Interventi nutrizionali contro la Pwd

La prevenzione delle diarree post-svezzamento dopo l’abbandono dello ZnO necessita di un approccio olistico, che parta dalla gestione della scrofa e comprenda la formulazione di un alimento mirato e somministrato correttamente ai suinetti

Nel corso del webinar “Abbandono dello zinco in suinicoltura: alimentazione e interventi manageriali” organizzato da Edagricole e tenutosi il 20 maggio 2022, gli esperti del settore suinicolo e gli allevatori europei hanno raccontato la loro esperienza in merito alla riduzione di tale additivo alimentare, oltre che degli antibiotici, durante lo svezzamento.

In particolare, Roberto Bardini si è focalizzato sugli interventi nutrizionali da mettere in atto per ridurre il rischio di diarrea post-svezzamento nel suinetto.

Effetti dello stress da svezzamento

È noto come durante il periodo dello svezzamento il suinetto sia sottoposto ad un forte stress dovuto a molteplici fattori: l’allontanamento dalla scrofa, l’inserimento in box con animali provenienti da differenti nidiate, il passaggio dall’alimento liquido all’alimento solido.

Tra gli effetti principali di tale stress sull’apparato gastroenterico e in particolare sulla popolazione microbica che vi risiede troviamo, in primis, l’aumento del tempo di transito nella porzione prossimale dell’intestino, soprattutto nel tenue, in parte legato ad un comportamento irregolare nell’assunzione dell’alimento, con gruppi di suinetti composti da animali che assumono quantità eccessive di mangime e animali che non ne ingeriscono affatto. La conseguenza è un aumento della crescita microbica, in particolare di Gram negativi, e conseguente disbiosi.

In contemporanea, l’aumento dei fenomeni di stress ossidativo e infiammazione determina una riduzione della superficie digestiva (per accorciamento dei villi e delle cripte) e la perdita della funzionalità della barriera intestinale. Da un lato quindi, l’intestino del suinetto risulta meno efficace nell’assorbire nutrienti, dall’altra l’aumento della permeabilità della parete ne determina l’attraversamento da parte di batteri normalmente residenti nel lume, che si riversano quindi nel torrente ematico assieme alle tossine da essi prodotte. Alla necroscopia, l’intestino dei suinetti affetti da Pwd si presenta edematoso (cosiddetto “intestino a budino”) con contenuto caseoso-ematico di colore rosato chiaro ed evidente iperplasia dei linfonodi meseraici. Nel caso di enterite da Escherichia coli, possono essere presenti placche linfoidi ipertrofiche e iperplastiche nello spessore della parete intestinale.

Il risultato dello stress è dunque clinicamente evidente, con fenomeni diarroici associati ad una digestione non ottimale e scadenti indici di conversione, che risultano in perdite produttive.

Gli interventi nutrizionali

Gli interventi correttivi, dal punto di vista nutrizionale, si possono incentrare sul prevenire e correggere l’aumentata crescita batterica e la disbiosi, oppure sulla prevenzione della perdita di funzionalità della barriera intestinale conseguente allo stress ossidativo. L’obiettivo degli interventi sarà quello di ridurre la diarrea, recuperare una digestione ottimale e migliorare gli indici di conversione.

È fatto ormai conclamato che, per ottenere profitto dalla vendita dei suinetti svezzati, sia necessario svezzare ad un peso maggiore di 4,5 kg (Ipvs 2015) ed è altrettanto vero ma meno dibattuto che i suinetti svezzati a 7,4 kg abbiano una probabilità 2,5 volte maggiore di sopravvivere rispetto agli svezzati a 5,6 kg (Ipvs 2016).

Per questo motivo, diventa necessario svezzare suinetti più pesanti intervenendo sull’alimentazione della scrofa in gravidanza, che influenza il peso alla nascita e la capacità di lattazione.

Gli aspetti nutrizionali della dieta nel post-svezzamento su cui il nutrizionista deve lavorare per ridurre il rischio di diarrea sono:

- massimizzare l’ingestione tramite l’aumento dell’appetibilità del mangime, poiché ad una costante ed elevata ingestione corrisponde un minore rischio di disarticolazione dell’epitelio intestinale assorbente;

- ottimizzazione della qualità delle fonti proteiche, che devono essere scelte per digeribilità, velocità di digestione e rapporto tra amminoacidi;

- ottimizzazione del livello e qualità della fibra;

- ottimizzazione dei livelli nutritivi;

- aggiunta di additivi;

- sicurezza alimentare;

- somministrazione dell’acqua.

L’appetibilità

La palatabilità dell’alimento somministrato nel post-svezzamento è un elemento di elevata criticità e su cui il mangimista può intervenire efficacemente. L’ingestione è direttamente influenzata da sapore, odore e “somato-sensing”, ossia la sensazione tattile provocata dall’alimento all’atto della prensione con la bocca. Ad esempio, in un mangime composto al 50% da orzo macinato in maniera ottimale, le punte di glume dell’orzo possono pungere la lingua e provocare un senso di fastidio, che quindi ridurrà l’appetito dei suinetti. Un altro esempio può essere portato riguardo la durezza del pellet: maggiore è la durezza, minore la masticazione.

Per quanto riguarda il sapore, le papille gustative del suino hanno la capacità di riconoscere i gusti amaro, acido, dolce, salato e umami: è stato recentemente dimostrato come l’aggiunta di additivi umami aumentino esponenzialmente la palatabilità del mangime, in maniera sicuramente maggiore rispetto ad un normale dolcificante.

Anche la tipologia di alimento influisce sull’ingestione: per portare un esempio eclatante, la presenza di avena estrusa al 30% conferisce all’alimento una palatabilità estremamente maggiore rispetto ad altri alimenti (come ad esempio i biscotti). Il livello di gradimento dell’avena è così elevato da eguagliare, nel suinetto appena svezzato, quello del lattosio. Pertanto, risulta di fondamentale importanza dare precedenza alle materie prime più gradite al suinetto nella formulazione del mangime post-svezzamento. In generale, per quanto riguarda l’ingestione, è comunque essenziale abituare il suinetto sotto scrofa al mangime solido, poiché, una volta svezzato, presenterà un’ingestione molto maggiore.

Modalità di somministrazione

Un altro fattore estremamente importante è il comportamento alimentare di ogni singolo suinetto nel post-svezzamento, nei confronti del quale è possibile notare una spiccata disomogeneità, caratterizzata da due comportamenti agli antipodi: digiuno e abbuffata. Entrambi i comportamenti provocano dei disturbi della digestione, poiché il comportamento alimentare incide fortemente sulla velocità di svuotamento e sul pH dello stomaco. Un esperimento ha dimostrato come, a parità di valori nutrizionali dell’alimento, migliori digestione e performance produttive fossero misurabili in gruppi di suinetti alimentati con dieta razionata e con piccole porzioni ravvicinate, rispetto a gruppi alimentati ad libitum o tramite “peak feeding” (che consiste nel somministrare tutto l’alimento in un lasso di tempo ristretto, in questo caso 90 minuti).

Per quanto riguarda la modalità di somministrazione e distribuzione dell’alimento, è consigliato che queste avvengano in modo tale che ogni animale veda gli altri mentre si alimenta. I sistemi di alimentazione automatica sono vantaggiosi per molti aspetti, come ad esempio la possibilità di somministrare acqua contestualmente al mangime, ma al tempo stesso hanno il grosso limite di favorire comportamenti alimentari che portano alla comparsa di diarree, come le abbuffate. Inoltre, l’alimento bagnato è sicuramente più appetibile, ma comporta un rischio elevato di contaminazione da parte di batteri e lieviti, con conseguente alterazione della palatabilità, oltre che problematiche sanitarie.

Le possibilità di intervento del nutrizionista su questo aspetto possono quindi spaziare dalla frequenza di somministrazione dell’alimento ad interventi sulla struttura dell’allevamento stesso, consigliando l’installazione di mangiatoie che permettano la visualizzazione dei compagni durante l’alimentazione, poiché è stato dimostrato come questo aspetto invogli il suinetto ad alimentarsi.

L’età dei suinetti

Le pratiche di management stesse dello svezzamento hanno un forte impatto sulla possibilità di comparsa di fenomeni diarroici, in particolare, l’età allo svezzamento influisce sul peso e sulla maturità dell’intestino. Più precoce è lo svezzamento, inferiore è la maturità dell’intestino e maggiore sarà il rischio di comparsa di diarrea, come dimostrato da un esperimento condotto su due gruppi di suinetti svezzati rispettivamente a 16 e 20 giorni, alimentati con il medesimo mangime ed in assenza di infezione da E. coli. In tale studio, il gruppo di suinetti più giovani presentava score fecali significativamente peggiori.

Le proteine

Per quanto riguarda il contenuto in proteine del mangime, esso incide sulla comparsa di forme enteriche: circa 50 grammi di sostanza secca di proteina al giorno sono sufficienti a provocare fenomeni diarroici.

Oltre alla concentrazione assoluta di proteina, è importante tenere in considerazione la digeribilità della fonte proteica, che dipende dall’età del soggetto. I dati di digeribilità comunemente utilizzati nella formulazione delle diete del suinetto fanno quasi sempre riferimento ad animali di un peso maggiore (45 kg) e con una contestuale capacità digestiva più elevata. Confrontando la digeribilità di diverse fonti proteiche in gruppi di suini di 7 e 45 kg è possibile osservare come ciascuna materia prima presenti un indice di digestione diverso a seconda della taglia dell’animale. Va inoltre tenuto in considerazione che la digeribilità può variare anche in base alla qualità del lotto della materia prima. Un ulteriore fattore da ponderare quando si valuta l’appropriatezza della fonte proteica è la cinetica digestiva: a diverse velocità di digestione corrispondono infatti differenti valori di rischio enterico. Alcune proteine sono digerite velocemente e totalmente nel piccolo intestino, mentre per altre proteine esiste una determinata quota che sfugge all’assorbimento a livello di intestino tenue e che giunge indigerita nel grosso intestino, dove rappresenta un pabulum per la replicazione di E. coli. Questa caratteristica delle fonti proteiche è stata utilizzata per mettere a punto diete secondo la tecnica Kinetio. In gruppi di suinetti alimentati con mangimi formulati con la metodica Kinetio, a parità di composizione nutrizionale del mangime, corrispondono aree di lettiera bagnate da feci significativamente inferiori rispetto ai box alimentati con mangimi formulati secondo la metodica classica. Riguardo al profilo amminoacidico della proteina presente nella dieta si deve tenere in considerazione che, durante il post-svezzamento, la proteina derivante dall’alimento non viene impiegata nella sintesi e costruzione di muscolo e proteine tissutali, ma viene bensì utilizzata per soddisfare il fabbisogno proteico attivato dalla cascata infiammatoria e nella produzione di proteine infiammatorie e di immunoglobuline. Queste proteine hanno un profilo amminoacidico molto diverso dalle proteine strutturali. Per questo motivo, la formulazione del mangime del suinetto in questa fase dell’allevamento deve rispecchiare il diverso profilo amminoacidico richiesto per la sintesi delle proteine coinvolte nei processi infiammatori.

La fibra

Per quanto riguarda la fibra, la totalità di quella somministrata dovrebbe idealmente passare inalterata il tenue per arrivare tal quale nel grosso intestino. A questo proposito, la fibra meno rapidamente fermentescibile e più velocemente digeribile è quella a cui corrispondono livelli di diarrea inferiori.

L’acqua di abbeverata

La somministrazione dell’acqua rappresenta un altro punto critico da controllare per ridurre il rischio di comparsa di diarrea nel post-svezzamento.

Le tubazioni presenti negli allevamenti sono spesso soggette alla formazione di biofilm, sul quale può avvenire la replicazione di batteri e lieviti patogeni. Il biofilm può inoltre causare ostruzione delle tubature e, di conseguenza, un minor trasporto di acqua.

Inoltre, gli acidi organici presenti nell’acqua di abbeverata dovrebbero essere portati, nelle prime settimane post-svezzamento, ad una concentrazione tale da stabilizzare il pH dell’acqua a 3.8, livello che impedisce la crescita di E. coli, Salmonella spp., Clostridium spp. e Campylobacter spp. (effetto batteriostatico apprezzabile già a pH pari a 4.5).

Questa caratteristica dell’acqua ha anche il vantaggio di contribuire alla correzione dell’acidità gastrica, poiché nel suinetto appena svezzato il pH dello stomaco tende ad essere più basico, con conseguente inefficacia degli enzimi digestivi, che hanno bisogno di pH acidi per essere attivati.

Conclusioni

In conclusione, la prevenzione delle diarree post-svezzamento nell’allevamento del suinetto dopo l’abbandono dello zinco necessita un approccio olistico, che parta dalla gestione della scrofa e che abbia, tra gli obiettivi principali, quello di arrivare allo svezzamento di suinetti omogenei per peso, di peso maggiore, abituati al mangime solido e svezzati nei tempi giusti. Questo approccio deve altresì comprendere la formulazione di un alimento mirato alle peculiarità dell’animale nella delicata fase dello svezzamento, considerare le modalità di somministrazione così come la qualità dell’acqua e delle strutture di allevamento.

 

Scarica le presentazioni dei relatori:
Interventi nutrizionali per ridurre il rischio di diarree nell’era senza Zinco di Roberto Bardini, Medico Veterinario, Species Manager SwineTrouw Nutrition Italia

Lo svezzamento del suinetto senza ossido di zinco di Silvia Fuochi, Sales & Tech Suini Phileo-Lesaffre

 

Interventi nutrizionali contro la Pwd - Ultima modifica: 2022-06-20T08:37:18+02:00 da K4

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