Nelle aree agricole gli odori generati dagli allevamenti e dallo spandimento dei liquami in campo sono sempre stati la normalità, senza destare particolari preoccupazioni alla popolazione. Attualmente, però, l’espansione dei centri residenziali e la progressiva intensivizzazione del settore zootecnico hanno portato ad alcuni problemi di convivenza tra i cittadini e le attività produttive situate nella stessa zona; da semplici lamentele, a volte, si è passati a veri e propri comitati di protesta e contenziosi, in cui vengono coinvolti anche gli enti e le amministrazioni comunali.
Ripetuti episodi di molestia olfattiva e odori sgradevoli percepiti piuttosto intensamente, infatti, sono comunemente associati a condizioni insalubri e quindi a una ridotta qualità della vita. Gli odori molesti, però, in allevamento, non provengono da fonti pericolose, ma sono generati principalmente dalla incompleta decomposizione anaerobica delle deiezioni animali, dalla gestione delle stesse (stoccaggio, movimentazione e spandimento) e dai mangimi.
Ammoniaca (NH3), idrogeno solforato (H2S) e composti organici volatili (COV) sono alcune tre le principali sostanze odorigene emesse dagli allevamenti.
Ovviamente l’intensità di questi odori “molesti” dipende fortemente dalla dimensione dell’azienda zootecnica, dalla specie, dal numero di animali, dalla tipologia di alimentazione nonché dalla modalità di stoccaggio e distribuzione degli effluenti in campo.
Le strategie di mitigazione
Per mantenere “rapporti di buon vicinato”, è quindi necessario da parte degli allevatori tenere in considerazione le influenze negative che la loro attività può causare, e quindi ricercare le migliori soluzioni tecnologiche per eliminare, o quanto meno limitare, la generazione di inquinanti. L’adozione di misure per la riduzione e la mitigazione delle emissioni odorigene non solo consente di ridurre i conflitti tra i cittadini e gli allevatori, ma anche di migliorare la qualità dell’aria all’interno dei ricoveri zootecnici, con effetti positivi su animali e operatori.
Le strategie di mitigazione possono essere suddivise in due principali linee d’azione:
- “a monte”, volte a ridurre le emissioni prima che siano emesse;
- “a valle”, volte a contenere le emissioni, una volta prodotte.
Ad esempio, le strategie nutrizionali e la progettazione delle porcilaie rientrano nelle strategie “a monte”, mentre l’applicazione di sistemi di copertura alle vasche di stoccaggio del liquame, trattamenti applicati alle deiezioni (stabilizzazione, separazione solido-liquido, digestione anaerobica, etc) o tecnologie di trattamento dell’aria rientrano in quelle “a valle”.
In particolare, per quanto riguarda le tecnologie di trattamento dell’aria, in letteratura, scrubber acidi, bio scrubber e filtri biotrickling sono riportati come tecniche efficaci per la rimozione degli odori negli allevamenti di suini a ventilazione forzata (Bibbiani e Russo, 2012; Melse and Mol, 2004; Melse e Ogink, 2005).
Scrubber umido a soluzione acida
Nel progetto Approach, finanziato dalla Regione Lombardia si sta valutando l’efficacia di abbattimento di un prototipo di scrubber umido a soluzione acida nel ridurre le emissioni odorigene. Lo scrubber è stato installato presso un allevamento suinicolo intensivo, situato in provincia di Brescia, una zona a forte vocazione suinicola. Il sistema è installato in un capannone d’ingrasso con 670 capi entrati il 28 agosto 2020 al peso di circa 30 kg. Lo scrubber è costituito da due serbatoi, uno contenente acqua e l’altro una soluzione a base di acido citrico, innocua per gli animali e per gli operatori. L’aria presente nel capannone viene convogliata all’interno dello scrubber e passando attraverso i due serbatoi viene poi reimmessa all’interno del capannone “pulita” (figura 3).
Il campionamento dell’aria e le relative analisi
Per valutare la riduzione degli odori lo scrubber è stato alternativamente spento e acceso con cadenze mono o bi-settimanali. I campionamenti sono stati condotti riempiendo, con l’aria presente all’interno del capannone, degli appositi sacchetti in nalophan, tramite una pompa a polmone. Il nalophan è un materiale inerte che non assorbe e non rilascia odore e quindi lo rende perfetto per i campionamenti destinati alle analisi olfattometriche.
Tali campioni sono stati successivamente analizzati nel laboratorio di olfattometria dinamica dell’Università degli studi di Milano. L’olfattometria dinamica, standardizzata dalla normativa Uni En 13725:04, è l’unica metodologia accettata a livello internazionale per la misurazione della concentrazione di odore, che viene espressa in unità odorimetriche per metro cubo (ouE/m3).
In laboratorio i sacchetti d’aria, prelevata in campo, vengono collegati all’olfattometro, uno strumento di diluizione che presenta l’odore, a diversi livelli di concentrazione, a un gruppo di valutatori chiamati panelist. Il panel di esperti determina la soglia di rilevazione dell’odore contenuto nell’effluente campionato, ossia la concentrazione di odore del campione. Il risultato, espresso in ouE/m3, rappresenta il numero delle diluizioni con aria neutra, ossia inodore, a cui l’odore diviene percepibile dal 50% degli esaminatori.
Da settembre a novembre 2020 sono state effettuate 9 campagne olfattometriche e i risultati sono presentati in figura 4.
Qualità dell’aria migliorata
Durante il periodo oggetto di studio gli animali sono passati da un peso di circa 30 kg ad uno di circa 95 kg con un Ipgm di 0.92, mentre le emissioni odorigene sono passate da 875 a 58000 uoE/m3, rendendo estremamente chiara la relazione tra peso e odore.
Come evidenziato in figura 4, quando lo scrubber era operativo (barre verdi) i valori misurati erano paragonabili alla misura precedente (barre rosse) in cui gli animali pesavano di meno.
Si può quindi concludere che lo scrubber acido, in un allevamento suinicolo con ventilazione naturale, durante la stagione fredda, quando le finestre sono chiuse per la maggior parte del tempo, permette di ridurre le emissioni odorigene all’interno del capannone, migliorando quindi la qualità dell’aria respirata dagli animali e dagli operatori.
Riducendo l’odore all’interno ci si aspetta quindi che anche le emissioni all’esterno siano ridotte, favorendo un miglior rapporto di “buon vicinato” coi cittadini residenti nelle aree circostanti.
In linea con i principi della nuova Pac
Al momento, purtroppo, il limite maggiore di questo sistema di abbattimento sono i costi necessari per l’acquisto, l’installazione e il mantenimento della macchina. Per ovviare a questo problema, gli allevatori potranno, ad esempio, far affidamento sui Fondi per lo Sviluppo rurale previsti dalla futura Politica agricola comune (Pac) che continuerà a concentrarsi sui suoi due principi fondamentali: sostenere gli agricoltori e promuovere lo sviluppo dinamico e sostenibile delle più ampie comunità rurali.
Lo sviluppo rurale svolge un ruolo centrale nelle azioni legate al clima, contribuendo all’ammodernamento delle aziende agricole al fine di ridurne le emissioni.
Uno dei principi di base della nuova Pac sarà che gli agricoltori beneficiari di sostegno al reddito dovranno applicare varie pratiche rispettose dell’ambiente e del clima.
L’utilizzo di un sistema di abbattimento, come il prototipo di scrubber acido impiegato nel progetto Approach, potrebbe rientrare tra quelle pratiche.
“Iniziativa realizzata nell’ambito del gruppo operativo Approach, cofinanziato dal Feasr Operazione 16.1.01 “Gruppi operativi Pei” del Psr 2014–2020 Lombardia.”
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