Le incessanti attività antropiche, i cambiamenti climatici, la ricerca e il bisogno di produzioni ad alto rendimento, le nuove zoonosi e le recenti pandemie, hanno causato erosione genetica e degrado della biodiversità di tanti organismi viventi. In particolare, nel settore agroalimentare italiano tutti questi fattori hanno segnato profondamente gli allevamenti impegnati alla tutela e valorizzazione di razze locali o tipi genetici autoctoni (Tga) che rischiano l’estinzione a favore di altre razze cosmopolite di maggior interesse economico.
In Italia, in particolar modo nel settore suinicolo, infatti, si è assistito a una drastica riduzione delle specie indigene. Il numero delle razze autoctone è stato ridotto da una ventina a sole 6 attualmente riconosciute dal registro anagrafico dei Tga. Il registro anagrafico o libro genealogico, tenuto dall’Associazione nazionale allevatori suini (Anas), conserva le informazioni genealogiche dei soggetti iscritti al fine di monitorare i trend delle popolazioni tra cui lo stato di consanguineità che, se troppo elevato può essere anche causa di estinzione delle razze.
Il problema della consanguineità
È pratica comune, infatti, in molti degli allevamenti, soprattutto dove la numerosità dei soggetti è esigua, impiegare gli stessi capi per la riproduzione. Questo comporta la probabilità di tramandare alle generazioni successive eventuali problematiche legate soprattutto all’aspetto genetico.
È noto, infatti, da numerosi studi, che in particolare i suini sono soggetti a diverse anomalie cromosomiche, molte delle quali rappresentate dalla traslocazione reciproca (rcp).
La traslocazione reciproca
Questa anomalia non comporta la variazione del numero di cromosomi, ma solo il riarrangiamento del materiale genetico, con il risultato di soggetti per lo più fenotipicamente normali, che possono generare gameti sbilanciati, causa di aborti spontanei o embrioni con anomalie, o problemi di fertilità nei portatori.
A oggi, però, programmi costanti di screening di massa per l’analisi e/o la caratterizzazione genetica, in special modo per i Tga suini italiani, sono ancora scarsi. La selezione genetica soprattutto dei riproduttori mediante analisi del cariotipo, infatti, aiuterebbe gli allevatori a escludere soggetti con eventuali anomalie cromosomiche. Purtroppo, i soggetti con problemi riproduttivi vengono sistematicamente eliminati senza ulteriori analisi, vuoi anche per i pochi fondi che possono sovvenzionare sia gli allevatori che le analisi destinate a monitorare queste popolazioni.
La ricerca dell’Ispaam-Cnr
Un esempio che aiuti a comprendere l’importanza di massimizzare analisi tese alla valutazione e alla caratterizzazione genetica dei Tga suini deriva dal lavoro condotto presso l’Istituto per il Sistema produzione animale in ambiente mediterraneo (Ispaam) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Napoli svolto da Viviana Genualdo, Cristina Rossetti e Angela Perucatti. Grazie alla passione del veterinario-allevatore lucano Domenico Mecca, è stato richiesto uno screening citogenetico di parte della sua popolazione suina. Sono stati analizzati, mediante cariotipo bandeggiato, 15 suini Lucani allevati in Basilicata. In 4 suini (2 verri e 2 scrofe), imparentati, è emersa la stessa traslocazione reciproca, confermata dalla metodica Fish (fluorescent in situ hybridization) che ha permesso di localizzare l’esatta rottura dei cromosomi coinvolti in t(3;6)(p14;q26). L’indagine, pubblicata sulla rivista scientifica Reproduction in Domestic Animals (Reciprocal chromosomal translocation t(3;6)(p14;q26) in the black Lucano pig. https://doi.org/10.1111/rda.13664) ha evidenziato l’importanza dell’adozione costante di uno screening citogenetico in quanto solo attraverso queste analisi è possibile rilevare alterazioni genetiche. Difatti, i soggetti analizzati non solo non mostravano alterazioni fenotipiche, ma non riportavano alcuna problematica legata alla fertilità o natività dei suinetti.
In questo scenario l’allevatore avrebbe continuato a impiegare i riproduttori portatori della rcp alterando la genetica della propria azienda e sostenendo, altresì, costi di gestione senza guadagni.
L’importanza della caratterizzazione genetica
Altro aspetto di fondamentale importanza, ai fini anche delle produzioni di questi animali, è la loro caratterizzazione genetica. La salvaguardia della biodiversità genetica diventa, infatti, recupero e sostenibilità delle zone rurali marginali. Queste razze sono nella massima definizione di rusticità, cioè hanno stretto legame intimo col territorio da cui originano, capaci, quindi, di adattarsi ai mutevoli e continui cambiamenti ambientali e per questo in grado di resistere a determinate patologie, portando in aggiunta con sé una tradizione socio-culturale legata non solo all’animale ma anche ai prodotti che ne derivano.
In più, i Tga suini, vivono allo stato brado o semi brado, ciò vuol dire supportare un allevamento ecosostenibile. Questi animali, difatti, frugando nel sottobosco riescono a convertire materiale povero in prodotti di qualità eccellente.
Partendo da questi concetti un ulteriore lavoro svolto da Rossetti, Genualdo e Perucatti, ha portato alla luce le differenze riscontrabili a livello genetico da razze molto affini tra loro (Genetic investigation for the characterization of three indigenous pig breeds of southern Italy: advantages and prospects - http://a192.fsi.pl/year-2021-vol-39-no-2).
Studio sulla variabilità e la stabilità del genoma
Lo studio è stato condotto confrontando i Tga suini presenti nel sud Italia (Casertano, Lucano e Siciliano), valutando la variabilità e la stabilità del genoma delle tre razze. A tal scopo sono stati utilizzati aspetti diversi ma complementari: strumenti di citogenetica per valutare la stabilità del genoma per aneuploidia, aberrazione cromosomica (Ca) e scambio di cromatidi fratelli (Sce), nonché l’amplificazione casuale del Dna polimorfico mediante reazione a catena della polimerasi (Rapd -Pcr) per identificare i polimorfismi del Dna e rilevare una relazione genetica tra le razze. L’importanza della caratterizzazione cromosomica e genetica delle specie animali facilita l’identificazione dei legami genetici esistenti tra razze diverse e tra individui della stessa razza.
Le mutazioni indotte o i riarrangiamenti cromosomici possono essere la causa della variazione genetica in una razza.
La valutazione del grado di stabilità genomica e dei probabili polimorfismi nelle diverse razze fornisce importanti informazioni sulla conservazione e il monitoraggio delle specie, soprattutto se si tratta di una specie di interesse come fonte di cibo.
Tutti i dati ottenuti dalla ricerca supportano l’ipotesi che, sebbene le razze in questioni, vuoi anche e soprattutto per la vicina posizione geografica, abbiano caratteri fenotipici similari, il loro patrimonio genetico non sia sovrapponibile. Nello specifico dello studio, il suino Lucano si discosta dalle razze Siciliana e Casertana, le quali, come già riportato in altri studi, sembrano invece provenire da uno stesso ceppo ancestrale.
Considerando l’elevato consumo di carni suine, appare evidente l’importanza di delineare quanto più possibile queste differenze al fine di rintracciare e sostenere non solo il prodotto ultimo, ma la possibilità di recuperare territori marginali incrementando o creando un mercato di carni biosostenibili di alta qualità.
L’importanza di un piano di selezione controllata
I Tga consentono di innescare una rete di commercio ecosostenibile, di valorizzare prodotti del tutto made in Italy, ottenuti a km zero, e di qualità superiore per proprietà nutritive e organolettiche rispetto ai prodotti standardizzati della grande distribuzione.
Questo scenario potrebbe essere supportato attraverso un opportuno piano di selezione controllata a salvaguardia delle razze italiane, mediante analisi genetiche e/o citogenetiche che permettano di preservare gli attuali ceppi genetici da conseguenti mutazioni indotte da diversi fattori estrinseci e intrinseci che possono avere effetti negativi sulla fertilità e sulla riproduzione.
Purtroppo a oggi sono pochi gli allevatori che per pura passione si occupano di preservare queste razze e il territorio che li circonda, e ancora più ristretta è la possibilità di indagare e studiare questi animali. Come per gli studi acitati in queste pagine, volti per puro spirito di ricerca, non ci sono fondi che supportino a dovere l’attività sperimentale e/o gli allevatori.