Lo svezzamento è una delle fasi più impegnative e stressanti nella vita del suino, perché si trova esposto a numerosi fattori di stress di tipo ambientale, sociale e fisiologico, che hanno un impatto diretto o indiretto sul benessere intestinale e sulle performance di crescita. La fase del post- svezzamento è caratterizzata da un calo dell’ingestione del cibo che, assieme ad un sistema immunitario e digestivo immaturi, predispone il suinetto a disturbi gastrointestinali, con conseguente aumento dell’incidenza di diarrea. Il benessere intestinale è anche strettamente condizionato da pratiche di gestione aziendale insufficienti: le più impattanti, in questa fase dell’allevamento del suino, consistono nell’alimentazione, la densità degli animali nei box e la prevenzione delle malattie infettive, ovvero la biosicurezza. Per minimizzare gli effetti avversi dello svezzamento, bisogna quindi adottare delle strategie manageriali ottimali, in modo tale da migliorare performance del post-svezzamento, soprattutto nell’ottica di un calo dell’uso dell’antibiotico
Fattori che influenzano l’ingestione alimentare:
mangime prestarter
Nel post-svezzamento si assiste ad un calo dell’ingestione alimentare che porta ad un’alterazione morfologica e funzionale dell’intestino, in particolare c’è una compromissione dei villi, cellule di forma allungata situate lungo tutta la parete intestinale e adibite all’assorbimento dei nutrienti. Questo cambiamento morfologico facilita l’ingresso di patogeni nell’organismo attraverso la mucosa intestinale, provocando infiammazione della parete. In sostanza, il calo d’ingestione è un fattore di rischio per il danneggiamento di morfologia e funzionalità enterica, pertanto nel post-svezzamento è fondamentale cercare di massimizzare il livello di ingestione nei suinetti appena svezzati. Si potrebbe già cominciare quando i suinetti sono ancora sottoscrofa, andando a fornire alla scrofa dei supplementi nella dieta durante l’ultima fase della gestazione e nella lattazione, per migliorare le performance di scrofa e suinetti. La somministrazione di un mangime prestarter durante la lattazione è una pratica comune per incrementare l’ingestione alimentare e consente una transizione fluida verso la fase dello svezzamento. È stato dimostrato in diversi studi che la somministrazione di un mangime prestarter aumenta l’ingestione alimentare nel post-svezzamento e abitua i suinetti ad una dieta solida, favorendone lo sviluppo intestinale e l’adattamento al cambio alimentare al momento dello svezzamento. Il mangime prestarter ha due effetti positivi a livello enterico, in primo luogo previene l’alterazione dei villi intestinali, quell’alterazione provocata proprio dal calo di ingestione; ed in secondo luogo aumenta l’assorbimento nel post-svezzamento, riducendo, quindi, il rischio di diarrea. Il mangime prestarter può essere somministrato dalle due settimane di età ed è importante che sia appetibile e facilmente accessibile. È possibile aggiungere degli additivi, quali l’oligo-fruttosio, che favoriscono la crescita di batteri “buoni” (Bifidobacterium) e riducono quella dei batteri “cattivi” (coliformi) a livello de colon. Quindi il mangime prestarter aiuta a migliorare il benessere intestinale dei suini svezzati e a ottimizzarne le performance di crescita.
Spazio al trogolo
Un secondo fattore che può condizionare il calo di ingestione nella fase di post-svezzamento è lo spazio accessibile al trogolo al momento del pasto. Dal momento che i maiali sono degli animali sociali che amano mangiare in gruppo, è estremamente importante che lo spazio di accesso al trogolo sia sufficiente per tutti i suini presenti nel box. Altrimenti, uno spazio ridotto al trogolo potrebbe stimolare la competizione tra i maiali per l’alimento, il cui esito è una riduzione delle performance di crescita e del benessere.
Fattori di stress
Lo stress è definito come un qualsiasi fattore che può minacciare l’omeostasi dell’animale. In caso di stress, si attivano i meccanismi fisiologici per mantenere l’omeostasi, compromettendo la produttività. I maggiori fattori di stress nel post-svezzamento sono l’alimentazione (passaggio ad una dieta solida), l’aspetto sociale (mescolanza di soggetti provenienti da diverse nidiate) e l’ambiente, con il risultato di una drastica riduzione dell’ingestione alimentare. Un fattore stressante che impatta in modo notevole sul suinetto nel post-svezzamento è il sovraffollamento, che, attraverso il calo del numero di cellule del sistema immunitario e un incremento dei sistemi immunosoppressivi, compromette l’immunocompetenza dei soggetti. Quindi è importante intervenire in allevamento adottando delle strategie gestionali per limitare, per quanto possibile, gli eventi stressanti, al fine di migliorare la salute e il benessere degli animali. Il sovraffollamento provoca un aumento dei livelli di cortisolo ematico (indicatore di stress), inducendo uno stato di stress cronico che determina una riduzione delle performance di crescita e un’alterazione della barriera intestinale, con compromissione di assorbimento e digestione. Lo stress provoca anche un innalzamento del pH intestinale, condizione che favorisce la proliferazione di E. coli di tipo ETEC, agente patogeno causa di diarrea. In generale, un pH intestinale basso favorisce la colonizzazione da parte di batteri benefici ed inibisce quella di batteri dannosi. Inoltre, in caso di sovraffollamento ci sono più comportamenti anormali e manifestazioni di aggressività, che comportano un dispendio di energia, che così viene sottratta alla crescita del suino. Perciò, si può affermare che il sovraffollamento è sicuramente un fattore che in modo diretto o indiretto deteriora il benessere intestinale e le performance di crescita dei suinetti in svezzamento.
La biosicurezza, aspetto essenziale in azienda
La biosicurezza è l’insieme delle misure applicate in allevamento per minimizzare l’ingresso e/o la diffusione delle malattie infettive. L’adozione di buone pratiche di biosicurezza assicura in miglioramento dello stato sanitario degli animali e delle performance produttive, è importante però sottolineare che un piano di implementazione di biosicurezza è specifico per ciascun allevamento; pertanto, deve essere costruito ad hoc per ciascuna realtà aziendale. La pulizia, i vaccini, un sistema di tutto pieno – tutto vuoto sono solo alcune delle procedure chiave della biosicurezza. In suinicoltura, le patologie enteriche sono il risultato di un’interazione fra i patogeni presenti in allevamento, l’immunocompetenza dei suini e fattori di stress presenti nell’ambiente. Il controllo delle patologie enteriche è quindi una delle sfide più complesse dell’allevamento suinicolo, indipendentemente che i suini siano allevati all’aperto o al chiuso. Il sistema di tutto pieno - tutto vuoto è un sistema di allevamento che prevede l'alternanza di un gruppo di animali destinati al macello o alla successiva fase produttiva con l'introduzione di un nuovo gruppo di soggetti, in tal modo si interrompe il ciclo della malattia prevenendo il passaggio degli agenti patogeni da un gruppo a quello successivamente accasato attraverso l’ambiente (inclusa l’aria stessa del capannone). Quindi tra due gruppi di animali accasati è fondamentale che ci sia una corretta procedura di pulizia e disinfezione dell’ambiente per interrompere il ciclo dell’infezione e fare in modo che la struttura non si comporti da reservoir per l’infezione. L’obiettivo è quindi quello di minimizzare il più possibile i livelli di esposizione a microrganismi patogeni in allevamento, per evitare la diffusione delle malattie da suini più adulti che lasciano il sito di produzione a quelli giovani accasati, e di mantenere alti livelli di ingestione, così da garantire la crescita grazie ad un elevato stato sanitario degli animali. Questo sistema diventa ancora più prezioso nel contesto della riduzione dell’uso degli antimicrobici.
Nell’allevamento intensivo, l’igiene dell’ambiente gioca un ruolo importante nelle performance di crescita di maiali sani. In caso di scarse condizioni igieniche, viene stimolato il sistema immunitario e si attiva una risposta infiammatoria, che interferisce con la crescita del maiale a causa della competizione per i nutrienti. Gli aminoacidi, infatti, sono una componente fondamentale sia per i tessuti strutturali, quindi per la crescita, sia per le cellule del sistema immunitario, attivato in condizioni precarie di igiene. Inoltre, una scarsa pulizia provoca un aumento dei livelli di ammoniaca e acido solfidrico nell’aria del capannone, che agendo da fattori di stress provocano una riduzione della crescita dei suinetti. Il meccanismo alla base di questa ridotta crescita è che la riduzione dell’ingestione alimentare comporta un’alterazione della morfologia intestinale (danno dei villi), con compromissione di digestione e assorbimento ed aumento del tasso di diarrea.
Conclusioni
Le pratiche gestionali di un’azienda suinicola nella fase dello svezzamento sono fondamentali per ottenere delle alte performance di crescita dei nostri suini. Se sono insufficienti, si assiste ad un calo dell’ingestione alimentare, stress e malattie infettive, a cui seguono disturbi intestinali e ridotta crescita. Perciò, un’alimentazione appropriata, il benessere degli animali e la biosicurezza hanno un ruolo cruciale nel determinare disturbi del tratto intestinale e calo delle performance, specialmente se si pensa all’obiettivo della riduzione dell’uso degli antimicrobici in allevamento.
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