Per troppo tempo l’acqua, in allevamento suinicolo, è stata trascurata, divenendo così “l’alimento dimenticato”. Ci si è sempre concentrati sul mangime, ritenendolo l’unica fonte energetica importante per i nostri animali allevati e considerando l’acqua come parte di alcuni nutrienti, ma mai come un alimento a sé stante.
Basti pensare che l’acqua è coinvolta in tutte le funzioni organiche e che costituisce il 70% della massa di un suino adulto; essa è inoltre coinvolta in importantissime funzioni come la correzione della temperatura corporea, la produzione di latte nelle scrofe, il mantenimento dell’equilibrio acido/base e tante altre.
Negli ultimi anni le cose sono cambiate, sicuramente anche per la pressione esercitata dalla normativa vigente, che obbliga la presenza di abbeveratoi in tutte le fasi di crescita, siano scrofe, suinetti o suini all’ingrasso, indicando anche il numero di accessi all’acqua per numero di animali. Ma anche le limitazioni dell’utilizzo delle pre-miscele medicate nel mangime hanno portato a spostare l’uso delle medicazioni in acqua con antibiotici solubili e in ultimo, in ordine temporale, la spinta verso una riduzione dell’uso del medicato e della recente eliminazione dell’uso dell’ossido di zinco, sta portando gli operatori coinvolti nel settore, a riconsiderare come fattori critici, aspetti che un tempo venivano trascurati e tra questi l’acqua è uno dei principali.
Per ciò che riguarda la potabilità dell’acqua (in particolare per il consumo), è di riferimento la direttiva CEE 98/83 (1998) e sue successive modifiche.
Caratteristiche dell’acqua di bevanda
I parametri che caratterizzano l’acqua sono classificabili in:
- Microbiologici
- Fisici
- Chimici
Se ne potrebbe aggiungere un terzo, altrettanto importante, ossia la modalità con cui l’acqua viene erogata; molto spesso, quando si visita un allevamento, capita di riscontrare anomalie riguardo la distribuzione dell’acqua, come pressioni troppo alte o al contrario troppo basse per quella fase di vita del suino: un suinetto appena svezzato faticherà ad assumere acqua se la pressione è troppo alta, al contrario una scrofa in lattazione, farà fatica a raggiungere la quantità di acqua che necessita giornalmente, se la pressione è troppo bassa e riduce la portata dell’abbeveratoio in modo importante. Allo stesso modo, capita di osservare una scelta di abbeveratoio inadeguata, troppo voluminosi per suinetti appena svezzati oppure avvitati in posizione rovesciata, i quali non consentono al suino di far fuoriuscire acqua appoggiando il palato sull’ugello. Sono diversi gli accorgimenti da adottare, perché anche in presenza di una qualità ottima, se la distribuzione dell’acqua non è adeguata, gli animali non riusciranno a soddisfare i loro fabbisogni e una medicazione in acqua non sarebbe altrettanto efficace.
Parametri microbiologici
Un’elevata concentrazione microbica può essere sinonimo di cattiva coibentazione del pozzo (es. E. Coli, Enterobacter, Klebsiella). Cariche totali fino a 100.000 batteri totali/ml non pregiudicano la qualità dell’acqua.
Il calore umido presente nelle porcilaie, specialmente le alte temperature ambientali presenti in svezzamento e la bassa assunzione di acqua da parte dei giovani animali, rappresentano le condizioni ideali per lo sviluppo di microorganismi (alghe e batteri) in un flusso lento di acqua calda. Un’elevata contaminazione batterica dell’acqua di bevanda può ridurre i tassi di crescita, ridurre l’assunzione di mangime e provocare patologie enteriche a seconda del tipo e della gravità di contaminazione.
Parametri chimici
Parlando di alcuni parametri chimici, si può dire che la durezza che caratterizza l’acqua di abbeverata non rappresenta un problema per le performance e la salute del suino; è comunque importante conoscerla quando si richiede un’analisi chimica, in quanto durezze troppo elevate possono formare depositi all’interno dell’impianto idraulico, inattivare ad esempio alcuni farmaci (come le tetraciclcine) e in generale portare ad un più rapido deterioramento delle attrezzature.
Il ferro, se eccessivo, può promuovere la crescita di alcuni batteri; i cloruri sopra a 500 ppm possono determinare sapore salmastro, ridurre l’assunzione e causare diarrea; i solfati a livelli maggiori di 7000 ppm possono determinare diarrea per effetto lassativo; una concentrazione elevata di nitrati può indicare una contaminazione della falda o esagerate concimazioni; livelli elevati di nitriti sono preoccupanti, in quanto determinano disfunzioni tiroidee, alterano il metabolismo delle vitamine, conducono a steatosi epatica e danni renali.
Concludendo con i parametri fisici, l’acqua si caratterizza per colore, odore, sapore e limpidezza ed essa deve presentarsi inodore, insapore e chiara.
Trattamenti dell’acqua
L’acqua può avere dei problemi già all’origine, legati alla contaminazione dei pozzi, ma anche un’acqua di acquedotto o un’acqua incontaminata alla fonte può arrivare alla bocca degli animali alterata da contaminazioni batteriche. È fondamentale conoscere le caratteristiche microbiologiche e chimico-fisiche dell’acqua di ogni allevamento, al fine di salvaguardare al meglio la salute e le performance dei nostri animali e possibilmente ripetere le analisi un paio di volte l’anno, in quanto le condizioni di salubrità dell’acqua possono variare nel corso del tempo.
Per questi motivi è molto importante impostare un programma di trattamenti per mantenerne alta la qualità.
Esistono numerosi prodotti che aiutano a tenere sotto controllo i microorganismi, di seguito se ne descrivono alcuni.
Perossido di idrogeno
Il perossido di idrogeno (H2O2) è un ossidante e sanitizzante molto forte. Ha la caratteristica di avere una stabilità limitata (potenzialmente non avrebbe un potere ossidante fino alla fine della linea di abbeveratoi), a meno che non siano prodotti altamente professionali, i quali sono stabilizzati e potenziati, ma molto costosi. Il perossido di idrogeno rimane comunque il miglior prodotto per rimuovere efficacemente il biofilm che si forma all’interno delle tubazioni.
Per effettuare una pulizia della linea di abbeverata a capannone vuoto, si suggeriscono i seguenti dosaggi:
10-30 l di prodotto/1000 l di acqua
Attenzione: i dosaggi sono indicativi e dipendono dalla ditta produttrice
Si consiglia di riempire le linee di abbeverata, di lasciare agire per 24-48 h e risciacquare poi con acqua pulita. Le istruzioni per l’uso devono essere seguite attentamente, in quanto durante l’applicazione del prodotto si forma del gas, che aumenta la pressione nelle condutture dell’acqua.
A dosaggi inferiori, il perossido di idrogeno può anche essere usato in presenza di animali nel capannone.
Prodotti a base di cloro
I prodotti a base di cloro sono disinfettanti, il cloro libero a 3-5 ppm di residuo raggiunge una capacità pari al 100% di uccisione di batteri coliformi.
Se i batteri vi sono esposti per un periodo di tempo insufficiente o a livelli inferiori a quelli riportati, possono ancora essere in grado di sopravvivere e persistere nell’acqua. Sono disponibili diverse forme di cloro per il trattamento dell’acqua.
I prodotti clorati sono tra i prodotti più frequenti ed efficaci tra quelli utilizzati per la sanificazione continua dell’acqua di bevanda. Quando il cloro (Cl) in qualsiasi forma, viene introdotto in acqua, forma cloro libero (HOCl), il quale è un ottimo battericida:
Cl2 (cloro gassoso) + H2O (acqua) → HOCl (cloro libero) + HCl (acido cloridrico)
Altro esempio:
NaOCl (ipoclorito di sodio o candeggina) + H2O ↔ HOCl (cloro libero) + NaOH-
Ci sono due forme di cloro libero:
- In acqua, esiste un equilibrio tra le due forme di cloro libero:
HOCl + H2O → H3O+ + OCl-
- Acido ipocloroso (HOCl): azione veloce, 80-100 volte più efficacie dello ione ipoclorito
- Ione ipoclorito (OCl-): bassa azione sanitizzante
Il cloro libero, tuttavia, si combina facilmente con i materiali organici presenti nell’acqua per formare composti di cloro combinati, chiamati clorammine, che sono degli scarsi battericidi. Quindi, la presenza di materiale organico nella linea di abbeverata riduce la quantità di cloro libero disponibile per avere una buona azione sanitizzante.
L’equilibrio tra HOCl ß-à OCl- è pH dipendente. Infatti:
- A pH 7,5, HOCl e OCl- sono in equilibrio in acqua (in rapporto 50:50, sono presenti tanto HOCl quanto OCl-)
- Abbassando il livello di pH (attraverso l’acidificazione dell’acqua) aumenta la percentuale di HOCl
- A valori di pH più elevati, sono invece presenti più ioni (OCl-)
Acidificanti
È importante ricordare che gli acidificanti non sono sanificanti, ma grazie alla loro capacità di ridurre il pH dell’acqua, rendono l’ambiente sfavorevole per la crescita di batteri patogeni.
I batteri patogeni lottano per sopravvivere a pH < 4. Obiettivo quindi di una buona acidificazione dell’acqua è arrivare a pH 3.8.
Parlando di acidificanti, è opportuno fare una distinzione tra acidi organici e acidi inorganici.
Gli acidi organici contengono uno o più atomi di carbonio (“C”), mentre gli acidi inorganici no.
Entrambi possono ridurre il pH dell’acqua, ma sono differenti sotto diversi aspetti..
L’utilizzo di acidificanti in acqua, per quanto sia una buona pratica da attuare in tutte le fasi di vita del suino, diventa prioritaria e necessaria nella fase successiva allo svezzamento.
La percentuale di acido cloridrico nello stomaco dei suinetti è in funzione della loro età e la sua massima produzione viene raggiunta solamente intorno alle dieci settimane di vita, molto tempo dopo rispetto allo svezzamento. La pepsina (enzima digestivo delle proteine) è più attiva a pH compreso tra 2.5 e 3.5. Fornendo all’animale un’acqua acidificata, non solo si attua un controllo sulla qualità stessa dell’acqua, ma si esercita un’azione anche nello stomaco del suino, favorendo una migliore digestione e un miglioramento della salute intestinale.
Quando si utilizzano degli acidificanti in acqua bisogna seguire delle accortezze, per garantire la migliore efficacia del prodotto che si sta utilizzando senza inficiare quella di altri, come ad esempio farmaci:
- Combinazione con vaccini e antibiotici: l’associazione degli acidificanti per acqua e i vaccini non è possibile e l’associazione con antibiotici è comunque sconsigliata, in quanto la loro compatibilità dipende da una stabilità chimica e fisica
- Assicurarsi sempre, quando si utilizza un acidificante, che la linea di abbeverata sia pulita e non sia intasata da biofilm, in quanto il rischio è quello di trovare tutti gli abbeveratoi otturati
- Le linee idriche e le attrezzature devono essere resistenti agli acidi; pertanto, non devono essere usati in presenza di linee di abbeverata datate e in ferro.
- Il target di pH da raggiungere è molto importante; se il pH non viene abbassato a sufficienza (ad es. in caso di acqua ad elevata alcalinità/effetto tampone), i microorganismi continuano a proliferare se non vengono prese altre misure come la clorazione. Se invece il pH viene ridotto eccessivamente (ad es. in caso di acqua con bassa alcalinità/bassa capacità tampone o sovradosaggio accidentale di acidi inorganici), gli animali possono ridurre l’assunzione di acqua.
Ma gli acidificanti possono quindi essere utilizzati con prodotti a base di cloro? La risposta è sì, gli acidificanti e i prodotti a base di cloro si completano a vicenda, anche se per avere la migliore efficacia, vanno rispettate delle regole nell’applicazione. Ad esempio, prima va applicato il prodotto a base di cloro, poi l’acidificante e i due non vanno mai mescolati direttamente insieme, perché si svilupperebbe per reazione chimica, gas di cloro tossico.
Va ricordato che la clorazione ha un effetto igienico e sanificante unicamente sull’acqua, non genera alcun effetto sull’animale, mentre gli acidificanti organici hanno molteplici azioni, come la riduzione e stabilizzazione del pH dell’acqua e il miglioramento della digestione e supporto dell’equilibrio microbico.
Va ricordato che è sempre fondamentale mantenere pulito il sistema di distribuzione dell’acqua; tra un gruppo di animali e l’altro, l’intero sistema di distribuzione dell’acqua dovrebbe essere accuratamente pulito e igienizzato (utilizzando, come detto, perossido di idrogeno o prodotti a base di cloro, rispettando il tempo di esposizione di 24-48 h). Va ricordato di igienizzare anche i serbatoi di raccolta dell’acqua, talvolta dimenticati, in quanto rappresentano un’importante e possibile fonte di contaminazione. È fondamentale la rimozione frequente del biofilm che si crea all’interno della linea idrica, il quale non è altro che una comunità architettonicamente complessa di batteri, lieviti e funghi (=melma). Può anche compromettere l’effetto di vitamine, vaccini e farmaci somministrati attraverso l’acqua e può andare a ridurre la portata dell’acqua, fino a bloccare gli abbeveratoi.
Per concludere, la regola base è che se l’acqua è adatta al consumo umano, allora lo è anche per gli animali che alleviamo.
La salubrità dell’acqua è un altro mattone necessario e fondamentale per la creazione di un ambiente sano nel quale allevare i nostri animali e un aspetto nutrizionale basilare, senza il quale risulterebbe impossibile raggiungere delle buone performance e una buona salute animale, specialmente in un’era di profondo cambiamento per l’allevamento suino, un’era dove non è più possibile abusare di antibiotici in profilassi, per “coprire” errori manageriali che non sono più accettabili.