In questo autunno, la discussione sul benessere animale è entrata prepotentemente nell’agenda politica, segnale di un sempre maggiore interesse alla cura della filiera zootecnica anche nella collettività.
Se da un lato ciò è indice di una positiva attenzione del consumatore, di certo non è una novità per i dottori agronomi. Come professionisti, infatti, siamo ben consapevoli, e non da oggi, dell’importanza di migliorare costantemente il benessere animale durante la permanenza nelle stalle e nella gestione degli allevamenti. Una consapevolezza che, in quanto professionisti del settore, nasce per la cognizione della mutata sensibilità verso le rivendicazioni etiche, senza trascurare l’impatto positivo che queste attenzioni hanno sulle strategie produttive.
Una consapevolezza e una competenza che a noi professionisti appaiono ovvie e naturali, ma che non sono state tenute in debita considerazione durante la discussione del decreto interministeriale del Mipaaf e del Ministero della Salute che definisce regole e requisiti per il funzionamento del “Sistema di qualità nazionale benessere animale in allevamento” (Sqnba).
Assenza inspiegabile e clamorosa
Una lacuna che ha portato a un’inspiegabile quanto clamorosa assenza nel documento in discussione: la mancanza della figura professionale del dottore agronomo tra quelle elencate tra i “valutatori”.
Naturalmente, immediata è stata la reazione con le conseguenti proposte emendative del Conaf (Consiglio Ordine Nazionale Dottori Agronomi e Dottori Forestali) e della Fidspa (Federazione Italiana Dottori in Scienze della Produzione Animale). E la conseguente attivazione di un dialogo costante volto a chiarire tutti gli aspetti che, in prima battuta, erano stati ignorati.
Inoltre, parallelamente alle proposte emendative, il Conaf congiuntamente con Fnovi (Federazione nazionale Ordini veterinari italiani), ha chiesto l’inserimento di un rappresentante di entrambe le categorie professionali nel Comitato Tecnico Scientifico Benessere Animale (di cui all’Art. 11 dello Schema di Decreto).
L’agronomo è responsabile di molte fasi dell’allevamento
Come affermato nei vari documenti redatti dal Conaf, da qualsiasi punto la si veda questa mancanza è piuttosto rilevante, poiché la figura professionale dell’agronomo è parte integrante del comparto zootecnico.
Nella sua attività, infatti, esso è responsabile delle condizioni che determinano il benessere degli animali in allevamento ed è una figura che ha acquisito e applica le competenze e le conoscenze delle produzioni zootecniche, del management dell’allevamento e della biosicurezza, ancora più specifiche se laureato nella classe di laurea LM 86 “Scienze zootecniche e tecnologie animali.
Chi conosce la filiera zootecnica sa bene che la nostra figura professionale è responsabile di perlomeno cinque aspetti della produzione, che si susseguono dall’inizio alla fine del ciclo produttivo.
L’agronomo si occupa di benessere animale nella fase preliminare, quella in cui si progettano le strutture di allevamento, le strutture di trasformazione e quelle di commercializzazione. In questa fase, infatti, si determinano elementi quali gli spazi a disposizione degli animali, l’aerazione delle strutture, gli strumenti e le attrezzature in dotazione. È piuttosto ovvio, quindi, come il benessere di un animale inizi proprio da qui.
Il secondo aspetto in cui troviamo nuovamente la figura dell’agronomo avviene durante la stima delle produzioni animali e in quella collegata della stima dei danni alle produzioni zootecniche.
Una terza volta, noi professionisti siamo coinvolti durante la certificazione della qualità e della quantità sia delle produzioni zootecniche che dei prodotti trasformati.
Durante la conduzione quotidiana di un allevamento, per la quarta volta offriamo consulenza nella gestione degli animali e per la loro alimentazione, facendo sì che l’azienda resti aggiornata alle più recenti conoscenze e al passo con le più moderne tecniche di allevamento.
Infine, abbiamo un ruolo fondamentale anche nell’esecuzione delle analisi fisico-chimico-microbiologiche dei prodotti zootecnici e dei prodotti destinati alla alimentazione degli animali in allevamento.
La svista deve essere colmata
Non v’è dubbio, quindi, che la svista compiuta dai redattori della bozza debba essere colmata, poiché la figura del dottore agronomo è perfettamente complementare e altrettanto indispensabile di quella del veterinario. Quest’ultima figura professionale è tanto fondamentale nella fase di cura delle patologie animali, quanto mancante di quella capacità consulenziale utile ad accompagnare l’allevatore nella gestione quotidiana dell’azienda, che è propria della nostra professione.
Nella zootecnia che voglia perseguire modelli di sostenibilità ambientale e di etica del rapporto uomo-animale, il contributo del medico veterinario dovrà essere di ampio raggio e dovrà interfacciarsi inevitabilmente con altre competenze, quali quelle del dottore agronomo.
Siamo certi che presto si ripristinerà la corretta struttura della legge, sanando le storture iniziali e offrendo al sistema Paese la consulenza di professionisti preparati e qualificati quali sono i dottori agronomi.