Nella vita di tutti i giorni si sente spesso pronunciare la parola “igiene”. Questo termine, che proviene dal greco “hugiainein” o “hugieinon”, significa “esprimere buona salute e benessere” e rappresenta una parte della medicina che si occupa dell’ambiente e del modo in cui esso è stato modificato dall’uomo, con lo scopo ultimo di mantenere integri la salute e il benessere, appunto.
In medicina veterinaria, la parola igiene raggruppa tutte quelle regole e pratiche necessarie a mantenere la salute e il benessere degli animali, nonostante l’opinione pubblica limiti il senso della parola alla mera pulizia e decontaminazione degli ambienti. Nel mondo della zootecnia, il fattore igiene risulta di fondamentale importanza per il controllo delle malattie multifattoriali, in cui l’ambiente riveste spesso un ruolo preponderante nella comparsa di una patologia. L’obiettivo principale degli allevatori deve essere, infatti, evitare che i patogeni esterni entrino in allevamento e che quelli già presenti in azienda non si trasmettano e diffondano in maniera incontrollabile al suo interno.
L’igiene rappresenta quindi una fetta importantissima del programma di biosicurezza aziendale, poiché permette di proteggere l’allevamento non solo dalle infezioni esterne ma anche dalla diffusione interna e incontrollata degli agenti patogeni residenti. Ovviamente anche la parola “biosicurezza” viene spesso menzionata da tante persone all’interno dell’ambiente suinicolo (e non solo) ed è per questo motivo che anch’essa merita una breve descrizione chiarificatrice. La biosicurezza, infatti, riguarda il controllo dei fattori coinvolti nella trasmissione degli agenti patogeni e non è essenziale solo nelle situazioni di emergenza, che coinvolgono le malattie notificabili e/o soggette a denuncia, ma deve essere considerata come parte integrante delle normali procedure sanitarie attuate in allevamento. La biosicurezza può essere definita come la sicurezza letterale delle cose viventi o come la libertà dalla preoccupazione per la malattia (Amass e Clark, 1999) ed è una sfida in continuo mutamento. Conoscere gli aspetti determinanti della biosicurezza, intendendo sia quella interna che quella esterna, consente di mettere in pratica tutta una serie di misure ed accorgimenti, seppur all’apparenza banali, fondamentali per mantenere sotto controllo la condizione sanitaria aziendale.
Le misure esterne
La biosicurezza, che come già detto rappresenta il controllo dei fattori coinvolti nella trasmissione degli agenti patogeni in generale, si suddivide in esterna e interna.
La biosicurezza esterna, che può anche essere chiamata “bioprotezione”, racchiude tutte quelle misure che mirano ad evitare l’introduzione di nuovi agenti patogeni dall’esterno dell’azienda al suo interno. Qui di seguito vengono riportate le principali misure esterne che sarebbe opportuno applicare in qualsiasi allevamento suinicolo, al fine di ridurre il rischio di entrata di agenti patogeni esterni.
- L’allevamento dovrebbe essere situato lontano da altre aziende, in quanto alcune particelle infettive possono diffondersi attraverso l’aria, le mosche (Streptococcus suis, Prrs), o i topi (Salmonella, Bordetella, Rotavirus), coprendo quindi le brevi distanze. Sembra che anche altri agenti infettivi (Brachyspira hyodysenteriae, Leptospira, Encefalomiocardite virus) possano essere trasportati dai topi, quindi efficaci misure di derattizzazione devono essere prese in seria considerazione.
- Nuovi animali dovrebbero essere introdotti con discrezione e la loro selezione dovrebbe avvenire in base al loro stato sanitario e alla loro storia vaccinale. I nuovi arrivati inoltre, dovrebbero essere sottoposti ad un periodo di quarantena di minimo 4-6 settimane e maggiore sarà tale periodo, migliore sarà l’acclimatamento degli animali nella nuova azienda.
- L’ingresso dei visitatori dovrebbe avvenire raramente e solo se indispensabile, avendo cura che indossino tute da lavoro e stivali puliti e di proprietà dell’azienda e che utilizzino strumenti aziendali o, in caso di materiali portati dall’esterno, che questi siano stati correttamente puliti e sterilizzati prima di essere introdotti. Il lavaggio e la disinfezione delle mani in ingresso e in uscita dall’allevamento è fondamentale per un corretto mantenimento della biosicurezza, in quanto rappresentano le parti del corpo a diretto contatto con gli animali e con l’attrezzatura, quindi direttamente coinvolte nella trasmissione degli agenti patogeni. L’utilizzo della doccia rappresenta sicuramente lo strumento di biosicurezza più efficace da utilizzare in allevamento e diventa di fondamentale importanza in caso di focolaio di malattia. La situazione ideale sarebbe quella di far attraversare una “barriera igienica” ai visitatori, costituita sostanzialmente da uno spogliatoio di disimpegno in cui essi potranno lavarsi le mani e/o farsi la doccia e cambiarsi, al fine ultimo di assicurare una netta separazione tra la zona contaminata esterna e la zona pulita interna.
- Per ultimi, ma non meno importanti, i veicoli di trasporto degli animali giocano un ruolo cruciale nel trasferimento di agenti patogeni da un allevamento all’altro e, per questo motivo, i camion, dopo ogni trasporto, dovrebbero essere prima puliti con acqua e detergente e poi disinfettati, al fine di prevenire contaminazioni crociate. Risulta importantissimo pulire e disinfettare anche le ruote dei camion, poiché rappresentano le parti direttamente a contatto con un gran numero di ambienti diversi. L’utilizzo di un detergente leggermente alcalino è ideale per una corretta pulizia del veicolo, in quanto in grado di rimuovere lo sporco organico (ad esempio grassi e alcune proteine) in maniera efficace e ciò risulta indispensabile affinché la successiva disinfezione abbia effetto. Si consiglia, comunque, di non utilizzare detergenti troppo alcalini o contenenti idrossido di sodio o cloro, in quanto potrebbero corrodere alcune parti del camion, soprattutto quelle in alluminio. È importante sapere che la pulizia del camion non può prevedere l’utilizzo di sola acqua, anche se ad alta pressione, poiché non sarebbe in grado di rimuovere lo sporco organico, la cui presenza ostacolerebbe l’azione del disinfettante, che deve essere applicato dopo la prima fase di pulizia. L’acqua deve quindi sempre essere accompagnata dall’utilizzo di un detergente, le cui caratteristiche ideali sono elencate in tabella 1, insieme alle caratteristiche ideali che dovrebbe avere un disinfettante.
Le misure interne
Dopo aver analizzato le misure esterne della biosicurezza, che, sottolineiamo nuovamente, rappresenta il controllo dei fattori coinvolti nella trasmissione degli agenti patogeni, risulta ora indispensabile analizzare anche le sue misure interne.
La biosicurezza interna, che può anche essere definita “biocontenimento”, serve ad evitare la diffusione di un patogeno all’interno dell’azienda e si riassume nelle comuni pratiche igieniche che dovrebbero essere applicate in maniera routinaria all’interno dell’allevamento.
Un’opzione che diversi allevamenti sono soliti adottare è rappresentata dai pediluvi (foto 1) o dai tappetini disinfettanti (foto 2) posti all’entrata di ogni capannone, con lo scopo di operare una rapida disinfezione prima dell’ingresso in ogni area dell’allevamento.
Foto 1 - Pediluvio
Questi “bagni disinfettanti” sono sicuramente utili, ma solo se ben gestiti, altrimenti potrebbero diventare una fonte di diffusione dei patogeni piuttosto che uno strumento di prevenzione della loro trasmissione. A tal proposito, bisogna prestare attenzione agli stivali sporchi, che devono essere ben spazzolati per rimuovere il materiale fecale prima di essere immersi nel pediluvio o appoggiati sul tappetino disinfettante. Il disinfettante da utilizzare nei pediluvi e nei tappetini deve avere un ampio spettro d’azione, quindi deve essere in grado di uccidere tutti i microrganismi anche in presenza di materiale organico (ad esempio feci), e deve poter mantenere la sua attività anche a basse temperature e a qualsiasi valore di pH. I disinfettanti da preferire sono quelli non ossidanti (aldeidi, fenoli, composti quaternari di ammonio), poiché la loro azione non diminuisce in presenza di materiale organico. La soluzione disinfettante dovrebbe essere cambiata giornalmente, ma essendo un obiettivo di difficile realizzazione si consiglia di cambiarla almeno una volta ogni 3-6 giorni, in quanto una soluzione satura di germi e sporcizia non è più in grado di distruggere i patogeni presenti sugli stivali. La situazione ideale sarebbe la presenza in allevamento di un pediluvio contenente acqua ancora pulita e con presenza di schiuma, ma non eccessiva, poiché significherebbe che la soluzione è stata cambiata da poco. La presenza, invece, di un tappetino contenente eccessiva quantità di disinfettante unita ad una massiccia presenza di materiale organico non rappresenta una situazione ideale di disinfezione, in quanto passare gli stivali, seppur spazzolati, sopra ad un tappetino in queste condizioni non avrebbe alcuna utilità al fine di abbassare la carica batterica, anzi il tappetino stesso rischierebbe di diventare una fonte di contaminazione.
La pulizia e la disinfezione degli ambienti dopo ogni ciclo produttivo rappresentano due elementi essenziali per mantenere un elevato standard igienico all’interno dell’allevamento. Il vuoto sanitario è sempre raccomandato, tuttavia questo da solo, anche se di lunga durata, non è in grado di distruggere alcuni agenti patogeni parassitari come le uova di Ascaridi, Isospora o Eimeria (coccidi) e infettivi come i Rotavirus o i batteri responsabili di dissenteria. Per questo motivo, oltre al vuoto sanitario è fortemente consigliato effettuare un’adeguata pulizia con detergente seguita da un’efficace disinfezione, il che consentirà di diminuire la pressione infettiva generale, poiché una minore presenza di batteri nell’ambiente riduce drasticamente le opportunità dei batteri stessi di insediarsi negli animali. Ultimo, ma non per importanza, elemento da tenere sotto controllo è senza dubbio la qualità dell’acqua, indispensabile per garantire un buono stato di salute degli animali all’interno dell’allevamento. Per questo motivo, è di fondamentale importanza che la linea di distribuzione dell’acqua sia sempre tenuta pulita e disinfettata ed è essenziale che il disinfettante utilizzato non lasci residui, rimanga stabile fino alla fine della linea di distribuzione e sia sicuro per la salute degli capi. L’ideale sarebbe un’iniziale pulizia e disinfezione a base di perossido di idrogeno e acido perossiacetico, da effettuare in concomitanza con il vuoto sanitario, per poi proseguire con una disinfezione continua dell’acqua da bere mentre gli animali sono accasati, utilizzando un prodotto a base di perossido di idrogeno.
Tab. 1 - Caratteristiche di un detergente e un disinfettante ideali | |
Detergente ideale | Disinfettante ideale |
Diminuire la tensione superficiale | Spettro adatto all’obiettivo |
Suddividere le particelle di sporco | Ad azione rapida |
Far galleggiare olio e grasso | Efficiente nel tempo di contatto |
Far galleggiare le particelle di sporco | Attivo in presenza di materiale organico |
Trasportare le particelle di sporco | Compatibile con i materiali (non corrosivo) |
Sciogliere i sali | Bassa o nulla tossicità per uomo e animali |
Avere pH e concentrazione adeguati | Accettabile eco tossicità |
Avere un’adatta temperatura di azione | Facile protocollo di applicazione |
Avere un giusto tempo di contatto | Versatile (spray, schiuma, nebulogeno) |
*L'autrice è medico veterinario Suivet