Lievito vivo nella dieta un supporto in ogni fase

lievito vivo
lievito vivo
Per un microbiota omogeneo ed equilibrato, interazioni positive tra i microrganismi e un aumento quantitativo di batteri benefici

Tra le sfide della suinicoltura del 21º secolo ci sono sicuramente: l’impiego responsabile dell’antibiotico, il benessere animale, la riduzione dei medicinali veterinari contenenti ossido di zinco, l’efficienza alimentare e la sostenibilità ambientale. Per vincere queste sfide, l’allevatore si sta impegnando sempre di più in termini di management e non solo; le strategie sono numerose e molte di queste garantiscono ottimi risultati.
Andrea Bossi, responsabile tecnico commerciale suini di Phileo Lesaffre, in occasione del webinar dedicato alla nutrizione strategica dei suini organizzato da Edagricole nei giorni scorsi, ci ha spiegato quali sono le opportunità offerte dalla pratica della probiosi nell’ottica di una riduzione di impiego di farmaci in allevamento.


Guarda il video del webinar!


Pre e probiotici: un valido aiuto

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Immagini Sem di batteri patogeni aderiti a probiotici lievito e probiotici. (A) E. coli; (B) S. enterica Typhimurium; (C) L. monocytogenes (D); C. perfringens

«Durante tutta la carriera produttiva del suino – ha spiegato Bossi - è fondamentale che l’intestino goda di buona salute, la microflora preveda la presenza di numerosi batteri positivi, l’immunità sia correttamente sviluppata e la barriera intestinale salvaguardata per tutto il ciclo produttivo.

Per ottenere questi risultati e garantire le performance degli animali è necessario cominciare a lavorare già dalle prime ore di vita dell’animale, agendo ad esempio sullo sviluppo del immunità passiva (qualità del colostro). Pre e probiotici – ha sottolineato l’esperto - possono essere d’aiuto, lo dimostrano i risultati ottenuti in occasione di prove di campo che prevedevano l’impiego di Actisaf® e Safmannan® (pro e prebiotici di Phileo Lesaffre)».

Per un microbiota in equilibrio

«Il microbiota che popola il lume intestinale è per natura molto variegato – ha spiegato Bossi -, oltre ai batteri positivi ci sono anche i patogeni: il segreto di una corretta eubiosi risiede proprio nell’equilibrio di questi batteri e nella capacità dell’intestino di attuare una risposta immunitaria innata corretta.

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Fig. 1 - Effetto di Actisaf ® sull’espressione del gene pro-infiammatorio TNFα (in vitro)

 

L’impiego di antibiotici può diminuire questa variabilità, compromettendo anche la qualità dei villi e delle giunzioni tra l’epitelio stesso dell’intestino».
«Normalmente – ha continuato l’esperto -, in una dieta ricca di pre e probiotici, la varietà del microbiota aumenta e fa sì che si verifichi un aumento della quota di batteri positivi a discapito dei patogeni che avranno sempre meno possibilità di aderire all’epitelio. Tuttavia, non si tratta solo di questione di spazio, ma è da considerare anche l’effetto “binding batterico”, ovvero la capacità di legame dei probiotici verso taluni agenti patogeni, correlata a specifiche proteine di superficie dei batteri. In una prova condotta nel 2016 è stato possibile osservare che quando si verificano contatti tra pro e prebiotici e classici batteri (E. Coli, salmonella enterica, Listeria e clostridi), l’adesione è di tipo caratteristico. È stato notato inoltre che il lievito vivo reagisce in maniera differente con ognuno di questi batteri, ovvero, la percentuale di adesione differisce a seconda che si usino i lieviti vivi o pareti cellulari».
«Sempre all’interno dello stesso studio – ha affermato Bossi - si è voluto dimostrare come i Gram negativi, soprattutto Salmonella e Coli, abbiano la capacità di aderire al lievito vivo grazie alla presenza di fimbrie presenti sulla loro superficie e in grado di reagire con il mannosio cellulare presente sulla parete cellulare delle cellule di lievito vivo. La capacità di Actisaf® e Safmannan® di legarsi peculiarmente ai diversi tipi di batteri suggerisce che la combinazione di lievito vivo probiotico e derivati del levito può aumentare l’efficacia dell’effetto binding batterico, in particolare in presenza di Clostridium.

Controllo della diarrea nel post svezzamento

In un altro studio condotto in Italia nel 2019 e riportato da Bossi in occasione del webinar, è stata svolta una prova di campo con l’obiettivo di controllare la diarrea nel post svezzamento. In generale, si è voluto valutare l’effetto di Actisaf® e Safmannan® sulle prestazioni zootecniche dei giovani suinetti, rispetto all’impiego di ZnO. Sono così stati messi a confronto due gruppi omogenei di 250 suinetti, uno trattato con Actisaf® e Safmannan® e l’altro con ossido di zinco, nello stesso allevamento e durante la stessa stagione.
«Per ognuno dei due gruppi – ha spiegato Bossi - sono stati considerati 40 suinetti e sono stati rilevati i classici parametri zootecnici: consumo di mangime, l’accrescimento giornaliero, l’indice di conversione, lo score la diarrea, la mortalità e trattamenti antimicrobici. I dati sono stati rilevati al giorno 0 post svezzamento, al giorno 18, al giorno 39 e alla fine della prova. Dai risultati ottenuti, è stato possibile osservare che, per quanto riguarda il controllo della diarrea, l’ossido di zinco e i prodotti Phileo Lesaffre hanno avuto un’efficacia pressoché paragonabile. Mentre, per quanto riguarda il peso medio, è stato osservato un leggero aumento per i suini del gruppo Actisaf® e Safmannan® (soluzione combinata)».

Challenge con E. Coli

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In un’altra prova di campo condotta nel 2011, durante la quale è stato fatto un challenge con E. Coli, si è voluto indagare l’effetto di Actisaf® sull’espressione del gene pro- infiammatorio TNFα. «Dai risultati ottenuti – ha chiarito Bossi - è stato possibile osservare che Actisaf® è in grado di aiutare a ridurre dell’80% l’infiammazione intestinale locale, dopo challenge con E. Coli».

Salvaguardare l’effetto dell’antibiotico

«Ma se l’obiettivo è quello di ridurre l’uso di antibiotici e di impiegarlo solo al momento di bisogno, diventa sicuramente sempre più stringente la necessità di salvaguardare l’effetto della molecola antibiotica», ha sottolineato l’esperto.
«In una prova di campo del 2013 è stato dimostrato come l’utilizzo della colistina in associazione con Actisaf® abbia consentito una risposta più efficace rispetto al solo impiego di colistina. Questo ci ha portato a pensare che l’associazione di Actisaf® all’antibiotico consenta di ridurre i rischi di inefficacia dello stesso trattamento antibiotico. Si è visto inoltre che Actisaf® permette di ridurre i rischi di recidive con antibiotici di secondo intervento».


Un aiuto contro lo stress

«Per quanto riguarda la fase di ingrasso – ha detto Bossi -, nel 2017 sono stati indagati gli effetti della probiosi con Actisaf® sul pH della carne. Da uno studio che prevedeva il confronto tra un gruppo di animali trattato e uno no, è stato possibile osservare che la carne degli animali appartenenti al gruppo trattato presentava un pH diverso rispetto al controllo. In particolare, sia il pH post mortem (45’) misurato nel Longissimus dorsi, sia il pH dopo 24 ore, erano significativamente più alti nel gruppo di controllo rispetto al trattato. Questi risultati hanno dimostrato una maggiore resistenza nel gruppo trattato nei confronti dello stress»

Lievito vivo nella dieta un supporto in ogni fase - Ultima modifica: 2020-06-25T11:01:16+02:00 da Mary Mattiaccio

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