Le ricerche condotte sull’impiego di arricchimenti ambientali, soprattutto paglia, nell’allevamento del suino convergono verso la stessa evidenza, ovvero che gli effetti positivi sul benessere sono molti, con animali più impegnati in attività di esplorazione e meno in interazioni aggressive e comportamenti distruttivi. Nel caso delle scrofe, la paglia fornisce anche un ottimo substrato per la costruzione del nido prima del parto e dà quindi un ulteriore beneficio agli animali.
L’uso di un buon materiale di arricchimento favorisce il comportamento naturale, aumenta la plasticità del cervello, modifica positivamente la risposta dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (che determina la reazione allo stress) e riduce la metilazione dei geni nell’ippocampo e nella corteccia frontale (con effetti positivi su memoria e apprendimento). Da un punto di vista cerebrale, gli animali che ricevono un buon arricchimento ambientale hanno un cervello più pesante e con più ramificazioni dendritiche, cosa che ne migliora le capacità cognitive. Al contrario, gli animali allevati in ambienti poveri di stimoli, sono più stressati e questo stress si riflette anche in un peggioramento delle capacità cognitive, dell’apprendimento e della memoria.
Inoltre, l’impossibilità di manifestare comportamenti naturali induce gli animali a soddisfare questi bisogni in maniera alterata (magari senza scopo o senza substrato adatto), facendo insorgere quelle che si chiamano stereotipie che sono uno dei più evidenti segnali di scarso benessere in allevamento.
Il benessere alla nascita dipende da quello della scrofa?
Fino a questo punto è chiaro che nei suini l’arricchimento ambientale giochi un ruolo decisivo e positivo sul benessere, ma come questa condizione possa a sua volta determinare un effetto positivo sulla prole già prima della nascita è ancora in fase di studio.
Nei mammiferi, la gestazione è un periodo determinante nel modellare lo sviluppo futuro della prole: le esperienze vissute dalla madre e l’ambiente uterino hanno infatti la capacità di preparare i suinetti all’ambiente in cui nasceranno. Questo avviene secondo quella che in inglese si chiama thrifty phenotype hypothesis, ipotesi del fenotipo risparmiatore. In parole semplici, l’ambiente in cui è allevata la scrofa durante la gestazione influenza molti parametri della nidiata futura, in modo che questa sia il più possibile adattata all’ambiente in cui si troverà. A esempio, scrofe affamate durante la gestazione avranno nidiate più aggressive, questo perché in un ambiente competitivo per le risorse alimentari l’aggressività è sicuramente un tratto utile per garantirsi l’accesso al cibo.
Secondo questo meccanismo anche la reattività emozionale, la risposta agli eventi stressanti e le capacità cognitive possono essere modificate dagli eventi vissuti nella vita prenatale e neonatale. Lo stress prenatale non dà necessariamente origine a eventi patologici, ma sicuramente comporta un eccesso di glucocorticoidi che provengono dall’utero della madre. I glucocorticoidi e soprattutto il cortisolo sono importanti ormoni dello stress negli adulti, ma il loro impatto sul feto è molto più ampio e dipende dall’epoca di esposizione, dalla sua severità e durata. Alla fine della gestazione, il cervello del feto ha recettori per i glucocorticoidi funzionanti, i quali possono essere modificati dallo stress vissuto dalla madre, inducendo effetti negativi. Inoltre, sempre a fine gestazione, le ghiandole dei feti possono produrre cortisolo se la vita intrauterina è particolarmente stressante, come nei casi di ipossia e ipoglicemia.
L’importanza dell’arricchimento nell’ultimo terzo di gestazione
Uno studio condotto in Brasile nel 2019 (Tatemoto et al., 2019) ha voluto investigare proprio l’effetto della paglia sulla prole, se questa viene garantita alla scrofa nell’ultimo mese di gestazione. I ricercatori hanno proprio confermato, tra i vari risultati, che i suinetti nati da scrofe allevate in un ambiente senza arricchimenti erano più aggressivi ed esploravano i compagni con maggiore intensità con il naso (nosing), comportamento che a sua volta può innescare aggressività. Questi stessi suinetti avevano anche concentrazioni di cortisolo salivare superiori a quelle dei suinetti nati da madri con arricchimenti ambientali. Nelle madri, il cortisolo salivare prima che un gruppo ricevesse l’arricchimento ambientale era uguale, mentre nelle analisi successive le madri su paglia avevano dei livelli inferiori di cortisolo soprattutto nella raccolta di saliva pomeridiana, che è quella non influenzata dai ritmi circadiani della giornata. Il cortisolo nella placenta era invece uguale in entrambi i gruppi di scrofe, segno che la placenta protegge attivamente i feti grazie a un meccanismo per cui il cortisolo viene inattivato e trasformato in cortisone.
Tuttavia, il fatto che l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene dei suinetti nati da madre allevate in ambienti privi di stimoli fosse alterato, significa che comunque lo stress delle madri è in grado di raggiungere la prole attraverso altre strade. Molto interessante è l’osservazione secondo cui nelle nidiate nate da madri con arricchimenti ambientali, le femmine avevano meno paura nell’esplorazione di un ambiente nuovo rispetto ai suinetti di sesso maschile. I ricercatori, infatti, spiegano che la protezione che la placenta garantisce dal cortisolo è maggiore per le femmine, in modo che queste siano protette dallo stress anche nella futura vita da adulte.