Probiotici al suinetto per favorire l’eubiosi

probiotici
Paolo Trevisi
Somministrati sotto scrofa, in fase pre e post svezzamento, i probiotici garantiscono effetti benefici per la salute dell’intestino del suino

«Il benessere, la salute e le performance degli animali si basano anche su un’alimentazione mirata con l’obiettivo finale di ottenere l’equilibrio della microflora intestinale». È quanto affermato da Paolo Trevisi, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, in occasione del webinar “Strategie nutrizionali per ridurre l’uso di antibiotici in suinicoltura” organizzato dalla Rivista di Suinicoltura lo scorso 8 giugno.
Focus della sua relazione è stato l’impiego di probiotici in suinicoltura e in particolare quali gli effetti che questi elementi hanno sulla salute del microbiota intestinale.
«L’uso degli antibiotici è un problema per la suinicoltura nazionale – ha spiegato l’esperto -, ed è per questo che, oggi più che mai, è richiesto l’impegno di tutti gli stakeholders del settore per ridurre l’impiego di questi farmaci».

«In un recente progetto finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e portato avanti dall’Università di Bologna insieme all’istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna – ha aggiunto Trevisi – si è voluto procedere con la quantificazione degli antibiotici impiegati negli allevamenti regionali negli anni 2016-2018. In occasione di questo lavoro, il nostro gruppo di ricerca, in sinergia con allevatori e veterinari aziendali, si è impegnato al fine di ridurre l’impiego di antibiotici all’interno degli allevamenti oggetto di studio. Tra i risultati più performanti è stato possibile rilevare una riduzione consistente sia delle polimixine (eliminate anche per effetto normativo) sia delle cefalosporine di terza generazione, farmaci considerati critici per la salute dell’uomo».
Un elemento sul quale invece il gruppo di ricerca non è riuscito a incidere, ha continuato l’esperto: «è stato la via di somministrazione. La somministrazione per via orale risulta ancora prevalente rispetto alla somministrazione per via iniettabile, per quanto riguarda tutte le categorie di animali, ad eccezione ovviamente dei suinetti sottoscrofa, per i quali si impiega l’iniezione».


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Lo scenario sta cambiando

Ridurre l’uso degli antibiotici e preferire l’impiego di strategie alternative ad azione preventiva rimane comunque un lavoro complicato: «Le patologie del tratto gastrointestinale – ha affermato Trevisi -, così come condizioni ambientali sub ottimali, riducono di circa il 25% il potenziale di accrescimento dei suini e, per evitare queste problematiche, si è da sempre preferito ricorrere agli antibiotici. Oggi però, l’allevatore è tenuto a prendere in considerazione che lo scenario a livello nazionale sta cambiando: l’impiego di antibiotico sarà sempre più controllato, così come l'ossido di zinco vietato. Per tutti questi motivi saranno sempre meno le possibilità di utilizzare sostanze ad azione antimicrobica in suinicoltura e l’obiettivo sarà quello di mettere in atto valide alternative».

Favorire l’eubiosi attraverso i probiotici

Secondo quanto detto dall’esperto: «L’eubiosi intestinale, a esempio, risulta essere una strategia profilattica molto efficace per contenere la diffusione di patogeni, soprattutto a livello enterico. E, per favorire l’eubiosi intestinale, l’impiego di probiotici è una delle strategie più indicate».
«È necessario tenere in considerazione – ha aggiunto l’esperto - che il suino ha un dialogo continuo con il microbiota intestinale e che quest’ultimo influenza la fisiologia dell’animale in diversi modi: dal comportamento al metabolismo, dalle funzioni intestinali (incluso lo sviluppo del sistema immunitario) alla formazione dei vasi sanguigni (vasculogenesi), fino all’omeostasi ossea. Questo dialogo continuo condiziona appunto quell’azione profilattica del microbiota che può aiutare il suino a superare anche situazioni ambientali non ottimali».

Differenti approcci

Durante la sua presentazione Trevisi ha presentato diversi approcci all’impiego della probiosi nel suinetto. «Parlando di suinetti lattanti, nel primo esempio riportato dall’esperto, il Saccharomyces cerevisiae è stato somministrato a partire dal primo giorno di vita dei suini e per ogni giorno successivo secondo due differenti dosaggi: a basso dosaggio e ad alto dosaggio. In questo senso sono stati osservate le differenze in termini performance di crescita rispetto al gruppo di controllo: il gruppo di suini trattati ha riportato un miglioramento delle performance di crescita durante tutto il periodo di allattamento. Per quanto riguarda il microbiota intestinale inoltre, si è potuto rilevare che il Saccharomyces è stato in grado di stabilizzare la microflora intestinale».
In un secondo studio, «l’Entrococcus faecium è stato somministrato a partire dal terzo giorno di vita e successivi, per due volte al giorno (in caso di diarrea è stata somministrata la dose aggiuntiva). In base ai risultati ottenuti (fig. 1), è stato osservato un incremento significativo dell’Ipg (Incremento ponderale giornaliero) dal giorno 3 al giorno 27 di lattazione, con una forte riduzione della frequenza di diarrea. Oltre a questo effetto profilattico però – ha precisato Trevisi -, non è stato riscontrato l’effetto terapeutico sperato».

Tab. 1 - Le performance di crescita sono associate allo stato di salute del suino
Riduzione dell’ingestione (%) Riduzione della crescita (%)
Infezioni del tratto gastro-intestinali 8,1 ± 12,1 16,5 ± 23,1
Condizioni ambientali sub-ottimali 3,9 ± 10,3 9,6 ± 9,6
Micotossine 23,1 ± 29,7 29,7 ± 38,2
Parassiti 2,9 ± 8,7 8,4 ± 11,0
Malattie respiratorie 16,3 ± 14,6 16,2 ± 16,0
(Pastorelli et al. 2012)

 

Facendo riferimento ad un altro caso studio Trevisi ha poi riportato i risultati raggiunti da una ricerca che aveva l’obiettivo di testare l’effetto di due differenti probiotici il Saccharomyces cerevisiae (var. boulardii) e l’Enterococcus faecium, e la combinazione dei due, rispetto a un gruppo di controllo. In questo caso, a differenza degli altri studi, la somministrazione è stata fatta una sola volta entro le prime 24 ore di vita. «Quello che abbiamo potuto osservare, è che dalla seconda settimana di lattazione fino alla fine della lattazione i due probiotici singolarmente hanno migliorato le performance di crescita dei lattonzoli. Un dato interessante è che la combinazione dei due probiotici ha registrato coefficiente negativo, ovvero un effetto non migliorativo. Il suggerimento che ne deriva è quindi quello di utilizzare i probiotici in maniera separata».

L’effetto probiotico dall’allattamento allo svezzamento

Un altro concetto affrontato da Trevisi durante la sua relazione è stato quello della continuità, ovvero il trascinamento dell’effetto probiotico dall’allattamento allo svezzamento. «Le diverse azioni attuate nelle prime fasi di allevamento hanno un effetto anche sulle fasi successive», ha affermato l’esperto.
«In un recente studio (Juan, 2016), sono stati somministrati Enterococcus faecium al giorno 1, 3, 5 di vita, ed è stato possibile osservare un miglioramento dell’accrescimento nel post svezzamento dei soggetti trattati con probiotico, oltre che una riduzione di casi di diarrea nelle fasi pre e post svezzamento».
Sempre sul tema della continuità Trevisi ha poi riportato i risultati ottenuti nell’ambito di un progetto europeo nel quale un mix di batteri potenzialmente probiotici è stato somministrato tra la prima e la quinta ora di vita dei suinetti. «Questo gruppo di suini è stato confrontato con un gruppo di soggetti trattati con una soluzione salina. Dopo lo svezzamento è stato possibile rilevare che l’intervento precoce con probiotici ha migliorato la risposta nei confronti di Etec F4 con la minore attivazione di geni che riguardano l’infiammazione, rispetto ai soggetti trattati con soluzione salina».

Somministrazione di probiotici nel post svezzamento

Infine, Trevisi ha riportato anche casi studio di interventi effettuati nel post svezzamento.
Secondo il primo esempio, «il Saccharomyces cerevisiae è stato somministrato secondo tre modalità differenti:
- in forma preventiva, dal giorno dello svezzamento fino al 21esimo post svezzamento;
- in modo competitivo, in challenge con Etec F4 ;
- in modo curativo, alla comparsa dei primi segni di diarrea dopo l’inoculo di Escherichia Coli (dose elevata di Saccharomyces).
Quello che è stato possibile osservare – ha fatto notare Trevisi -, è che già 24 ore dopo l’inoculo di E. Coli, i soggetti del gruppo controllo sono stati esclusi dalla prova, a causa delle pessime condizioni di salute, con l’obiettivo di trattarli. Al contrario, i soggetti del gruppo preventivo e di quello competitivo hanno impiegato un paio di giorni in più per mostrare segni severi di diarrea. Questo conferma che esiste una finestra di intervento durante la quale l’allevatore può attuare interventi terapeutici al fine di limitare il diffondersi della diarrea, anche a livello di singolo individuo. Non è stato invece rilevato alcun effetto curativo del Saccharomyces rispetto al Coli».
In un altro caso studio condotto sempre durante la fase post svezzamento, «sono stati testati Bacillus amyloliquefaciens e Bacillus subtilis. Dai risultati ottenuti è stato possibile rilevare che il B. subtilis, al giorno 14, dopo l’infezione con E. Coli e dopo un periodo di incubazione, ha migliorato il fecal score rispetto al gruppo controllo, quindi ha avuto un effetto benefico sulla salute intestinale contrastando il Coli».
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione, ha aggiunto Trevisi: «è che entrambi i probiotici hanno migliorato l’indice di proliferazione cellulare a livello dei villi intestinali, rispetto al controllo. Questo vuol dire che la mucosa intestinale e i villi dei soggetti trattati con probiotici hanno avuto un recupero migliore rispetto al controllo. Inoltre i probiotici hanno garantito una minore concentrazione di enterobacteriaceae a livello del cieco (minore enterobacteriaceae = minor rischio di sviluppo di patologie)».

Una soluzione efficace

In conclusione, secondo quanto riportato dall’esperto, «i probiotici rappresentano una soluzione efficace per il mantenimento dell’eubiosi intestinale, sia in pre che in post svezzamento. Questi prodotti possono contribuire a migliorare la robustezza degli animali e la loro salute. Tuttavia al momento abbiamo pochi probiotici registrati per i suinetti sottoscrofa e non vi sono ancora indicazioni sulla dose e sulla durata del trattamento. Resta quindi ancora molto da fare per ottimizzare le applicazioni della probiosi. Inoltre, non bisogna dimenticare che la risposta nei soggetti può dipendere anche dalle condizioni ambientali e dalle caratteristiche del soggetto. Restano infine da studiare i meccanismi ceppo specifici».

Probiotici al suinetto per favorire l’eubiosi - Ultima modifica: 2020-06-25T11:15:25+02:00 da Mary Mattiaccio

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