La suinicoltura è uno dei settori di spicco della zootecnica italiana e resta stabile al 7° posto della classifica Europea con più di 8.500.000 suini allevati ogni anno. Ciononostante, il settore è in lieve flessione: nel 2013 si sono registrati sia un calo nella produzione di animali vivi (-1,2%) sia nel numero di capi macellati (circa -2%) rispetto all’anno precedente.
Le politiche attuali stanno promuovendo una intensificazione sostenibile che garantisca una produzione adeguata tenendo conto della biodiversità, dell’uso delle terre, del benessere animale, della nutrizione delle persone, delle economie rurali e dello sviluppo sostenibile.
Il termine “sostenibile” indica, secondo la definizione fornita dalla piattaforma per la sostenibilità agricola (SAI) “un’agricoltura capace di produrre efficientemente in modo sicuro e di alta qualità, in maniera tale da proteggere e migliorare l’ambiente naturale, le condizioni sociali ed economiche degli agricoltori, i loro dipendenti e le comunità locali e che salvaguardi la salute e il benessere di tutti gli animali allevati”.
Le azioni per lo sviluppo di allevamenti sostenibili si possono raggruppare in 4 aree principali (vedi figura):
- Politica: è necessario un sistema di tracciabilità degli animali, dei loro prodotti e dei mangimi.
- Economica: include le misure per la biosicurezza e i piani commerciali a lungo termine.
- Sociale: attenzione alla salute e al benessere degli animali, definizione dei diritti e delle competenze dei lavoratori, sostegno dell’economia locale e della salute dei consumatori.
- Ambientale: problematiche legate alle emissioni gassose e alla contaminazione del suolo.
Di seguito parleremo dell’area sociale ed ambientale, che sono quelle maggiormente coinvolte nella riforma della Politica agricola comune (Pac) 2014-2020 attraverso i provvedimenti per il benessere animale e l’utilizzo di tecniche ecocompatibili, tra le quali l’adozione di metodi che riducano le emissioni di gas a effetto serra.
Area sociale
Il concetto di benessere animale (mantenimento dell’equilibrio psicofisico dell’animale nell’ambiente in cui si trova a vivere) in allevamento può essere sintetizzato dall’espressione delle 5 libertà: libertà dalla fame e dalla sete, libertà dal disagio, libertà dal dolore, libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche e libertà dalla paura.
Nell’allevamento suino, il benessere animale è tutelato dal D.lgs. 122/2011 (attuazione della Direttiva 2008/120/Ce) insieme al D.lgs. 146/2001 (attuazione della Direttiva 98/58/Ce) relativi alla protezione degli animali negli allevamenti.
Dal 2015 le Regioni si impegneranno ad attivare una misura volta al miglioramento del benessere animale nell’ambito di ciascun Piano di sviluppo rurale. Inoltre, il finanziamento di 500 euro per unità di bestiame/anno per misure atte a tutelare il benessere animale sarà disponibile tramite la nuova Pac, anche se indicazioni riguardo alla definizione e agli standard di benessere animale richieste non sono ancora state definite.
Area ambientale
L’impatto ambientale dell’allevamento suino è rilevante, in particolare per ciò che riguarda le problematiche legate alle emissioni gassose di ammoniaca provenienti dai reflui. Alte concentrazioni di ammoniaca possono avere ripercussioni sugli animali, provocando riduzione dell’incremento ponderale, peggioramento degli indici di conversione, infiammazioni a carico dell’apparato respiratorio, aumento del cannibalismo e ritardo nel raggiungimento dell’età riproduttiva nelle scrofette.
A livello ambientale, le emissioni di ammoniaca contribuiscono alle piogge, alle deposizioni acide e all’eutrofizzazione delle acque e dei suoli. A livello globale, le emissioni di metano provenienti dalla fermentazione delle deiezioni animali deriverebbero per il 48% da reflui suini. Inoltre, i sistemi intensivi di allevamento fanno largo uso d’integratori, additivi alimentari e medicinali veterinari ricchi di metalli pesanti.
Utilizzando le deiezioni animali per la fertilizzazione dei campi, il suolo può essere contaminato dall’eccesso di rame e zinco derivanti dalle diete dei suini, mentre le acque superficiali e di falda possono essere inquinate dai nutrienti presenti nei liquami, soprattutto azoto e fosforo. Ridurre le concentrazioni di ammoniaca nelle emissioni dell’allevamento è quindi fondamentale. Una strategia di razionamento alimentare può essere una soluzione semplice ed efficace, sia dal punto di vista della sostenibilità e sia da quello dell’impatto ambientale, mantenendo invariato il benessere degli animali. Sarebbe inoltre da preferire l’utilizzo di suini della genetica italiana Anas che ha come vantaggio il raggiungimento dei requisiti di conformità al peso partita previsto dai Disciplinari senza richiedere costose forzature alimentari.
Etichettatura
e componente emozionale
Benché sia i sistemi di allevamento indoor che quelli outdoor presentino vantaggi e svantaggi, per il consumatore all’oscuro di tali informazioni l’etichetta può fare la differenza. Da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale ‘Livestock Production Science’ è emerso che, seppure i consumatori non siano effettivamente in grado di distinguere il sapore della carne proveniente da un sistema indoor rispetto a uno outdoor, essi attribuiscono un sapore più gradevole a quella etichettata come proveniente da allevamenti all’aperto. Tale tipologia di allevamento viene anche associata a un miglior benessere dei suini. In tabella 1 è riportata una comparazione dei due diversi sistemi.
Nonostante i vantaggi del sistema indoor in diversi campi, a influenzare la scelta del consumatore sono il sapore del prodotto e le condizioni degli animali, ciò a conferma del fatto che la componente emozionale gioca un ruolo fondamentale al momento dell’acquisto.
Il mercato attento al benessere animale non è più un mercato di nicchia, è anzi in crescita. Infatti, secondo un uno studio condotto su 69 aziende leader del settore alimentare nel mondo (http://www.bbfaw.com/wp-content/uploads/2013/12/BBFAW-Report-2013.pdf) tra il 2012 e il 2013 si è registrato un aumento del 10% (dal 46% al 56%) delle compagnie adottanti politiche interne volte ad acquistare solo da produttori conformi e, in alcuni casi, con restrizioni anche superiori alla normativa vigente in tema di benessere animale. Tra queste troviamo alcune aziende di spicco, come McDonald’s, Danone e Unilever.
È lecito dire che il benessere animale è entrato prepotentemente nell’agenda del business delle aziende alimentari e che i consumatori ne stiano prendendo sempre più coscienza. L’allevamento suinicolo può trarre vantaggio da questa situazione, puntando a compensi più alti per una produzione più attenta a questa tematica.
La bibliografia è disponibile presso gli autori (Laboratorio relazione uomo animale e benessere animale, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, Teramo)