Le macellazioni di suini nel corso del secondo semestre 2015 hanno continuato a salire, anche in presenza di prezzi della carne in discesa. Un aumento che si spiega con l’effetto volano della regolazione dell’offerta rispetto al mercato. Comunque, la dinamica di crescita delle macellazioni è stata meno marcata che nei periodi precedenti, portandosi, per il periodo considerato, a +3,9% rispetto al secondo semestre 2014.
A diffondere questi dati è il documento “Short-Term Outlook” (Previsioni a breve termine) pubblicato recentemente dalla Commissione europea sui diversi comparti produttivi agricoli e zootecnici continentali.
Sempre in tema di macellazione suina, le stime indicano come la maggior produzione abbia riguardato quasi tutti i paesi europei.
La crescita più notevole è stata registrata in Spagna (+9,1%, 265mila tonnellate in più rispetto al primo semestre del 2015) sulla base di un forte aumento delle scrofe riproduttrici (+5%, 105mila unità). Ma una produzione in crescita è stata registrata anche negli altri principali produttori di carne di maiale: Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Belgio, Francia e Regno Unito.
Scrofe in calo e suinetti in aumento
Come dicevamo, l’adeguamento del patrimonio suinicolo europeo ai prezzi in discesa è rallentato, ma i primi segni si vedono. I servizi della Commissione stanno rilevando da qualche mese che il numero di scrofe e scrofette sta, pur leggermente, diminuendo a livello europeo (-0,7% e -1,7% rispettivamente) rispetto a giugno 2014.
Tuttavia il numero di suinetti che è stato registrato in Ue è ancora in aumento (+1,1%), e questo spiega l’attuale pesantezza del mercato dei capi giovani da allevamento.
Considerando tutto ciò, l’Outlook di Bruxelles stima che l’aumento complessivo nel 2015 di carne suina potrebbe attestarsi (fatti gli ultimi calcoli) a +2,7%, e limitarsi a +0,5% nel corso del 2016.
Cresce l’export verso la Cina
L’export di carne suina e derivati è aumentato del 15% nella prima parte del 2015. Il documento della Commissione spiega questo fenomeno con diverse concause, a cominciare dalla maggior convenienza della carne europea per la discesa generale dei prezzi, l’euro relativamente svalutato che favorisce le vendite sui mercati terzi e il forte aumento della domanda proveniente dall’Asia.
I principali incrementi delle spedizioni sono stati notati verso la Cina, Filippine, Georgia, i paesi dei Balcani e Sud Corea. Piccoli volumi sono stati esportati anche verso il Giappone; ma è la Cina a essere al centro degli interessi e delle prospettive. Secondo infatti una recente pubblicazione di Rabobank, la Cina potrebbe aver bisogno di importare un extra di 600.000 tonnellate, anche perché nel Paese asiatico si registra da qualche tempo, per varie ragioni interne, una contrazione del complesso dei suini allevati.
Previsioni export 2016
Intanto, per il 2016, le Previsioni Ue disegnano un futuro a luci e ombre. Da un lato le esportazioni dai principali paesi europei produttori di suini potrebbero continuare a espandersi nel corso dell’anno appena cominciato. Ma dall’altro lato ciò accadrebbe a un ritmo più lento, a causa di una maggior disponibilità di prodotto da parte degli Stati Uniti e Brasile, nostri diretti competitori. E infine il capitolo dolente dell’export della Russia. Per la quale l’Outlook indica che la produzione interna, allevamento e macellazione, sta aumentando da qualche tempo a ritmi importanti. Dunque, secondo Bruxelles, se anche l’embargo dovesse essere finalmente tolto, la ripresa delle esportazioni vero quel mercato sarebbe relativa.
L’Edicola della Rivista di Suinicoltura