Anche per la vendita al macello dei capi bovini e suini arriva l’aumento di compensazione Iva. Con un emendamento alla Legge di stabilità 2016 (a firma Oliverio e Guidesi), poi approvato definitivamente, cambiano le aliquote di compensazione dell’imposta sul valore aggiunto. In particolare, per la vendita dei capi bovini si passerà dall’attuale 7% al 7,7%, mentre per la vendita dei suini l’incremento sarà dal 7,3% all’8%.
È chiaro che non si tratterà di cifre eclatanti, il ministero delle Politiche agricole calcola in circa 20 milioni il valore complessivo dell’operazione, che saranno di fatto spalmati sull’intera platea di bovinicoltori e suinicoltori. Però si tratterà, quando la norma verrà applicata a partire dal 2016, di denaro vero e immediatamente disponibile nelle casse degli allevatori.
Questo grazie al meccanismo peculiare del regime speciale dell’Iva in agricoltura. Quando infatti un’azienda agricola vende il proprio prodotto (nel caso specifico capi da macello bovini o suini, ma anche latte, cereali, foraggi e così via) emette normale fattura esponendo l’imposta sul valore aggiunto stabilita per quella tipologia di prodotto.
Se si trattasse di un regime Iva normale, quella cifra esposta e quindi incassata verrebbe successivamente versata all’Erario, una volta detratta l’Iva pagata sull’acquisto dei fattori di produzione. Un regime del genere comporterebbe però l’impegno della tenuta di una regolare contabilità di entrate e uscite. Proprio ciò che si vuole evitare agli agricoltori offrendogli il regime speciale. Non tenendo una contabilità non si può però calcolare l’Iva in detrazione.
E allora il regime prevede delle aliquote, fissate prodotto per prodotto, di compensazione forfettaria rispetto all’Iva sul venduto. Proprio quelle aliquote che ora vengono innalzate permettendo all’agricoltore di trattenere in cassa una parte maggiore di Iva. Spieghiamo meglio questo meccanismo con un esempio.
Poniamo il caso di un allevatore (di bovini o suini) che vende a un macellatore capi vivi per un valore di 10.000 euro (una cifra tonda che facilita il calcolo). Il nostro allevatore emetterà dunque fattura per un ammontare complessivo di 11.000 euro (10.000 euro dalla vendita + 1.000 di Iva, che la legge fissa al 10% sia per bovini che suini).
L’Iva incassata, pari a 1.000 euro, dovrebbe essere versata allo Stato ma scatta la compensazione forfettaria fissata, per il 2015, al 7% nel caso dei bovini e del 7,3% nel caso dei suini.
Ciò significa che 700 euro in caso di bovini e 730 euro in caso di suini, rimangono nelle casse dell’azienda agricola come compensazione dell’Iva pagata sulle spese di produzione. Dunque a partire dal 2016 le aliquote di compensazioni saliranno al 7,7% per i bovini e al 8% per i suini; e per queste stesse vendite, all’allevatore del nostro esempio rimarranno in cassa 770 euro in caso di bovini e 800 euro in caso di suini.
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