postulato il mangime deve essere tarato su livelli nutrizionali che chiamiamo di sicurezza: sappiamo che la proteina indigerita di transito nell’intestino crasso, può originare tramite fermentazione metaboliti dannosi quali ammoniaca, idrogeno solforato, ammine biogene che sono fattori di rischio per la diarrea in fase di post-svezzamento; quindi impiegare un alimento con livelli di proteina relativamente bassi, intorno al 16% di proteina grezza e con fonti di proteina di elevata qualità e quindi molto digeribile, equivale ad avere un’assicurazione sul rischio diarrea post svezzamento. Anche il livello di fibra grezza si sposta da un valore ritenuto “normale” intorno a 2.5 – 3.0 % fino ad un livello di 4.0 – 4.5% per mangimi di sicurezza, per lasciare spazio in formula a fonti di fibre insolubile.

Tab. 2 - Livelli di fattori antinutrizionali nella soia

TIA,
mg/g

LECTINE
mg/g

ANTIGENI
mg/g

Soia, non tostata

23,9

7,3

610

Soia, trattamento insufficiente

19,8

4,5

570

Soia, correttamente tostata

3,1

0,05

125

Conclusioni

Le linee guida per la formulazione di un mangime sono quelle che portano alla copertura dei fabbisogni dei suinetti: normalmente si fa riferimento ai dati espressi nel manuale Nrc “Nutrient Requirements of Swine ed. 2012”. Però oggi sappiamo che le richieste del mercato e degli allevatori sono cambiate: per alcuni mesi dell’anno sta addirittura diventando difficile mantenere il peso degli animali destinati a produzioni Dop Parma e San Daniele inferiore ai 176 kg previsti in minimo 9 mesi di vita. Quindi è possibile pensare a una fase di svezzamento (4/6 settimane) durante la quale non sia necessario impiegare mangimi volti a inseguire i massimi incrementi, soprattutto in un contesto in cui sarà sempre più difficile fare ricorso al farmaco.

L’obbiettivo del nutrizionista e dell’allevatore è mettere a disposizione del suinetto un alimento sano, a elevata digeribilità e in grado di influenzare positivamente il microbiota intestinale, con la finalità di sfruttare il grande potenziale che la genetica ha fornito.

 


Suggerimenti per la costruzione di un alimento

Altri suggerimenti riguardano, più in generale, la costruzione di un alimento per la fase di svezzamento, a esempio:

  • fornire un alimento “complesso”: impiegare più fonti di proteine e aumentare il numero delle materie prime impiegate ha dimostrato di essere una scelta vincente;
  • evitare l’impiego di materie prime mal conservate (particolare attenzione ad oli e grassi, sieri di latte, semi oleosi, fioccati di cereali) che possono presentare elevati livelli di muffe e problemi di rancidità a carico della frazione lipidica (prevedere pulizia dei serbatoi di olio di soia e soprattutto strutto, valutare con un test il livello di rancidità presente);
  • impiegare materie prime con i livelli più bassi possibile di fattori anti-nutrizionali, e questo vale soprattutto per le fonti proteiche vegetali (attenzione a fattori antitripsici e zuccheri non digeribili, ma anche ad eccesso di cottura della soia). A questo riguardo, la recente applicazione di processi di fermentazione a carico delle proteine vegetali sembra fornire un giusto equilibrio tra inattivazione dei fattori antinutrizionali, digeribilità degli aminoacidi, e capacità di avere un influsso positivo sul microbiota intestinale. Conoscere le materie prime impiegate diventa fondamentale: due prodotti apparentemente identici possono essere fonte di disturbo e danno alle popolazioni batteriche intestinali oppure al contrario essere un elemento equilibratore del microbiota.

Per le fonti proteiche di origine animale, a esempio farine di pesce, occorre fare attenzione alle proteine “danneggiate” durante la conservazione ed il trattamento termico: dagli aminoacidi degradati possono derivare ammine biogene quali istamina e putrescina, pericolose fonti di infiammazione e fermentazioni non controllate. Alcune fonti di proteina di pesce di elevata qualità prevedono la dichiarazione di livelli molto bassi di Istamina (max 500 mg/kg).

Impiegare enzimi in grado di migliorare la digeribilità dell’alimento e di ridurre la viscosità del mangime che è correlata direttamente all’insorgere di patologie enteriche.


Leggi l’articolo sulla Rivista di Suinicoltura n. 4/2019

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Puntare sull’alimentazione per un’efficace prevenzione - Ultima modifica: 2019-04-23T12:30:51+02:00 da Barbara Gamberini

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