Sensazionalismo o disinformazione? I mass media possono, anche involontariamente, influenzare fortemente l’opinione pubblica nel suo aspetto di attenzione alla salute e sicurezza dei cibi. Ne sanno qualcosa gli allevatori suinicoli che, sempre più negli ultimi anni, possono risentire degli effetti di notizie mal comunicate o generalizzate. Sul tema interviene Lorenzo Fontanesi, presidente di Unapros, l’associazione che riunisce Opas, Assocom, Asser, Aps Piemonte e Suinmarche per una produzione annuale vicina ai 2 milioni di suini, pari a oltre il 20% del totale nazionale.
«Alcune trasmissioni televisive – comincia a spiegare Fontanesi - si comportano sempre più spesso in maniera doppiamente scandalosa. Anzitutto, portano alla luce un esempio negativo generalizzando poi questa unica esperienza ed estendendola a un intero comparto. In secondo luogo, non troviamo assolutamente corretto né deontologico portare al pubblico televisivo il nome dell’azienda implicata come recentemente accaduto in un programma televisivo che spesso usa occuparsi di questi argomenti. In quel caso specifico (un’incursione notturna non autorizzata in un’azienda di suini che in quel momento era chiusa e che voleva mostrare come per gli animali non venissero rispettate le norme basilari in tema di benessere, ndr) si è trattato di un episodio molto grave per la categoria degli allevatori. Tanto più che i cronisti sono entrati abusivamente nell’azienda. Ci chiediamo ancora come questo sia potuto accadere. La categoria degli allevatori, non solo suinicoli, si lamenta continuamente degli oneri sostenuti per il rispetto delle normative vigenti che pesano come macigni, mentre nel frattempo i mass media forniscono immagini come queste, che sono deleterie e possono distruggere il sistema».
La realtà è un’altra
A fronte di questa immagine proposta da alcuni reporter su testate nazionali, Fontanesi specifica: «La realtà è davvero tutt’altra. Noi che siamo del mestiere e che abbiamo a che fare ogni giorno con allevatori e macellatori, con i loro problemi di sopravvivenza e di legittimazione di fronte al consumatore e con i loro tentativi di andare avanti e tener salda la qualità e la salubrità del prodotto nonostante tutto, possiamo testimoniare come queste generalizzazioni non solo siano fuori luogo, ma anzi non corrispondano nemmeno a realtà».
Quello che sostiene di riscontrare il numero uno di Unapros è piuttosto «un sistema di controlli sempre più pressanti e costanti, un aumento costante della professionalità di queste aziende e, non ultimo, un loro atteggiamento, sempre più dilagante, che cerca di premiare la specializzazione in maniera sempre più sicura».
Nella realtà, questo insieme di atteggiamenti si traduce in produzioni sempre più “consapevoli” nel rispetto di tutto: dal benessere animale al rispetto delle condizioni ambientali, a un uso razionale del farmaco, a controlli costanti e a tappeto, e così via.
«Gli “effetti” di questo insieme di atteggiamenti – prosegue il presidente di Unapros - sono maggiori sicurezza, trasparenza e chiarezza. Del resto, con l’andare del tempo e con tutte le possibilità che il progresso ci ha messo a disposizione, la professionalità delle aziende è man mano cresciuta e progredita. Tanto più che l’Italia si è sempre distinta per un sistema di controllo che si conferma sempre più oneroso rispetto a tutti gli altri Paesi europei e più efficace rispetto al resto del mondo. Ricordiamo poi anche come gli scandali alimentari non sono mai venuti da nostre produzioni nazionali, quanto sempre su prodotti importati dall’estero».
Continua Fontanesi: «Tutto questo, anche i mass media di casa nostra, anzi soprattutto loro, non lo mettono in luce. Al contrario, scelgono magari di approfondire quel caso eccezionale di mala produzione, che però non è assolutamente lo specchio del comparto. È ovvio – e va ammesso, certamente - che ci possono essere dei trasgressori, ma la generalizzazione di questi casi sporadici non dà una foto fedele della situazione del nostro Paese».
Nel caso della produzione suinicola in particolare, il tamtam negativo dei mass media si ripercuoterebbe molto negativamente e non farebbe altro che gettare benzina sul fuoco. Cosa farà a quel punto il consumatore indeciso? Risponde il numero uno di Unapros: «Il consumatore indeciso opterà per un’alternativa e comunque non acquisterà carne suina. Dunque, queste attività, svolte da alcuni gruppi ideologici, mosse appunto da specifiche ideologie, devono per forza terminare oppure influenzeranno profondamente il destino del nostro comparto attraverso la parte sensibile dei consumatori. Che gioco stiamo facendo? È legittimo screditare tutto e tutti solo a vantaggio di un’ideologia? Sono atteggiamenti irresponsabili che non fanno altro che screditare l’immagine di un paese che sta puntando sulla ripresa economica sull’export».
Leggi l’articolo completo sulla Rivista di Suinicoltura n. 7-8/2016
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