L’Italia perde un quinto della capacità produttiva

Un segnale lampante di crisi, rileva il direttore del Crefis Gabriele Canali. Nei primi dieci mesi del 2014 le macellazioni sono calate del 21,6% in peso vivo e del 20,5% in peso morto. Situazione in miglioramento da settembre a dicembre

«Nel 2014 il comparto suinicolo si è caratterizzato per un aumento delle esportazioni di salumi e altri insaccati e per una sostanziale stabilità dei consumi sul mercato interno. Ma nei primi dieci mesi dell’anno si è anche ridotta di un quinto l’offerta da parte della macellazione. Questo è un segnale lampante di crisi». Così Gabriele Canali, direttore di Crefis, ha esordito nella sua analisi del comparto presentata al convegno “Come valorizzare le carni suine per competere sui nuovi mercati”. del 25 febbraio a Reggio Emilia, organizzato dall’Oi Gran Suino italiano.

Il mercato

«Nel 2014 il prezzo medio dei suini pesanti da macello è stato leggermente al di sotto rispetto a quello del 2013: -2,7% secondo le quotazioni della Cun suini. Tale valore medio, tuttavia, è frutto di un andamento che è stato molto diverso nel corso dell’anno. Da marzo a luglio, infatti, le quotazioni sono state significativamente superiori rispetto a quelle del 2013 (e del 2012), mentre da agosto a dicembre sono state decisamente inferiori e, insolitamente, in continua diminuzione: a luglio il prezzo medio è stato pari a 1,575 euro/kg, a dicembre era sceso fino a 1,334 euro/kg. Sono rimasti sostanzialmente stabili, in termini di quotazioni medie annue, i prezzi dei suini leggeri».

Per quanto riguarda i tagli di carne suina fresca, ha proseguito Canali, «nel 2014 il prezzo medio delle cosce fresche leggere per prosciutto tipico è diminuito, rispetto al 2013, del 4,5% (secondo le quotazioni della Cun tagli). Per le cosce più pesanti i prezzi sono aumentati lievemente (+1,2%). I prezzi delle cosce per prosciutto non tipico, invece, sono rimasti sostanzialmente invariati (+0,1% per quelle più leggere, -0,05% per quelle più pesanti). In leggero aumento, solo del 3,4%, le quotazioni dei lombi freschi. L’andamento stagionale dei prezzi delle cosce per crudo tipico evidenzia un forte appiattimento rispetto agli anni precedenti, frutto di una sostanziale pesantezza del mercato».

Ancora, se passiamo ad analizzare il prezzo del Prosciutto di Parma stagionato, nel 2014 è stato mediamente al di sotto dei 7 euro/kg, segno di una evidente quanto duratura pesantezza dei mercati. Ha aggiunto Canali: «Ciò ha mantenuto fortemente sotto pressione sia la fase della stagionatura che, e per certi versi soprattutto, le fasi precedenti della filiera, dall’allevamento alla macellazione. Giova poco al settore il fatto che il prezzo della coppa stagionata sia stato nel 2014, sempre sensibilmente più alto rispetto ai due anni precedenti».

Redditività

«Sempre nel 2014, per effetto del buon andamento dei prezzi delle materie prime usate per l’alimentazione», ha spiegato ancora Canali, «l’indice Crefis di redditività dell’allevamento ha mostrato, come dato medio annuo, un miglioramento rispetto al 2013 pari all’11,2%. Desta preoccupazione, tuttavia, il peggioramento della situazione che si è evidenziato negli ultimi mesi dell’anno. Quanto alla macellazione, il dato medio annuo mostra un leggero miglioramento (+4%) dovuto, in parte, al fatto che negli anni precedenti la situazione fosse a livelli molto bassi e, in parte, al miglioramento che si è verificato principalmente negli ultimi quattro mesi del 2014 (da settembre a dicembre). La redditività della stagionatura del prosciutto tipico è stata ancora in calo: -3,2% per il leggero e -2,6% per il pesante. Molto preoccupante il perdurante differenziale di redditività a favore del prosciutto non tipico (+3,9% il leggero e + 5,5% il pesante)».

Volumi di macellazione

E Canali ha concluso puntando il dito sulla perdita di un quinto della capacità produttiva della suinicoltura del nostro Paese: «Le macellazioni in Italia, a differenza di quanto avvenuto a livello Ue, nei primi 10 mesi del 2014 sono diminuite sensibilmente: -21,6% in peso vivo e -20,5% in peso morto. Ciò si è verificato soprattutto nei mesi centrali dell’anno (tra marzo e agosto). Questo crollo delle produzioni è probabilmente la ragione principale della tenuta estiva dei prezzi dei suini da macello in Italia e forse anche della relativa distanza che resta tra i prezzi europei e quelli italiani dei suini. Ma la suinicoltura nazionale ha perso, almeno temporaneamente, un quinto della sua capacità produttiva».

Visualizza l'articolo completo pubblicato sulla rivista di Suinicoltura n. 3/2015

L’Italia perde un quinto della capacità produttiva - Ultima modifica: 2015-03-17T10:59:11+01:00 da Barbara Gamberini

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