Non solo e non tanto la diminuzione della produzione di suini in Italia. Dietro al momento positivo che sta vivendo il mercato del settore c’è anzitutto l’aumento delle importazioni da parte della Cina. Proprio per questo gli allevatori suinicoli non devono sedersi sugli allori, tenendo presente che i motivi di questo buon periodo sono indipendenti da noi. La pensa così Lorenzo Fontanesi, presidente di Unapros, l’associazione che riunisce Opas, Assocom, Asser, Aps Piemonte e Suinmarche, per una produzione annuale vicina ai 2 milioni di suini, pari a oltre il 20% del totale nazionale.
Spiega più in dettaglio Fontanesi: «Personalmente crediamo che il prezzo che ha raggiunto oggi il suino in Italia (fino a 1,70 euro/kg) non sia esclusivamente il frutto di una diminuzione della produzione nazionale, anzi pensiamo che questa condizione influisca solo in parte. La motivazione decisiva va individuata in un mercato asiatico – in primis la Cina - che ha fallito nella sua volontà di realizzare una politica di autoapprovvigionamento, trovandosi a dover importare la materia prima dalla parte occidentale dell’emisfero. I dati parlano chiaro: nel primo semestre del 2016 la Cina ha aumentato le importazioni dall’Unione europea per una quota pari al 54%».
Secondo il numero uno di Unapros, dunque, la svolta è da imputare allo sblocco dei nuovi mercati, i quali avrebbero assorbito il surplus di produzione europea proprio in un momento in cui questa era in aumento. «Anche il nostro Paese, dal canto suo – aggiunge il presidente - sta esportando alcuni tagli di carne, per lo più i meno nobili, che qui da noi sono svalutati o comunque non vengono valorizzati».
Cosa aspettarsi dal prossimo futuro
Cosa ci dobbiamo aspettare dunque dal prossimo futuro? Risponde Fontanesi: «Tentare una previsione su come andrà in futuro il mercato per questo settore è difficile, così come fare qualunque altra previsione. Certo è che ormai la Cina ha consolidato un rapporto commerciale con l’Europa e per questo ci aspettiamo che non si verifichino crolli improvvisi. La cautela è una sola: stare in allerta affinché non si rompano questi equilibri che si sono creati». E poi aggiunge: «Sicuramente, dal canto nostro, non dobbiamo illuderci e ricominciare ad aumentare la produzione. Lo abbiamo già visto nel settore del latte: una volta che i prezzi erano buoni è aumentata la produzione e questo ha rappresentato un vero e proprio boomerang».
Non manca una sorta di autocritica: «Ho il rammarico – commenta il presidente dell’associazione - che buona parte di questo miglioramento del mercato lo stiamo vivendo come luce riflessa e che non siamo noi i protagonisti di questa ripresa. Ma la buona notizia c’è. Proprio il 27 settembre, a conclusione delle intense negoziazioni tra il Governo italiano e le Autorità di Pechino, l’Ambasciata italiana in Cina ha formalizzato al ministero della Salute la decisione della General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine” (Aqsiq) di riconoscere l’indennità da malattia vescicolare della macroregione del Nord. Questa decisione rappresenta il passaggio fondamentale che ci mancava per procedere ai prossimi passi nella trattativa con le autorità cinesi per l’apertura del mercato alle carni suine fresche e ai prodotti a breve stagionatura. Ci complimentiamo con Assica che si è adoperata per questo accreditamento e auspichiamo che tale operazione possa portare a un consolidamento delle nostre aziende sul mercato cinese».
La costituzione della macroregione é un tema di cui da alcuni anni si parla, tanto che la stessa Assica ha tentato di mettere in porto un accreditamento territoriale limitato alle regioni del nord che non presentano questa malattia.
«È importante capire le cause del buon andamento»
E prosegue: «Oggi stiamo vivendo questo momento positivo del mercato ed è giusto che ce lo godiamo, auspicando che continui. Tuttavia non sarà risolutivo di tutti i nostri problemi, soprattutto di quelli che sono stati alla base della crisi di questi anni. Dunque, sarà fondamentale compiere un atto di modestia, ammettendo che questo momento non dipende solo da noi. Anche perché, se è vero che quando tutto va male è facile criticare e condannare, quando tutto va bene, si rischia di peccare di memoria corta. In altre parole, è giusto analizzare quando le cose vanno male, ma anche e soprattutto quando vanno bene, al fine di capire quali sono le cause del buon andamento e di conseguenza di tenere alta l’attenzione sulle problematiche esistenti. Gli altri Paesi sanno che quando gira l’economia, gira anche tutto il resto, perciò non mettono i bastoni tra le ruote. In Italia spesso la macchina organizzativa si complica terribilmente con zavorre talora del tutto inutili, se non dannose.».
E conclude il presidente di Unapros: «Al momento tra gli allevatori regna un clima di ottimismo. Forse il rischio è quello di dimenticare ciò che abbiamo penato fino a oggi. Bisognerebbe cercare di lavorare con un po’ più di gradualità. L’auspicio, in generale, è quello di un maggiore coordinamento che garantisca più stabilità ai prezzi».
Leggi l’articolo completo sulla Rivista di Suinicoltura n. 10/2016
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