Stazioni automatiche: il trucco è l’addestramento

addestramento scrofe
Le stazioni automatiche per scrofe in gruppo offrono grandi vantaggi, ma l’addestramento delle giovani scrofe è un passaggio cruciale per il loro successo. Ecco strategie pratiche e soluzioni concrete per non sbagliare

Le stazioni automatiche per scrofe in gruppo offrono grandi vantaggi, ma l’addestramento delle giovani scrofe è un passaggio cruciale per il loro successo. Ecco strategie pratiche e soluzioni concrete per non sbagliare.

L’allevamento di precisione sta cambiando radicalmente il modo in cui si gestisce la suinicoltura moderna. Grazie all’introduzione di tecnologie avanzate, è oggi possibile monitorare e alimentare ogni singolo animale in modo personalizzato, anche in situazioni di gruppo. Una delle innovazioni più diffuse e promettenti riguarda l’utilizzo delle stazioni automatiche di alimentazione, note anche con l’acronimo ESF (Electronic Sow Feeder), particolarmente indicate per le scrofe gestanti allevate in gruppo.

Questi sistemi rappresentano una grande opportunità, ma anche una sfida. Il passaggio da un’alimentazione manuale o collettiva a una completamente automatizzata può incontrare degli ostacoli, soprattutto nelle fasi iniziali. Uno dei problemi più comuni e sottovalutati riguarda le scrofette al primo ciclo, che spesso non conoscono la stazione e tendono a evitarla. Il rischio è quello di avere animali che non si alimentano correttamente, con conseguenze negative sia sul benessere che sulle performance riproduttive.

In questo articolo, esploreremo il funzionamento delle ESF, i benefici attesi, i problemi più ricorrenti e, soprattutto, le strategie più efficaci per un addestramento di successo delle giovani scrofe.

Stazioni automatiche in gruppo

Le stazioni automatiche di alimentazione permettono di nutrire le scrofe in gruppo garantendo, allo stesso tempo, un’alimentazione individuale, calibrata sulle esigenze di ciascun animale. Questo approccio consente non solo di migliorare la precisione nutrizionale, ma anche di ridurre drasticamente la competizione per il cibo, spesso responsabile di stress e comportamenti aggressivi. Inoltre, l’allevatore ha a disposizione dati in tempo reale sul consumo di mangime per ogni singolo soggetto, potendo così intervenire tempestivamente in caso di anomalie.

Da un punto di vista economico, la riduzione degli sprechi e la possibilità di adattare le curve alimentari in base allo stato fisiologico o alla condizione corporea delle scrofe rappresentano vantaggi significativi, in grado di ottimizzare sia il benessere animale sia la redditività dell’allevamento.

Funzionamento

Il cuore della stazione è rappresentato da un sistema tecnologico integrato, che include un lettore di identificazione elettronica (RFID), una porta di ingresso e una di uscita che si aprono e si chiudono automaticamente, e un distributore di mangime gestito da software. Quando una scrofa entra nella stazione, il sistema la riconosce in modo univoco grazie al microchip auricolare. In base alla programmazione individuale, viene erogata la razione giornaliera specifica per quell’animale. Al termine del pasto, la scrofa esce e il sistema si prepara ad accogliere la successiva.
Ogni accesso viene registrato: orario, quantità consumata, permanenza all’interno della stazione. Queste informazioni vengono poi elaborate per monitorare l’andamento alimentare e, indirettamente, lo stato di salute delle scrofe.

I vantaggi reali per l’allevatore

Adottare una ESF non significa solo automatizzare l’alimentazione: significa anche trasformare il modo in cui si gestisce il gruppo di scrofe. Il benessere animale ne trae vantaggio grazie alla riduzione del conflitto per il cibo. Ogni scrofa mangia da sola, in un ambiente tranquillo, con meno pressioni sociali, ed all’orario che preferisce. La precisione nella somministrazione permette di evitare sia eccessi che carenze, riducendo gli scarti e ottimizzando la conversione alimentare.

Dal punto di vista gestionale, l’allevatore può contare su uno strumento che riduce il lavoro manuale e, al contempo, fornisce informazioni preziose in tempo reale. Il monitoraggio costante permette di individuare subito eventuali problemi alimentari o sanitari (la scrofa che mangia meno sarà la scrofa che non sta bene!), migliorando la tempestività degli interventi. In definitiva, è uno strumento che consente di lavorare meglio e con maggiore consapevolezza.

Le difficoltà più comuni

Nonostante i vantaggi, l’introduzione delle ESF non è priva di criticità, specialmente nelle fasi iniziali. Alcune scrofe possono rifiutarsi di entrare nella stazione, altre vi rimangono bloccate o vi sostano troppo a lungo, ostacolando l’accesso delle compagne. Altre scrofe, le più ingorde, cercheranno di rientrare nella postazione anche dopo aver terminato la propria razione, impedendo l’accesso alle scrofe che invece devono ancora mangiare. Nei gruppi dominati da animali particolarmente aggressive, si possono osservare episodi di intimidazione che impediscono alle scrofe subordinate di alimentarsi correttamente.

Inoltre, possono verificarsi errori nella lettura del microchip o nella registrazione dei dati, compromettendo l’efficienza del sistema. Tra tutte le criticità, però, quella più delicata riguarda l’approccio delle scrofette giovani, che non hanno mai avuto esperienze con questo tipo di tecnologia.

Giovani scrofe e stazioni automatiche

Per una scrofetta che si avvicina per la prima volta a una stazione automatica, tutto può risultare estraneo e minaccioso. Non avendo un’associazione mentale tra quel luogo e il cibo, molte giovani scrofe esitano o si rifiutano di entrare. Questo comportamento ha conseguenze importanti: gli animali non si alimentano a sufficienza, perdono peso, sviluppano disomogeneità nel gruppo e, nei casi peggiori, vanno incontro a fallimenti riproduttivi.

È dunque fondamentale predisporre un programma di addestramento specifico, che consenta alle scrofette di familiarizzare gradualmente con la stazione, di superare la diffidenza e di imparare a utilizzarla correttamente prima dell’inserimento nel gruppo gestante.

Come addestrare le scrofette alle ESF

Prima fase. Il primo passo consiste nella pre-esposizione. Intorno ai 5-7 mesi di età, le scrofette dovrebbero avere accesso a una o più stazioni impostate in modalità “training”. In questa fase le porte devono restare sempre aperte, per permettere un passaggio libero. All’interno si può inserire mangime particolarmente appetibile, come pellet dolci o mais, per stimolare la curiosità e l’esplorazione spontanea.

Seconda fase. Segue la fase di addestramento assistito. Qui è importante che il personale aziendale accompagni attivamente gli animali, magari toccandoli leggermente o guidandoli verso l’ingresso della stazione. La presenza di un operatore ogni 10-15 scrofe consente di intervenire tempestivamente e di abituare le scrofette al suono, al movimento e alla meccanica della struttura.

Terza fase. Una volta superata questa fase, si può introdurre la distribuzione controllata della razione. È consigliabile iniziare con una curva alimentare semplice, aumentandola progressivamente nei primi giorni. Durante questa fase, è bene monitorare con attenzione il consumo effettivo di ogni animale, correggendolo manualmente in caso di mancata assunzione.

Quarta fase. La quarta fase è quella dell’osservazione e della correzione. È utile mantenere un registro individuale per identificare le scrofe che non utilizzano correttamente la stazione. L’inserimento di scrofe guida, più esperte e docili, può facilitare l’apprendimento delle più giovani. Inoltre, bisogna osservare attentamente il gruppo per rilevare eventuali comportamenti dominanti che ostacolano l’accesso alla stazione.

Introduzione nel gruppo. Infine, solo dopo 10-14 giorni di training, le scrofette possono essere inserite nel gruppo produttivo. Durante la prima settimana, è cruciale verificare che non ci siano cali di peso e che il consumo rimanga regolare. Il monitoraggio deve proseguire per almeno tre settimane, finché l’uso della stazione non sia consolidato.

Errori da evitare

Uno degli errori più frequenti è quello di sottovalutare l’importanza del training, saltandolo del tutto o riducendolo a pochi giorni. Anche l’introduzione contemporanea di troppe scrofette inesperte può creare confusione e rallentare l’apprendimento. Altri sbagli comuni riguardano la scelta del mangime: se poco appetibile, non invoglia l’ingresso nella stazione. Va inoltre tenuto conto delle dinamiche sociali: senza controlli adeguati, le scrofe dominanti possono impedire l’accesso ad altre. Infine, nei primi giorni è fondamentale che ci sia personale dedicato alla sorveglianza, pronto a intervenire in caso di difficoltà.

Testimonianze e casi reali

Le esperienze sul campo confermano l’efficacia di un addestramento ben condotto. Un allevatore modenese ci racconta che all’inizio aveva circa il 30% delle scrofette che rifiutava l’ingresso nella stazione. Dopo aver introdotto un training strutturato di 10 giorni, oggi non perde più nemmeno un animale. Un tecnico che lavora in Lombardia ha sperimentato l’uso di “scrofe tutor”: animali esperti e docili, inseriti con le giovani per facilitarne l’apprendimento. Anche queste piccole strategie possono fare una grande differenza.

Conclusione

Le stazioni automatiche rappresentano una risorsa fondamentale per l’allevamento di precisione, ma il loro funzionamento dipende in larga parte da una corretta introduzione, soprattutto per le scrofette giovani. L’addestramento è un passaggio chiave che richiede tempo, attenzione e personale dedicato. Chi investe in questa fase si assicura un ritorno duraturo: in termini di benessere animale, efficienza alimentare e risultati riproduttivi. E come spesso accade in suinicoltura, sono proprio i dettagli a fare la differenza.

Lo sapevi che…

Secondo studi recenti, le scrofe che non assumono cibo nei primi tre giorni dopo l’ingresso in gruppo hanno un rischio triplicato di aborto precoce (de Jong, 2020).

Consiglio pratico
Una stazione maleodorante o sporca può scoraggiare le scrofette. Pulizia e disinfezione regolari sono essenziali, soprattutto nella fase di training.

Focus tecnico
Le stazioni automatiche con apertura laterale sembrano facilitare l’accesso alle scrofette inesperte. Vale la pena valutare questo aspetto in fase di acquisto.

Blocchi alla stazione: come gestire le scrofe che si fermano troppo a lungo

Un problema comune nelle prime fasi di introduzione delle stazioni automatiche è la tendenza di alcune scrofe a permanere nella stazione più del necessario, oppure a dormire proprio davanti all’ingresso, impedendo così alle compagne di accedere. Questo comportamento può compromettere il corretto funzionamento del sistema, alimentare tensioni nel gruppo e determinare cali nel consumo di mangime per le scrofe subordinate.

Perché succede?

Spesso si tratta di animali inesperti, che si sentono più sicuri all’interno della stazione o che, per dominanza, cercano di controllare l’accesso. A volte, la temperatura interna più gradevole o l’assenza di disturbo può portare l’animale a usarla come luogo di riposo.

Strategie di gestione

  1. Limitare il tempo di permanenza
    • Molti modelli di ESF permettono di impostare un tempo massimo di sosta all’interno. Scaduto questo tempo, la porta si apre automaticamente, costringendo la scrofa a uscire. È una funzione utile da attivare almeno durante il periodo iniziale.
  2. Stimolare l’uscita
    • Alcuni allevatori installano un getto d’aria compressa delicato o una vibrazione che si attiva dopo un tempo prestabilito. Questo stimolo lieve incoraggia l’uscita senza stressare l’animale.
  3. Bloccare il mangime una volta finita la razione
    • La razione dovrebbe essere erogata in modo tale che, una volta terminata, non resti più cibo nella mangiatoia. In assenza di stimolo alimentare, le scrofe tendono a uscire più rapidamente.
  4. Gestione delle aree di sosta
    • È utile assicurarsi che nel box ci siano sufficienti spazi di riposo alternativi, lontani dalla stazione. Lettiere asciutte, paglia o zone separate aiutano a ridurre la tentazione di dormire nei pressi dell’entrata.
  5. Osservazione e selezione
    • Se il comportamento persiste, può essere utile identificare gli animali più problematici e monitorarli individualmente. In alcuni casi, si può considerare una rieducazione mirata o una temporanea separazione dal gruppo.

Scrofe ingorde: come gestire le habitué della stazione

Tra i problemi più insidiosi che possono compromettere l’efficienza delle stazioni automatiche c’è il comportamento di alcune scrofe particolarmente golose o dominanti, che, terminate le loro razioni, tentano ripetutamente di rientrare nella stazione. Sebbene il sistema riconosca l’animale tramite il microchip e non eroghi più mangime, queste scrofe possono bloccare fisicamente l’ingresso o disturbare le compagne in attesa, generando confusione, stress e comportamenti aggressivi.

Perché succede?

Si tratta spesso di animali con forte motivazione alimentare, che associano la stazione al pasto e, anche dopo aver ricevuto la razione completa, cercano di rientrare per esplorare, annusare o semplicemente per dominare le altre. Alcune scrofe, soprattutto se molto esperte, imparano anche a “forzare” il sistema, cercando di sfruttare eventuali errori tecnici o ritardi nella lettura del microchip.

Strategie di contenimento

  1. Timer di esclusione (Time-out)
    • Molte ESF sono dotate di una funzione che consente di impostare un intervallo minimo tra due ingressi dello stesso animale. Ad esempio, se la scrofa ha consumato la razione alle 8:00, non potrà essere ammessa nuovamente prima delle 11:00. Durante questo intervallo, la porta non si apre al suo tag.
  2. Allarmi o notifiche
    • Alcuni sistemi avanzati inviano notifiche all’operatore se una scrofa tenta di accedere troppe volte in un breve periodo, segnalando un comportamento anomalo. Questo permette un intervento tempestivo o una verifica manuale.
  3. Design anti-ritorno
    • Alcuni modelli di stazione sono progettati per impedire il ritorno immediato grazie a percorsi obbligati in uscita, o a barriere fisiche che impediscono l’inversione di marcia. In alternativa, si possono installare divisori o zone filtro che dissuadano la scrofa dal tornare subito indietro.
  4. Curva alimentare maggiore
    • In alcuni casi, il comportamento compulsivo può essere legato a una razione insufficiente. Verificare se la curva alimentare soddisfa davvero i fabbisogni della scrofa può essere utile. Integrare con fibra, paglia o foraggi può ridurre il senso di fame.
  5. Gestione del gruppo
    • Le scrofe che disturbano sistematicamente le altre possono essere trasferite temporaneamente in un gruppo separato, o addestrate nuovamente. In gruppi numerosi, è importante che il rapporto scrofa/stazione sia bilanciato, evitando sovraffollamenti che accentuano le competizioni.

Attenzione

Anche se non ricevono mangime, le scrofe “che tornano indietro” possono comunque influenzare negativamente l’apprendimento delle scrofette o inibire le subordinate. Nei primi giorni di utilizzo, è utile monitorare i movimenti delle scrofe più esperte e intervenire se necessario, per non compromettere l’addestramento delle giovani.


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Stazioni automatiche: il trucco è l’addestramento - Ultima modifica: 2025-05-26T19:00:59+02:00 da Laura Della Giovampaola

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