Il trasporto su strada degli animali zootecnici rappresenta oggi una parte integrante dell’industria moderna, sia essa per l’allevamento (movimentazione degli animali da un sito da vita ad un altro) o per la produzione di carne (movimentazione degli animali verso il macello). Oggigiorno, gli animali vengono spostati almeno una volta nella loro vita, per ragioni che vanno dalla specializzazione del sito produttivo, per le loro dimensioni che cambiano durante la crescita, per aspetti riproduttivi e, in alcuni casi, per fiere e show (Smith, Grandin, Friend, Lay, & Swanson, 2004). La continua implementazione degli impianti di allevamento e di macellazione ha portato ad una sempre maggiore distanza tra i diversi siti, e dunque a maggiori tempi di percorrenza su strada (Speer et al., 2001). In più, motivazioni economiche legate alla maggiore convenienza di un mercato piuttosto che un altro (anche al di fuori dei confini di Stato), hanno ulteriormente acuito le distanze ed i tempi di percorrenza. Questa evoluzione dei trasporti zootecnici ha messo sotto i riflettori la questione del benessere animale durante gli spostamenti, per poi porre attenzione anche sull’aspetto legato alla salubrità delle carni ed alla qualità della carcassa a seconda del tipo di esperienza di trasporto (Keeling, 2005; Marahrens et al., 2011).
Benessere e qualità della carcassa
Questi tratti sono sottolineati anche dall’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (Woah), che riconosce l’importanza di mantenere delle buone condizioni di benessere animale durante la tratta in camion, anche come requisito strettamente legato alla qualità delle carni: ciò che avviene durante il trasporto, infatti, è una variabile estremamente ampia e va considerata come un importante punto critico (Broom, 2005; OIE, 2004; Speer et al., 2001).
I dubbi legati al benessere animale sono incentrati principalmente sul potenziale stress durante il trasporto, esacerbato da possibili lesioni da movimentazione, affaticamento, limitato accesso all’alimento ed all’acqua, condizioni climatiche non ideali, esposizione a rumori e vibrazioni, e mescolamento di animali tra loro non familiari. Dal punto di vista sanitario invece, il trasporto può rappresentare un momento di trasmissione di patogeni, di insorgenza di difetti alla carcassa dovuti a traumi, o del verificarsi di difetti della carne (per esempio la dark firm dry syndrome, o la pale soft exudative; Speer et al., 2001).
Sebbene ci siano diversi studi che focalizzano l’attenzione dei trasporti nel settore suinicolo, anche nel contesto del suino pesante (Vitali et al., 2021; Nannoni et al., 2017), mancano dati integrati che prendano in considerazione più aspetti del trasporto, come per esempio le caratteristiche del camion, l’autista, la portata, unitamente a dati sanitari ed economici degli animali, come per esempio le lesioni della carcassa e della coscia e le lesioni ai visceri.
L’indagine italiana
Uno studio dell’Università di Padova e Torino ha cercato di investigare parametri di trasporto ed animal-based durante lo spostamento di suini pesanti verso gli impianti di macellazione, cercando eventuali correlazioni con parametri di benessere e produttivi (nonché economici) dell’animale.
La raccolta dei dati è stata effettuata in uno dei più grossi macelli di suini d’Italia. In totale, sono state coinvolte nello studio 134 partite di suini provenienti da 93 siti di ingrasso differenti, dislocati nel nord Italia tra Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. Ciascuna partita di animali era composta mediamente da 130 suini di peso vivo compreso tra i 160 ed i 175 kg e di età superiore a 9 mesi di vita.
Lesioni ai piedi dopo i mescolamenti
Il riscontro di numerose difettosità dei prosciutti collegati ad alcuni aspetti specifici degli spostamenti su strada fa emergere l’importanza di un buon trasporto, non soltanto per aspetti legati al benessere, ma anche economici. La coscia del suino pesante italiano rappresenta infatti una grossa percentuale di guadagno per chi alleva suini, e qualsiasi difettosità rischia di fare declassare questo taglio a categorie di qualità inferiore, e dunque anche meno remunerate.
Dal punto di vista del benessere animale, sebbene il presente studio non abbia approfondito alcuni importanti aspetti legati alle lesioni della cute o della coda (peraltro già confermati da altri studi, Vitali et al., 2021), è emersa una evidente frequenza maggiore di lesioni gravi agli unghielli in caso di mescolamento di animali non familiari tra loro, sia al carico che allo scarico. Questo risultato riflette i comportamenti spesso aggressivi e di conflitto che si osservano frequentemente in caso di incontro tra animali che non si conoscono, anche se ciò avviene durante il trasporto, e le operazioni di carico e scarico (Vitali et al., 2021). Le lesioni agli unghielli possono originare dai combattimenti che gli animali effettuano in condizioni di sovraffollamento o di pavimentazione poco idonea, che spesso è presente sui camion nelle aree di movimentazione degli animali. Spesso, ad essere responsabili di lesioni agli unghielli e conseguenti zoppie sono le cadute, gli scivolamenti, ed i movimenti inconsueti che si effettuano con affaticamento muscolare (European Commission - Directorate-General for Health and Food Safety. Guide to Good Practices for the Transport of Pigs).
Stalla di sosta, pregi e difetti
Ad essere però allarmante è l’evidenza che la scarsità di benessere possa essere affiancata anche dalle perdite economiche legate a difettosità dei prosciutti più frequenti. In primis, la permanenza notturna degli animali nella stalla di sosta sembra essere un fattore di rischio, con l’aumento di più di una difettosità. Certamente, l’aumento di ematomi e di morsi può essere legato al fatto che la permanenza stessa può aver dato modo agli animali, che si sono trovati in un ambiente nuovo e stressati dal viaggio, di interagire negativamente tra di loro. Tuttavia, una riflessione va dedicata al fatto che anche il difetto della venatura e quello delle cotenne rosse, entrambi associati a possibili stress dell’animale, siano aumentati durante la sosta notturna in stalla. La permanenza nella stalla di sosta era già stata investigata da altri autori per parametri differenti. Vitali et al. (2021) avevano già evidenziato una maggiore frequenza di ascessi e strappi muscolari negli animali che sostavano negli impianti di macellazione durante la notte, così come erano state registrate più lesioni alla coda. Gottardo et al. (2017) invece avevano registrato un aumento di animali con ulcera gastrica.
Entrambi gli studi hanno ipotizzato il coinvolgimento di alcuni fattori legati allo stress degli animali che sostano nella stalla notturna, oppure a processi infiammatori e liberazione di istamina per il peggiorare di condizioni infettive o traumatiche pregresse (sebbene nel presente studio non siano emerse differenze nelle lesioni ai visceri, probabilmente perché espressione di condizioni più croniche rispetto al trasporto). La sosta nella stalla, però, ha anche fatto diminuire altri difetti, la cui incidenza è peraltro decisamente inferiore rispetto ai precedentemente citati, ovvero quello delle petecchie emorragiche e delle carni pale soft exudative. Entrambi questi difetti sembrano essere correlati a stati di ipereccitazione muscolare, spesso legata e scatenata proprio dal trasporto, e probabilmente un periodo di fermo notturno permette all’animale di ristabilire il proprio equilibrio eccitativo prima della macellazione. Tuttavia, la percentuale di difetti a svantaggio della stalla di sosta è maggiore rispetto a quella a vantaggio.
L’autista ha un ruolo chiave
Riguardo a tutti gli altri elementi del trasporto presi in considerazione, è interessante notare come non siano direttamente coinvolti nella difettosità della coscia, bensì siano rappresentati da un unico principale fattore di rischio (o protettivo!): l’autista del camion. È risaputo in letteratura che il ruolo della figura dell’autista è fondamentale anche per il benessere dei suini. Un buon carico/scarico degli animali è strettamente dipendente dalla preparazione e formazione degli operatori. Sebbene sia vero che un altro fattore strettamente dipendente da un buon carico/scarico degli animali sia anche l’ambiente di lavoro (aziende non strutturate con una buona piazzola di carico/scarico metteranno in difficoltà gli operatori, diminuendo la loro efficienza lavorativa), nel presente studio ciascun autista è stato valutato su più aziende. Il fattore “autista” sembra dunque essere importante anche a prescindere dall’ambiente in cui si trova. Spesso la causa di inefficienze si trova nelle tempistiche ristrette che i carichi richiedono agli operatori, che devono movimentare un lotto da 130 animali nel minor tempo possibile, spesso tra i 30 e 120 minuti. Questo non sempre incontra la necessità del suino di osservare l’area verso la quale si sta dirigendo, esplorando i dintorni prima di camminare (Wood-Gush and Vestergaard, 1991). Inevitabilmente, questo spinge l’operatore a forzare l’animale, talvolta con l’utilizzo di strumenti più o meno coercitivi (esempio, la pila elettrica), portando gli animali a comportamenti di stress evidente e di paura, instaurando un circolo vizioso di eventi che prolungano ulteriormente le operazioni di carico/scarico (esempio, animali che cercano di tornare verso l’allevamento o che si scavalcano, Hemsworth, 2019). Anche una eccessiva pressione del luogo di lavoro (per esempio del macello stesso che impone orari difficilmente elastici) può peggiorare l’efficienza lavorativa degli autisti (Ghasemi et al., 2018). Per questo, la legislazione in vigore richiede che gli autisti siano formati ed abbiano ottenuto un certificato o patentino che li prepari riguardo la gestione dei veicoli, degli animali e degli ambienti (Reg. 1/2005). Tuttavia, la necessità di una formazione aggiuntiva e specifica per la gestione degli animali è stata identificata già da diversi anni (Burnard et al., 2015; Herskin et al., 2017) per aumentare le competenze relative alla specie animale trasportata. Inoltre, il lavoro stesso dell’autista è riconosciuto essere logorante e stressante, e perciò predisponente ad atteggiamenti di nervosismo da parte dell’operatore. Traffico, incidenti su strada, azioni ripetitive e monotone, posizioni scomode e protratte nel tempo alla guida ma anche durante il carico/scarico, sono tutti fattori stressanti anche dal punto di vista psicologico per l’autista, e possono mettere a dura prova il lavoro quotidiano di questa figura, aumentando il suo carico di lavoro e (Dalbøge et al., 2014; (Balogh et al., 2019).
Conclusioni
In conclusione, quello dell’autista sembra essere un ruolo chiave per il benessere dell’animale, ma anche per la redditività del lotto di suini che lui stesso trasporta verso gli impianti di macellazione. Un occhio di riguardo deve necessariamente essere dedicato alla sua formazione e al monitoraggio delle difettosità dei suini trasportati. Dal lato del macello invece, una riflessione particolare va fatta nei confronti della stalla di sosta, che rappresenta un fattore di rischio o protettivo per la frequenza di diversi difetti della coscia.
L'autrice è ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università degli Studi di Torino