Il prezzo dei suini pesanti aumenta: +4,4% a settembre rispetto ad agosto, e arriva a 1,699 euro/kg (fonte: Crefis).
«L’andamento dei prezzi dei suini da macello pesanti (156-176 kg) degli ultimi sei mesi è stato decisamente positivo, passando da 1,20 euro/kg nel mese di maggio a quasi 1,70 euro/kg nel mese di settembre. Da inizio anno fino a maggio invece i prezzi sono stati particolarmente bassi, ben al di sotto dei dati 2014 e 2015 (figura 1). Il prezzo dello stagionato è cresciuto in modo significativo e continuativo, trascinando in rialzo anche quello delle cosce fresche. Bene anche il prezzo del mais e della soia che si abbassa. Per quanto riguarda l’import, si registra una forte riduzione sia in termini di valore che di quantità sia per quanto concerne i semilavorati freschi (752 milioni di euro) che le cosce fresche destinate al prodotto non tipico (421 milioni di euro). In valore: - 12-14 %. Mentre l’export segna variazioni positive per quanto riguarda i salumi. Di rilevante importanza, inoltre, lo sblocco delle esportazioni verso Cina».
Con questi dati il presidente del Crefis (Centro ricerche sulle filiere suinicole) Gabriele Canali introduce la Tavola rotonda “III Stati generali della suinicoltura - L’importanza della garanzia di filiera per il prodotto italiano di qualità” organizzata giovedì 27 ottobre da Cremona Fiere, in occasione di Italpig 2016. Alcuni tra i principali attori della filiera si sono confrontati sui temi che incidono sulla valorizzazione del prodotto di qualità italiano sia sul mercato interno che internazionale come i problemi di aggregazione, la difficoltà di dialogo tra i diversi elementi della filiera e il rapporto con il consumatore.
«Recentemente – prosegue Canali - si sono verificate una serie di situazioni che hanno consentito al mercato italiano di riprendere fiato e di arrivare a livelli di prezzo decisamente interessanti. Inoltre, i dati ci indicano come i livelli raggiunti siano ben maggiori dei soliti registrati nel periodo post estivo degli scorsi anni». Facendo un confronto tra i dati stagionali, ovvero quello che accadeva un anno fa nello stesso periodo, Canali ha spiegato come sia evidente un’anomalia per quanto riguarda i prezzi dei suinetti d’allevamento che registrano una tendenza dell’aumento: dato inconsueto in questo periodo dell’anno (vedi figura 2).
«La redditività dell’allevamento si è quindi ripresa – ha fatto notare Canali – ma rispetto al 2014 la situazione non si può considerare strutturalmente modificata. Pertanto, oltre a prendere atto che la filiera suinicola sta attraversando una fase congiunturale (di durata limitata nel tempo) favorevole, è necessario, ora, trovare un modo per trasformare questa condizione in una forma strutturale». Come fare? A rispondere hanno provato i principali attori del comparto. Di seguito alcune delle loro dichiarazioni.
«Bisogna re-immettere le scrofe negli allevamenti»
«Una delle cose che dobbiamo fare per rendere i dati strutturali – ha dichiarato Riccardo Crotti, presidente dell’Associazione provinciale allevatori di Cremona - è re-immettere dentro i nostri allevamenti le scrofe, diminuite enormemente rispetto a qualche anno fa (da circa 1 milione a 550mila). Solo così potremmo garantire la filiera dop e non saremo costretti a importare».
Un secondo suggerimento da parte di Crotti è ottenere un accreditamento sanitario nei confronti di alcune malattie regionali. «Serve la regionalizzazione degli accreditamenti nei confronti di alcune malattie. Così, alcune malattie, come quella vescicolare, verranno declassate dalla lista dell’Oie».
«Costi produzione: stop differenze con altri Paesi»
«Le differenze con gli altri Paesi in termini di costi di produzione sono notevoli – ha affermato Elio Martinelli, vicepresidente Assosuini – ed è proprio su questo che consiglio di lavorare. Così come sul costo di lavorazione. La trasparenza, il coraggio e il confronto sono imprescindibili per sostenere l’andamento positivo che si è verificano in questi ultimi mesi. Dovremmo inoltre premiare di più la qualità, adeguandoci ad esempio, con un certo tipo di alimentazione degli animali, di gestione e di lavorazione del prodotto. Così da ottenere un pagamento “qualità”. Fondamentale infine è rispondere in modo adeguato alle esigenze del mercato; dovremmo investire di più nella sicurezza, nella sostenibilità, nel benessere animale e nell’integrazione di filiera. Oltre che su strutture nuove».
«Tradizione, aggregazione e comunicazione»
«Dobbiamo valorizzare le nostre tradizioni se vogliamo continuare così – ha sottolineato Enrico Cerri, presidente Prosus -. Sinergia e aggregazione inoltre sono elementi fondamentali per difenderci dagli attacchi interni. Più comunicazione e alleanza con le associazioni dei consumatori. Fondamentale è anche l’apertura dei mercati esteri».
Infine, dichiara Cerri «dobbiamo lottare contro la disinformazione e il fronte mediatico alimentato dal veganesimo».
«Dobbiamo puntare a Hong Kong»
Dobbiamo puntare sul made in Italy. Questo il consiglio di Nicola Levoni, presidente Assica. «I mercati esteri ricercano i nostri prodotti. Ora speriamo nelle esportazioni di salumi verso Hong Kong, un mercato dal potenziale enorme (che per ora vale solo 5 milioni di euro)».
«Dobbiamo dare voce a tutta la filiera»
«Oggi non si può più ragionare in termini di singoli anelli – ha dichiarato Alberto Allodi, presidente di Assalzoo – dobbiamo dare voce alle nostre eccellenze, ma in modo interprofessionale, dando voce all’intera filiera».
Contro la disoccupazione
«Per rendere strutturale questa favorevole situazione di mercato dovremmo fare in modo che il mercato interno funzioni bene, combattendo contro la disoccupazione che ha portato il potere di acquisto delle famiglie a calare in modo spaventoso», questa l’opinione di Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori.
«L’aumento dell’esportazione sarà possibile solo eliminando la contraffazione che troppo spesso coinvolge i nostri prodotti. E per questo è necessaria un’intermediazione valida. Infine, la traccibilità, diritto fondamentale di conoscenza per il cittadino, deve essere garantita lungo tutto la filiera».
«Il reddito va tutelato»
«Oggi noi abbiamo la necessità di rendere stabile una tendenza – ha spiegato Gianni Fava, assessore Agricoltura Regione Lombardia -. Cosa si può fare in prospettiva? Intanto prendere atto che tutte le forme di assistenza al mercato sono poco incisive e che non si vive di soli contributi. In secondo luogo, bisogna cominciare a pensare che anche in questo comparto servono forme che tutelino il reddito nei periodi difficili di mercato se vogliamo sostenerlo, ovvero forme di assicurazione. Infine, è fondamentale investire sulla promozione».
Leggi l’articolo completo di box, grafici e tabelle sulla Rivista di Suinicoltura n. 11/2016
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