Focus sostenibilità: biogas e biometano

Con il decreto legislativo 8 novembre 2021 n.199 è stata recepita la direttiva Ue 2018/2001, che promuove l’uso di energia da fonti rinnovabili: rispetto alla direttiva precedente, essa ha introdotto una serie di importanti novità in tema di sostenibilità delle bioenergie

Il recepimento della direttiva 2018/2001 ha introdotto alcuni cambiamenti riguardo le energie sostenibili: primo tra tutti, l’estensione del rispetto dei requisiti di sostenibilità a tutte le bioenergie, siano esse biocarburanti, bioliquidi o combustibili da biomassa (tra cui il biogas). In altre parole, secondo le tempistiche indicate, tutto il biogas/biometano deve essere sostenibile, non solo quello destinato ai trasporti, ma anche quello destinato alla produzione di energia elettrica e alla produzione di calore o raffrescamento, come meglio dettagliato in tabella 1.

I requisiti delle bioenergie sostenibili

Prima di affrontare nel dettaglio le altre novità introdotte dalla Direttiva RED II, è opportuno ricordare quali sono i requisiti (introdotti dalla REDI e confermati dalla direttiva 2018/2001) da verificare e rispettare affinché una bioenergia sia ritenuta sostenibile, in quanto si tratta di un tema ancora relativamente poco conosciuto.

Innanzitutto, le colture e i residui colturali impiegati per la produzione della bioenergia non devono derivare da terreni di alto pregio in quanto ad elevato stock di carbonio, ad elevata biodiversità (foreste, boschi, torbiere, zone umide, ecc. secondo l’art. 29 della Direttiva, ripreso nell’art. 42 del Dlgs 199/2021) con riferimento temporale al 2008.

La motivazione alla base di tale principio, pienamente condivisibile, è quella di preservare i suoli ad altissimo pregio ambientale diffusi nel mondo. In relazione alla filiera biogas/biometano, sappiamo bene quanto essa sia notoriamente “corta”, in quanto alimentata direttamente con biomasse in netta prevalenza del comprensorio e mediamente ad elevato contenuto di umidità (si pensi a effluenti zootecnici e sottoprodotti). Anche nel caso di coltivazioni, è noto che un trinciato di cereale deve essere avviato ad insilamento immediatamente, e come tale è davvero poco probabile che possa arrivare da molto lontano. In altre parole, il rispetto di tale requisito per il biogas agricolo italiano e la filiera corta che lo caratterizza non presenta criticità.

In secondo luogo, per la produzione della bioenergia deve essere emessa una quantità di CO2equivalente (CO2eq) inferiore di una percentuale significativa e prestabilita in funzione della sua destinazione (trasporto, energia elettrica, riscaldamento/raffrescamento) rispetto a quella associata al cosiddetto “combustibile fossile di riferimento” o “fossil fuel comparator (Ffc)”.

A questo proposito è importante ricordare che a livello nazionale, secondo Ispra, le emissioni complessive di CO2eq sono generate per circa l’80% dall’uso delle fonti energetiche fossili nei diversi processi produttivi. Si tratta quindi una quota significativa su cui è necessario agire: la produzione di bioenergie per cui si sono ridotte le emissioni del 65-70% va, pertanto, in quella direzione.

Rinnovabile è sinonimo di sostenibile?

Il biogas-biometano quindi, è sempre una fonte energetica rinnovabile, ma non è detto che sia sempre anche sostenibile: secondo quanto richiesto dalla legislazione vigente, biomasse impiegate e caratteristiche dell’impianto sono i fattori che hanno effetto sul calcolo delle emissioni di CO2eq e del relativo risparmio rispetto al Ffc, come emerge dai nuovi valori di emissione inseriti nella RED II, ad esempio per gli effluenti zootecnici (vedi tabella 2).

Per il settore agricolo, l’aggiornamento dei valori di emissioni di CO2eq associati agli effluenti zootecnici rappresenta una novità di particolare rilevanza. Con il recepimento della RED II, si tiene finalmente conto delle “emissioni evitate” dal loro mancato stoccaggio grazie all’invio a digestione anaerobica, con il risultato di un elevato risparmio di emissioni rispetto al relativo Combustibile fossile di riferimento. In tabella 2 sono messe a confronto le emissioni standard associate agli effluenti zootecnici nella legislazione ormai superata (RED I) e nella legislazione vigente (RED II).

Si tratta di un fondamentale riconoscimento della validità della digestione anaerobica come tecnologia efficace ed efficiente per la riduzione delle emissioni legate agli allevamenti zootecnici e alla gestione degli effluenti che producono. La presenza degli effluenti zootecnici nella dieta degli impianti di biogas aiuterà pertanto a raggiungere più facilmente le percentuali di risparmio necessarie ai fini della sostenibilità del biogas/biometano. Appare comunque alquanto evidente anche il grande beneficio in termini di riduzione delle emissioni legato alla copertura dello stoccaggio del digestato.

Il Certificato di Sostenibilità

Facciamo un passo avanti, per capire perché il rispetto e la dimostrazione della sostenibilità delle fonti di energia rinnovabile generate da biomassa siano requisiti che i produttori di biogas agricolo si troveranno sempre di più ad affrontare nei loro progetti di riconversione in caso di impianti esistenti o di costruzione di nuovi impianti.

Prima di tutto, a livello nazionale, solo le bioenergie sostenibili potranno essere computate per il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Europa in tema di fonti rinnovabili. Ne deriva, di conseguenza, che il percorso è quello di incentivare sì le bioenergie, ma quelle che possono essere conteggiate ufficialmente come fonti rinnovabili e che quindi, a ritroso, sono bioenergie sostenibili. Come già detto, sino a poco tempo fa il tema della sostenibilità del biogas-biometano era poco noto, perché interessava solo i bioliquidi e i biocarburanti. Solo con il decreto 2 marzo 2018, che promuove e incentiva il biometano come biocarburante destinato ai trasporti, è stato introdotto l’obbligo della verifica della sua sostenibilità e della relativa certificazione condotta da soggetto terzo indipendente.

Più in dettaglio, per accedere agli incentivi i produttori di biometano per trasporto devono aderire al Sistema Nazionale di Certificazione della sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi, istituito dal Decreto 14 novembre 2019, e mettere in atto un sistema di tracciabilità e rintracciabilità delle biomasse utilizzate e di gestione del bilancio di massa finalizzato alla dimostrazione del risparmio di emissioni secondo le indicazioni della Norma UNI/TS 11567:2020. Il Certificato di Sostenibilità del produttore di biometano deve essere assegnato da un organismo di certificazione (OdC) accreditato a tale scopo da Accredia, in conformità a quanto previsto sempre dal Decreto 14 novembre 2019.

A seguito dell’allargamento dei criteri di sostenibilità a tutte le bioenergie, lo stesso d.lgs 199/2021 precisa che il Decreto 14 novembre 2019 dovrà essere aggiornato di conseguenza. A caduta, sono stati avviati i lavori del gruppo di lavoro UNI/CT 284 per la revisione e l’aggiornamento della UNI/TS 11567:2020.

Stante questo nuovo quadro legislativo imposto dall’Europa in tema di sostenibilità delle bioenergie, se si pensa all’Investimento 1.4 “Sviluppo biometano” della Missione 2 del Pnrr, è facile comprendere per quale motivo, sia per gli impianti biogas esistenti sia per quelli di nuova costruzione, la dimostrazione della sostenibilità della propria produzione sarà una condizione necessaria per poter accedere ai nuovi incentivi previsti dai decreti, i quali sono in fase di definizione proprio in queste settimane e garantiranno la continuità del settore. Le stesse considerazioni valgono anche in relazione all’atteso decreto FER2 di cui si sta parlando sempre in questo periodo.

La verifica del rispetto dei criteri di sostenibilità, pertanto, deve essere affrontata già nella fase preliminare di progettazione di un nuovo impianto o di riconversione di uno esistente, a partire dalla tipologia e delle quantità delle matrici con cui verrà alimentato il digestore. In base alle scelte in materia di dieta e di caratteristiche dell’impianto è infatti possibile capire se esso sarà in grado di produrre biometano sostenibile e ricevere gli incentivi.

Consapevoli della delicatezza di questa fase, indispensabile perché tutte le iniziative imprenditoriali partano subito e con il piede giusto, grazie all’esperienza maturata in questi anni il Cib fornisce ai propri associati un servizio di consulenza sulla sostenibilità, per consentire loro di essere pronti a cogliere tutte le opportunità di sviluppo che la legislazione di settore sta predisponendo.

Per l’azienda agricola, il percorso per la certificazione della sostenibilità, con tutta la gestione documentale che ne deriva, rappresenta un onere formale ulteriore, nuovo e non trascurabile, anche nel caso della cosiddetta “certificazione di gruppo”, prevista dal decreto 14.11.2019.

D’altro canto, abbiamo capito che se il biogas/biometano agricolo vuole esprimere tutto il suo potenziale e continuare ad essere incentivato e accettato dall’opinione pubblica anche quando usa colture di integrazione, la strada da percorrere è quella della sostenibilità.

Certamente, su questo fronte, il compito che abbiamo noi rappresentanti del settore agricolo è quello di spingere perché siano previste adeguate semplificazioni, congruenti con le peculiarità della filiera del biogas e con il quadro regolatorio complessivo in cui il settore del biogas agricolo italiano si muove già da tempo. Occorre puntare ad un percorso di certificazione di facile applicazione, che garantisca la correttezza e l’autenticità delle informazioni fornite, ma al tempo stesso eviti la duplicazione di formalità che nulla aggiungono alla dimostrazione della sostenibilità del biogas/biometano prodotto.

Tab. 1 - Direttive a confronto: combustibile fossile di riferimento e riduzione delle emissioni di GHG da garantire in relazione alla destinazione del biogas.
Direttiva 2009/28/CE (RED I) Direttiva UE 2018/2001 (RED II)
Biogas - biometano per trasporti
Combustibile Fossile di Riferimento (FFC) 83,8 g CO2 eq /MJ. 94 g CO2 eq /MJ.
Risparmio da garantire (1) 65% 65%
Biogas per energia elettrica, riscaldamento/raffrescamento
Combustibile Fossile di Riferimento (FFC) NON PREVISTO 183 gCO2 eq /MJ di energia elettrica80 g CO2 eq /MJ di calore
Risparmio da garantire (2) NON PREVISTO 70% (dal 2021) 80% (dal 2026)
(1) La riduzione delle emissioni di GHG deve essere pari ad almeno il 60% per i biogas/ biocarburanti prodotti negli impianti entrati in funzione dal 6 ottobre 2015 al 31 dicembre 2020 e pari al 65% per gli impianti che entrano in funzione dal 1 gennaio 2021.(2) La riduzione delle emissioni di GHG deve essere pari ad almeno il 70% per il biogas/biometano prodotto negli impianti che entrano in funzione dal 1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2025 e pari ad almeno l’80% per gli impianti che entreranno in funzione dal 1 gennaio 2026.

 

a) Effluenti zootecnici: valori emissioni standard e relativo risparmio standard in caso di trasporto di cui alla RED I
Valori standard (g CO2eq./MJ) EmissioneTotalestandard Risparmiostandard(%)
ec ep etd
Letame umido 0,0 11,0 5,0 16,0 81%
Letame asciutto 0,0 11,0 4,0 15,0 82%
b) Effluenti zootecnici: valori emissioni standard e relativo risparmio in caso di trasporto di cui alla RED II
Valori standard (g CO2eq./MJ) EmissioneTotalestandard Risparmiostandard(%)
ec ep etd Crediti
Coltivazione Lavorazione Upgrading Trasporto Compressione
Digestato aperto Senza combustione off-gas 0,0 117,9 27,3 1,0 4,6 -124,4 26,4 72%
Con combustione off-gas 0,0 117,9 6,3 1,0 4,6 -124,4 5,4 94%
Digestato chiuso Senza combustione off-gas 0,0 4,4 27,3 0,9 4,6 -111,9 -74,7 179%
Con combustione off-gas 0,0 4,4 6,3 0,9 4,6 -111,9 -95,7 202%
Focus sostenibilità: biogas e biometano - Ultima modifica: 2022-03-21T14:34:01+01:00 da K4

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