Cinque attività produttive tra macelli e salumifici dell’area di Viadana, grande centro in provincia di Mantova al confine con i territori di Cremona e Parma, alle prese con il Covid-19. La situazione è in evoluzione, ma finora sono risultati positivi 79 lavoratori nei cinque focolai registrati.
Il deputato di M5S, Alberto Zolezzi, eletto nel collegio di Mantova, ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute, sottolineando che si tratta di «un fenomeno tutt’altro che isolato: in Puglia si sono verificati 71 casi in un macello, in Germania 1.533 casi, negli Stati Uniti più di duecento focolai e altri in Irlanda, Francia, Regno Unito, Olanda, Spagna, Canada. Chiedo dunque al ministro se abbia ulteriori informazioni in merito a quali fattori specifici provochino i focolai».
In effetti, a leggere le cronache provenienti da diverse aree del pianeta, gli stabilimenti di macellazione sembrano essere particolarmente sensibili alla diffusione del virus. Il caso del macello di suini, Tönnies, nella Renania-Vestfalia, con oltre 1.700 positivi al Covid-19, è emblematico, anche se gli esperti dicono che gli scenari non possono essere paragonati sia per le dimensioni differenti dei mattatoi che per l’utilizzo di forza lavoro, che in Germania è costituita per lo più da lavoratori dell’Est sottopagati e che vivono al di fuori del lavoro in condizioni di vita poco confortevoli, per usare un eufemismo, e che sono rientrati dai propri paesi senza rispettare la quarantena. Situazioni, dunque, diverse dal Viadanese.
Calderone, Assica: nessuna correlazione tra macelli e contagi
Sulla vicenda, infatti, è intervenuto Davide Calderone, direttore di Assica, l’associazione di rappresentanza degli industriali delle carni suine e invita a non correre con sillogismi avventati e non sostenuti da evidenze scientifiche.
«Come Assica vogliamo chiarire che non c’è alcuna equazione macelli, salumifici e contagi. Non è così e non è stato nemmeno così in piena pandemia, quando gli impianti di macellazione e di trasformazione hanno lavorato in condizioni di sicurezza e di rispetto delle norme anti-Covid – ha affermato Calderone -. Quello che sta avvenendo è frutto di comportamenti tenuti al di fuori dei luoghi di lavoro. La situazione è comunque sotto controllo e i numeri non sono preoccupanti e rientrano nella normale diffusione dell’epidemia».
Il direttore di Assica ha insistito anche a chiarire che non vi sono problemi di sicurezza alimentare. «Dobbiamo ribadirlo, perché qualcuno potrebbe cogliere qualcosa che non esiste e sferrare attacchi ingiustificato al settore, virando sull’animalismo, come abbiamo visto – ha raccontato – ma dobbiamo essere consapevoli che siamo ben lontani dalla realtà».
Montanari, Confcommercio: conclusioni affrettate
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Ercole Montanari, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Mantova e alla guida della Consulta economica dell’area Viadanese Casalasca.
Nessuna concessione a correlazioni affrettate contro i macelli e i laboratori di produzione di salumi, che danno lavoro a oltre un migliaio di persone e sono uno dei capisaldi dell’economia del territorio.
«I prodotti che escono dai nostri macelli e laboratori sono sicuri, perché sottoposti a rigorosi controlli, i più rigidi dell’intera catena agroalimentare, da parte di diversi enti, servizio di igiene e veterinario, Nas, medicina del lavoro - ha tuonato Montanari contro il sensazionalismo a buon mercato di chi cerca scandali a prescindere -. Tuttavia, le ripercussioni di questa fase delicata si sono già manifestate disdette significative di ordini da parte di acquirenti spaventati».
E chissà che effetto avranno fatto le parole dispregiative verso un’intera comunità, operosa tanto quanto i “cugini” di Brescia o di Bergamo, scritte da Pierangelo Sapegno sulla Stampa di Torino, che ha definito Mantova come “una piana che puzza di soldi e di maiali, con un macello dietro l’altro e i campanili che spuntano all’orizzonte”. Offese ingiustificate e inaccettabili, ma è meglio guardare avanti senza troppo rancore e rimboccarsi le maniche.
Come sta facendo Montanari, da sempre sostenitore della formazione come elemento chiave per migliorare la professionalità. E così, ha garantito che si attiverà con la Camera di Commercio (di cui è stato presidente), la Consulta d’area e il Gal Oglio Po per organizzare corsi relativi alla prevenzione e ai protocolli di sicurezza contro la diffusione del Covid-19.
Mannino, Ats: niente panico
Il direttore generale dell’Ats (Ambito territoriale sanitario) Val Padana, Salvatore Mannino, ha invitato a non fasciarsi la testa.
«Come Ats – ha detto alla stampa - stiamo mettendo in campo tutti gli sforzi necessari e possibili e tutte le armi che abbiamo a disposizione attraverso tre livelli di indagine, dalla segnalazione di un caso positivo in un macello, all’indagine a tutti i macelli anche in assenza di segnalazioni e, da ultimo, quello che stiamo facendo a Viadana e Casalmaggiore con lo screening comunitario che è in corso. Questo approccio aggressivo, oltre alla consapevolezza di adottare tutte le giuste misure di prevenzione personale, rappresenta tutto quello che al momento è possibile fare».
L’aumento dei casi di contagio nelle ultime settimane deve considerarsi, per Mannino, quale risultato della penetrante azione di screening epidemiologico avviata dall’accertamento dei primi casi all’interno dei salumifici e che sta riguardando tanto i lavoratori e i relativi contatti stretti, quanto la popolazione residente nelle aree della provincia in cui è stata accertata una sensibile concentrazione di casi di Covid-19.
Ma guai a lasciarsi prendere dal panico o, peggio, colpevolizzare i macelli.
«Il virus non abita nel posto di lavoro e il problema può nascere anche da fattori di rischio comunitario per gruppi che vivono in ambienti ristretti e senza troppo badare alle regole di prevenzione», ha riferito il direttore generale dell’Ats Val Padana.