Il 2018 è stato per il comparto italiano dei salumi un anno contraddistinto dall’incertezza, caratterizzato da un lieve aumento produttivo, deboli consumi interni e un export che rallenta. Nello specifico, la produzione di salumi è stata di oltre 1,184 milioni di ton +0,6% rispetto al 2017. Il valore della produzione ha mostrato una crescita più sostenuta portandosi a 8.081,9 milioni di euro (+1,3%).
La dinamica quantità/prezzi ha rispecchiato da un lato la spinta data alla produzione dall’incertezza sugli sviluppi della diffusione della peste suina africana, che ha portato le aziende ad aumentare le scorte, dall’altro agli incrementi dei costi relativi ai fattori di produzione diversi dalla materia prima.
L’andamento produttivo dei singoli salumi
In merito ai singoli salumi, il 2018 ha registrato un’importante crescita nella produzione di prosciutti crudi stagionati. Dopo la flessione del 2017, la categoria ha evidenziato un incremento deciso del +3,9% in quantità (289.400 ton) e del +4,0% in valore (2.273 milioni di euro). Il prosciutto crudo stagionato è divenuto così il principale salume prodotto con riferimento a volumi e valori.
Anno in flessione, invece, per la produzione di prosciutto cotto, scesa a 288.500 ton (-2,3%) per 1.970 milioni di euro (-1,9%). A determinare questa flessione è stato il deciso calo delle esportazioni, in particolare quelle verso la Spagna, che si è sommato alla diminuzione dei consumi interni.
Grazie alla crescita dei prosciutti crudi stagionati la quota di prosciutti crudi e cotti, prodotti leader del settore, è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente arrivando a 48,8% in quantità e si è confermata stabile in valore a quota 52,5%.
Trend decrescente anche per la produzione di mortadella, fermatasi a 164.800 ton (-0,9%) per un valore di 661,8 milioni di euro (-0,5%) e per quella di wurstel, scesi a quota 60.500 ton (-1,2%) per un valore di circa 184,8 milioni di euro (-1,6%).
Nel 2018 è proseguita, per il quinto anno consecutivo, la crescita dello speck, la cui produzione è arrivata a quota 35.900 ton (+4,1%) per un valore di 357,6 milioni di euro (+4%).
In aumento anche la produzione di salame che, anche beneficiando della buona performance dell’export, è salita a 112.100 ton (+0,8%) per un valore di 944,6 milioni di euro (+1,5%).
Andamento cedente, invece, per la pancetta, che nel complesso dei dodici mesi ha visto la produzione fermarsi a quota 51.200 ton (-2,1%) per un valore di 229,3 milioni di euro (-1,6%).
In calo anche la coppa 43.000 ton (-0,6%) per 321,1 milioni di euro (-0,2%).
Solido aumento per la bresaola che ha chiuso il 2018 con un +3,4% in quantità per 17.900 ton e un +3,7% in valore per 280,6 milioni di euro. (Fonte: elaborazione Assica su dati Istat).
I consumi, tra cali e conferme
Il 2018 è stato un anno difficile per i consumi di salumi generando un’inversione di marcia rispetto al positivo 2017.
Nel complesso dell’anno, la disponibilità totale per il consumo nazionale di salumi (definita come la differenza fra produzione e saldo import/export al netto della variazione delle scorte) è stata di 1,049 milioni di ton (-0,9%) contro 1,059 milioni dell’anno precedente.
Il consumo reale pro capite di salumi si è attestato a circa 10,7 kg (-0,9%) nel 2018.
Considerando l’insieme dei salumi e delle carni suine fresche, il consumo reale procapite è stato pari a 18 kg (-0,9%).
Invariate le preferenze di consumo degli italiani rispetto allo scorso anno. La struttura dei consumi interni vede al primo posto sempre il prosciutto cotto con il 26,4%; seguito dal prosciutto crudo con il 21,8%; la mortadella/wurstel con il 19%, il salame con il 7,9% e la bresaola con l’1,4%. Chiudono gli altri salumi con il 23,6%. (Fonte: elaborazioni Assica su dati Istat).
«Il 2018 ha segnato un incremento dei livelli produttivi del settore suinicolo, caratterizzato tuttavia da consumi stagnanti e da un rallentamento della crescita delle esportazioni - ha affermato il presidente di Assica Nicola Levoni all’assemblea annuale di Assica, tenutasi a Roma-. Per una ripresa dei consumi interni, in flessione ormai da anni, occorre ridare slancio all’economia nazionale, ricordando la centralità dell’impresa che non deve essere più vista con diffidenza, ma come un partner importante all’interno della filiera e una garanzia per il consumatore» ha incalzato Levoni.
Export in lieve crescita, ma rallenta
Rallenta il tasso di crescita dell’export, che negli ultimi anni aveva rappresentato il principale traino di sviluppo per il settore. Secondo elaborazioni Assica su dati Istat, nel corso del 2018, il nostro export ha raggiunto quota 181.997 ton (+1,0% sul 2017) per un valore di 1,5 miliardi di euro (+0,3% rispetto al 2017).
In difficoltà sono apparse le spedizioni verso l’Ue mentre è risultato più dinamico l’export verso i Paesi terzi, dove un ruolo importante è stato giocato dalle spedizioni verso gli Usa. Per quanto riguarda le importazioni di salumi, nel 2018, hanno evidenziato un rilevante calo, scese a 51.295 ton (-8,2%) per un valore di 202,7 milioni di euro (-6,7%).
Il saldo commerciale del settore ha registrato complessivamente un incremento del +1,5% per oltre 1,3 miliardi di euro.
«Il 2018 è stato un anno ancora positivo sul fronte dell’export - ha specificato Levoni -. Sicuramente abbiamo registrato una crescita più contenuta rispetto al passato, ma dobbiamo considerare che dal 2014 ad oggi le nostre esportazioni di salumi sono aumentate del 21,9% in quantità e del 21,4% in valore. Nel 2018, inoltre, abbiamo assistito a un generale rallentamento dell’export Made in Italy anche a causa delle difficoltà di alcuni partner commerciali fondamentali nella Ue. Ciò non significa che ci dobbiamo rassegnare a una crescita più modesta, anzi, questi dati rafforzano in noi la convinzione che sia necessario fare di più per crescere sui mercati extra Ue. Questo significa – ha incalzato il presidente - lavorare per superare quelle barriere tariffarie e non tariffarie che ancora comprimono il potenziale del nostro export, ma anche impegnarsi per valorizzare all’estero le nostre tante eccellenze».
L’andamento dell’export dei singoli prodotti
Nel 2018 sono tornate a crescere in volume le spedizioni di prosciutti crudi stagionati. I prodotti con e senza osso hanno evidenziato un +5,1% in quantità per 72.335 ton a fronte di un valore stabile a 757,1 milioni di euro (+0,1%).
Il saldo commerciale ha registrato un incremento del +0,8%, raggiungendo i 688,9 milioni di euro dai 683,1 del 2017. Bene, in particolare, le esportazioni di prosciutti con osso che hanno chiuso l’anno con un +58,5% in quantità per 5.907 ton e +4,9% in valore per 24,3 milioni di euro, mentre le esportazioni di prosciutti disossati (la voce comprende anche speck, coppe e culatelli) hanno toccato quota 66.428 ton (+2,1%) per un fatturato stabile di 732,8 milioni di euro.
Le due voci doganali hanno mostrato una crescita solo in volume per le spedizioni verso i partner comunitari (+5,0% in quantità per 57.232 ton ma un -0,9% in valore per 563 milioni di euro) mentre quelle verso i Paesi terzi sono risultate in aumento sia in quantità sia in valore (+5,7% in quantità per 15.103 ton e un +3,3% in valore per 194,1 milioni di euro). Buono il risultato dell’export di mortadella e wurstel: +3,5% in quantità per 39.105 tonnellate e +4,1% in valore per 137,7 milioni di euro. Incremento significativo anche per le esportazioni di salami arrivate a toccare nel 2018 quota 32.697 ton (+3,0%) per 317,9 milioni di euro (+3,0%).
Rimbalzo negativo per le esportazioni di prosciutto cotto: -22,1% in quantità per 19.442 ton e –11,4% in valore per 133,4 milioni di euro. A penalizzare la performance è stato il forte ridimensionamento delle spedizioni verso la Spagna, la cui domanda è scesa a seguito della ripresa della produzione domestica. Escludendo il dato spagnolo, infatti, l’export di prosciutto cotto avrebbe chiuso l’anno con un +4,6% in quantità e un +1,2% in valore.
Trend cedente per l’export di pancetta stagionata che ha chiuso il 2018 con un -1,7% per 5.507 ton e un -2,8% per circa 42 milioni di euro.
In difficoltà, infine, sono apparse anche le esportazioni di bresaola. La voce nel complesso dei dodici mesi ha registrato un -2,6% in quantità per 3.808 ton e un -2,2% in valore per 63,2 milioni di euro.
Due buone notizie
Levoni ha ricordato che il 2019 si è aperto con due buone notizie: Il riconoscimento da parte dello Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed (Paff Committee), a febbraio scorso, dell’indennità della Regione Calabria da malattia vescicolare del suino (Mvs), e la firma lo scorso 23 marzo, dopo 15 anni di lunghe e difficili negoziazioni, del Protocollo che definisce le condizioni per l’esportazione di carne suina congelata dall’Italia in Cina.
«Con l’indennità della Regione Calabria – spiega Levoni -, l’Italia diventa un Paese free da Mvs e ciò consente al nostro ministero della Salute di avviare nuove trattative con le autorità dei Paesi terzi per ottenere l’apertura alle carni fresche, ai prodotti a breve stagionatura di mercati importanti come la Corea del Sud, Singapore, l’Australia e molti altri. L’accordo con la Cina, invece, rappresenta oggi uno straordinario punto di partenza per arrivare a ottenere nel prossimo futuro l’apertura del mercato cinese a tutta la gamma dei prodotti suini, lavorati su tutto il territorio italiano. Un obiettivo al quale stiamo già lavorando con il supporto delle autorità nazionali e comunitarie. Ci sono dunque tutte le premesse per guardare al futuro con ottimismo – ha ribadito il presidente - e speriamo di poter presto vedere il lavoro fatto concretizzarsi in effettivi risultati di export».
La piattaforma di Assica per agevolare l’export
Per agevolare sempre di più le aziende nella loro attività di internazionalizzazione, Assica ha realizzato una piattaforma online in cui sono raccolte tutte le informazioni utili per esportare carni suine e salumi.
«La realizzazione di questo complesso e articolato database – ha spiegato Levoni - ha richiesto un lungo lavoro, che proseguirà da qui in poi con continui aggiornamenti e approfondimenti. Sono certo che questo strumento sarà un validissimo supporto per le nostre aziende che si muovono sui mercati internazionali».
Levoni ha concluso l’assemblea sottolineando la tempestività del lavoro fatto dal governo: «In questo contesto mutevole e volatile abbiamo proposto soluzioni alla nostra politica che ha messo a punto con noi risposte concrete. Registriamo con estremo favore la previsione nel Decreto emergenze in agricoltura di un apposito fondo per l’ammodernamento, l’innovazione e la promozione del settore suinicolo».