Commissione unica nazionale (Cun), redditività, segmentazione della produzione, valorizzazione dei tagli freschi. Queste le principali problematiche emerse dal bilancio 2015 stilato da Lorenzo Fontanesi, presidente di Unapros - associazione che riunisce Opas, Assocom, Asser, Aps Piemonte e Suinmarche – e che richiedono una particolare attenzione nell’anno nuovo.
La Cun non raggiunge un accordo
«La Cun è ripartita, ma sta funzionando a singhiozzo - spiega Fontanesi -. Infatti, benché sia stato approvato un nuovo regolamento che prevede l’inserimento di tre esperti di deputazione, rappresentanti, rispettivamente, della parte agricola, di quella industriale e un terzo estraneo alle parti, questi esperti non sono ancora stati individuati».
Precisa Fontanesi: «La parte agricola ha fatto il proprio nome, ma da Assica non è ancora giunto il responso di una decisione. La Cun, che dal 22 ottobre scorso ha ripreso a riunirsi, resta attualmente in uno stato di difficoltà, in quanto è incapace di raggiungere con costanza un accordo sul prezzo, che nel mese di dicembre, ad esempio, non è stato sottoscritto. La situazione continua a rimanere in stallo, con effetti deleteri su tutto il comparto suinicolo».
Il bilancio 2015 è negativo
Per quanto riguarda il bilancio del comparto nell’anno appena concluso commenta Fontanesi: «Nel 2015 abbiamo assistito ad un andamento peggiorativo del settore suinicolo rispetto all’anno passato, che comunque, a sua volta, non era stato affatto positivo. A fronte di una diminuzione dei costi degli alimenti e di un calo del costo del ristallo per gli ingrassatori, il prezzo di vendita è comunque sceso. Questo calo si è rivelato proporzionalmente molto maggiore rispetto al calo dei costi. Ripercussioni di tale situazione si sono avute sia per chi vende suinetti, sia per chi vende suini grassi».
Sovrapproduzione come causa
Il problema principale a cui imputare questa perdita di marginalità è quello della sovrapproduzione, spiega Fontanesi.
Ma come è potuto accadere? «A fronte di una ripresa dei prezzi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni - risponde il presidente di Unapros - la produzione europea, Spagna in testa, ha ripreso ad aumentare. Se a questo aggiungiamo elementi come l’embargo russo e la concorrenza di Stati Uniti e Sud America, che a loro volta stanno aumentando la produzione, possiamo comprendere come la situazione sia alquanto delicata».
È proprio su Stati Uniti e Sudamerica (Brasile in particolare) che Fontanesi punta il dito: «Se nel 2015 la concorrenza di questi Paesi non si è fatta sentire, si tratta di un’ulteriore difficoltà che dovremo affrontare nel 2016, nel lungo periodo. Sarà una scommessa per l’Europa, che dovrà puntare e investire sui propri prodotti di qualità, differenziandoli dalle altre produzioni».
Cosa significa per l’Italia?
«Ovviamente - prosegue Fontanesi - pensiamo che la Dop italiana sia in prima fila tra i prodotti di qualità. Proprio l’intrapresa di questa strada è la strategia, sorretta a sua volta da una programmazione della produzione, da organizzare in base agli sbocchi di mercato».
A giugno scorso, questa strategia, ovvero una segmentazione della produzione che tenesse conto delle esigenze dei diversi mercati, interno ed estero, differenziati a loro volta a seconda delle propensioni dei diversi tipi di consumatore, era a pochi passi dal diventare realtà.
Segmentare la produzione
«Poco prima dell’insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione del Consorzio del prosciutto di Parma - ricorda Fontanesi - Unapros era stata contattata, insieme con gli altri rappresentanti del settore produttivo (tra cui l’Oi - Organizzazione interprofessionale del gran suino italiano, le Op -organizzazioni di prodotto - e Assica), da parte del direttore del Consorzio, Stefano Fanti. Fu proprio lui a rendere noto il proposito di ragionare sull’urgenza di segmentare la produzione di prosciutto, alla luce delle esigenze differenziate che oggi presentano i diversi mercati, interno ed estero, e, nell’ambito di questi mercati, le varie fasce di consumatori».
Per sviluppare le opzioni di realizzazione della segmentazione della produzione, il Consorzio del prosciutto di Parma avrebbe dovuto incaricare la Commissione interprofessionale consortile (Cic), che di prassi è costituita da cinque allevatori, cinque macellatori e cinque stagionatori. L’ultima parola sarebbe spettata al Consorzio stesso, decisore istituzionale ultimo.
«Ad oggi però - prosegue Fontanesi - questa programmazione non ha avuto sviluppi. È vero che il mercato del prosciutto Dop si è ripreso, ma è anche vero che tra un anno dovremo confrontarci con quelle stesse cosce che oggi stiamo mettendo a stagionare a prezzi alti. Questo per dire che anche quando il mercato sta andando bene, non ci si può sedere sugli allori. Anzi è proprio in quel momento che andrebbero fatti interventi strutturali sulla filiera».
E i tagli freschi?
Altra questione ancora non definita è la valorizzazione dei tagli freschi del suino. «Al momento – risponde Fontanesi - rimangono al palo il progetto Sqn (Sistema di qualità nazionale) e il progetto San Daniele, che hanno connotazioni diverse, ma che potrebbero raggiungere lo stesso obiettivo. Speriamo nel futuro».
In conclusione, «La crisi strutturale rimane. E tra un anno, ahimè, se non diamo gambe alle parole, temo che ci troveremo a ridiscutere degli stessi problemi di oggi».
LE PROSPETTIVE PER IL 2016
La costituzione di una vera e propria interprofessione, è l’auspicio che esprime per il 2016 Lorenzo Fontanesi, presidente di Unapros. «Nel corso degli ultimi anni abbiamo cercato di costituire un’interprofessione in diversi modi – spiega Fontanesi -; tuttavia, vuoi per mancanza di volontà, vuoi per la preminenza di certi interessi, vuoi per altri motivi ancora, non siamo mai riusciti a rendere questa interprofessione operativa. A questo punto, però, uno sforzo va fatto».
Se così non sarà, prosegue il numero uno di Unapros «la suinicoltura italiana rischia di intraprendere molto presto un processo di lenta e agonizzante estinzione. Il trend di peggioramento dello stato del settore suinicolo che stiamo vivendo oggi è iniziato circa otto anni fa, e da tre/quattro anni a questa parte si è ulteriormente acuito. Questo trend ha portato la suinicoltura del nostro Paese e la Dop al rischio attuale di implosione».
È necessario un coordinamento forte
Per rendere realtà l’auspicio dell’interprofessione, Fontanesi ribadisce, ancora una volta, come sia indispensabile un coordinamento forte. «Che può essere rappresentato o dalla politica o dagli operatori. La prima dovrebbe farsi traghettatore della filiera assumendo una posizione precisa. I secondi dovrebbero farsi un esame di coscienza e accelerare i tempi per costruire un tavolo di filiera».
La strategia di azione
Per Fontanesi oggi sono presenti troppi soggetti in campo, «motivo per cui il mezzo della mediazione non funziona, tanto più che le istituzioni tendono a voler sempre accontentare tutti, una “strategia” che non trova efficacia portando il sistema allo stallo. Meglio, piuttosto, intraprendere una certa strada e provare a percorrerla nel tentativo di costruire qualcosa di nuovo e di concreto; qualora questa non funzionasse si potrebbe sempre tornare indietro».
La richiesta della costituzione dell’interprofessione, Unapros la avanza ormai da tempo: «Se questa strada non si rivelerà efficace», precisa il presidente, «si potrà pensare a qualcos’altro. Ma una cosa è certa: in un momento così difficile non si può temporeggiare».
Da chi dovrebbe partire l’iniziativa?
«Ancora una volta dal ministero - risponde Fontanesi -; il quale però non esaurirebbe la propria funzione nell’attivare l’operazione, avendo anche, in quanto coordinatore, il compito di capire come stanno andando le varie tappe del progetto, affinché esso diventi operativo».
Se non potesse essere il ministero, quali altri enti dovrebbero o potrebbero assumere questo ruolo e questa responsabilitа?
«Potrebbe essere – afferma Fontanesi - la parte agricola o quella industriale. Ma il ministero dovrebbe comunque sempre intervenire».
Dunque, conclude il presidente di Unapros, «la nostra posizione è ancora una volta quella di sollecitare con fermezza la politica, e nella fattispecie il ministero, a riprendere la propria funzione».
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