L’Organizzazione mondiale del commercio, dopo un panel durato due anni, non ha avuto dubbi del dichiarare illegittimo il divieto russo alle importazioni di carne suina e derivati dall’Unione europea.
I risultati del panel sono stati diffusi il 19 agosto 2016 e hanno posto fine in maniera categorica alla “guerra del prosciutto” che ha bloccato le esportazioni di suini e carni suine verso la Russia in partenza dagli Stati membri dell’Ue.
Il panel di esperti dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), costituito per dirimere la disputa, si è infatti espresso largamente a favore dell’Unione europea precisando che la misura intrapresa da Mosca «non si basa sulle pertinenti norme internazionali e viola le norme dell’accordo Wto».
Il blocco alle importazioni dall’Ue era stato decretato a gennaio 2014 basandosi sul fatto che erano stati rilevati alcuni casi di carni infette dalla Peste suina africana provenienti soprattutto dai paesi confinanti.
Ampie discussioni bilaterali durate mesi con Mosca non avevano portato alcun risultato, per cui dato che non sembrava esserci alcuna soluzione imminente, l’Ue decise di ricorrere alle procedure di risoluzione delle controversie dell’Omc richiedendo la costituzione di un panel. Il blocco russo sin dalla fine del 2014 aveva tagliato quasi il 25% di tutte le esportazioni Ue di suini vivi Ue, carne di suino e altri prodotti correlati. In particolare, le esportazioni europee verso la Russia contavano 1,4 miliardi di euro annui per 750 mila tonnellate, di cui 24.600 (circa il 3,3%) di provenienza italiana.
A questo primo blocco, fatto passare come di natura sanitaria, seguì ad agosto 2014 un embargo riguardante altri prodotti come misura di ritorsione politica nei riguardi dell’Ue e degli Stati membri che non appoggiavano la politica russa nella questione dell’annessione della Crimea.
L’embargo totale, tuttora in atto, sancito dalla Russia a una lista di prodotti per i quali è del tutto vietato l’ingresso, comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia e Australia.
Per la maggior parte dei prodotti in questione comprese le carni suine, gli scambi commerciali continuano a essere limitati da un divieto imposto dalla Russia sui prodotti agroalimentari dell’Ue nell’agosto 2014 le cui motivazioni sono di natura politica. Tuttavia, le conclusioni del gruppo sono di importanza sistemica, in quanto ricordano alla Russia i suoi obblighi internazionali e il fatto che tali obblighi non possono essere arbitrariamente ignorati.
Il gruppo di alto livello del Wto ha, infatti, riconosciuto che il rifiuto da parte della Russia di accettare l’importazione di alcuni prodotti dell’Ue e di adattare i relativi certificati per l’importazione equivale a un bando sulle importazioni su scala dell’Ue. Tale misura non si basa sulle disposizioni internazionali in materia e viola le norme dell’accordo dell’Omc sull’applicazione delle misure sanitarie e fitosanitarie. Il gruppo ha ugualmente condannato singoli divieti imposti dalla Russia sulle importazioni da Polonia, Lituania ed Estonia.
La soddisfazione della Commissione e degli Stati membri interessati al blocco delle importazioni, tra i quali vi è l’Italia, è accresciuta dal fatto che il panel del Wto ha affermato che l’Ue dispone di uno dei più efficaci sistemi di sicurezza alimentare e di salute degli animali del mondo, un sistema che prevede, tra l’altro, livelli di rilevamento elevati e rigorose norme in materia di gestione del rischio. La decisione del panel conferma che le misure adottate dalla Russia nei confronti dell’Ue hanno poco a che vedere con effettivi rischi sanitari in quanto i prodotti dell’Ue sono sicuri e non vi è quindi alcuna necessità per alcun paese di mantenere ingiustificate restrizioni alle importazioni.
Leggi l’articolo sulla Rivista di Suinicoltura n. 9/2016
L’Edicola della Rivista di Suinicoltura