A partire dal primo gennaio di quest’anno la legge impone agli allevamenti suinicoli italiani di introdurre suini a coda integra. Ma molti allevatori non riescono a reperire animali con questa caratteristica.
È un problema sentito, perché, come indicano dall’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) il settore produttivo nazionale segnala difficoltà a reperire suinetti a coda integra da fornitori italiani e da Paesi membri dell’Unione europea. E proprio a seguito di queste segnalazioni, la Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (Dgsaf) del ministero della Salute ha scritto ai servizi veterinari regionali disponendo verifiche e, se del caso, provvedimenti sanzionatori.
Come noto, le recenti normative sul benessere animale vietano in generale l’allevamento di suini a coda non integra e limitano fortemente la pratica della caudectomia a casi eccezionali, regolati dalla stessa normativa. In parallelo, negli allevamenti italiani è prevista la progressiva introduzione di suini a coda integra.
Infatti – come precisano dall’Anmvi – in base al Piano nazionale redatto dal ministero della Salute, tutte le aziende che allevano suini da svezzamento e da ingrasso di provenienza sia nazionale che estera, a partire dal 1 gennaio 2020 devono avere provveduto all’introduzione di gruppi di suini a coda integra. Per quelle con gestione tutto pieno-tutto vuoto, la scadenza è posticipata al primo accasamento utile. Se il veterinario ufficiale riscontra l’assenza di gruppi di suini a coda integra, “si dovrà procedere alla prescrizione e successiva sanzione in caso di mancata ottemperanza al successivo accasamento”.
Vengono invece riferiti “casi di inottemperanza all’obbligo di introdurre gruppi di suini a coda integra per motivi di indisponibilità da parte del fornitore” – riferisce il ministero della Salute.
Controlli più serrati
Dunque, la mancanza di questi capi può non essere colpa dell’allevatore. Tuttavia, il titolare dell’allevamento di svezzamento o di ingrasso dovrà “fornire l’evidenza di avere richiesto per iscritto la fornitura di tali gruppi all’allevamento da riproduzione di origine e dovrà inoltre fornire relativa risposta scritta dall’allevamento da riproduzione, opportunamente motivata e prova che si è rivolto a più fornitori”.
D’altro canto, e comprensibilmente, il ministero della Salute dispone che tutte le risposte scritte degli allevamenti da riproduzione, relative alla mancata fornitura di partite di suinetti a coda integra, siano controllate dai Servizi veterinari competenti per “verificarne la congruità delle motivazioni e per mettere in atto, se del caso, gli opportuni provvedimenti prescrittivi e sanzionatori”.
Disponibilità garantita in Danimarca
Tenendo conto che tra i principali fornitori di suinetti da ingrasso per l’Italia c’è la Danimarca, il ministero informa che dopo aver raccolto per le vie brevi informazioni pertinenti dalle autorità danesi, la Dgsaf comunica che “la disponibilità di suinetti a coda integra per qualunque allevamento sul territorio europeo è garantita, a condizione che la richiesta pervenga preventivamente in tempo utile”. Gli operatori danesi richiedono una dichiarazione firmata da parte dell’acquirente, del mediatore o dell’allevatore finale attestante l’impossibilità di allevare suini a coda integra.
Il richiamo da parte della Ue
Ancora, la nota ministeriale aggiunge che il ministro della Salute e il ministro delle Politiche agricole “hanno ricevuto recentemente dal Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides, un richiamo a migliorare ulteriormente le misure italiane intraprese per la protezione dei suini e a garantire ogni ulteriore sforzo per il pieno adempimento del Piano nazionale triennale emanato nel 2018”.
Nella medesima lettera il Commissario precisa che, nell’ambito della nuova Strategia Ue finalizzata a migliorare la qualità e sicurezza dei prodotti alimentari europei, un ruolo cardine è svolto dal rispetto delle norme sulla protezione degli animali. Qualora non venissero rispettati gli impegni e le norme di riferimento, si prospettano iniziative legali da parte della Commissione nei confronti dell’Italia.