La Peste suina africana (Psa) continua a rappresentare una grave emergenza per il comparto suinicolo italiano. Il 23 gennaio 2025, la Commissione europea ha pubblicato il Regolamento di esecuzione (Ue) 2025/164, che modifica l'allegato I del regolamento (Ue) 2023/594. Questo nuovo regolamento introduce aggiornamenti sulle zone di restrizione per il controllo della Psa ed è in vigore dal 25 gennaio.
Uno degli aggiornamenti più rilevanti riguarda la provincia di Piacenza, che vede alcuni comuni classificati Zona di Restrizione III (ZRIII) in seguito al focolaio rilevato a Vigolzone. Oltre a quelli del piacentino, restano in ZRIII anche alcuni comuni di Lombardia e Piemonte. Se la situazione si complica in Emilia-Romagna, arriva invece una buona notizia dal Lazio: a Roma sono state revocate le zone soggette a restrizione istituite a maggio 2022.
La struttura del commissario straordinario alla Psa e la direzione generale della salute animale del Ministero della Salute, insieme al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste hanno così potuto annunciare, nei giorni scorsi, l'eradicazione della Psa a Roma.
Gli sforzi per il contenimento
«Grazie all’azione coordinata delle istituzioni, la collaborazione del mondo venatorio, l'impegno delle aree protette e di molti altri attori coinvolti è stata arginata la diffusione della malattia che aveva colpito alcune aree della capitale», ha dichiarato il ministro della salute Orazio Schillaci.
E continua: «La Regione Lazio ha svolto un ruolo importante in questa battaglia, garantendo, con il supporto degli esperti dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana e del centro di referenza nazionale per le pesti suine, il monitoraggio continuo della malattia e l’attuazione delle disposizioni sanitarie».
Il Ministero della Salute ha dunque ringraziato tutte le istituzioni, la Città metropolitana di Roma, la cabina di regia presso la Prefettura, gli assessorati della Regione Lazio, nonché i professionisti del settore veterinario e la popolazione per l’impegno profuso nella gestione dell’emergenza a garanzia della sicurezza sanitaria del territorio.
Il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha commentato: «Esprimo soddisfazione per l’eradicazione della Psa nella zona rossa istituita a Roma, il comune agricolo più grande d'Europa, e nella parte nord della provincia. Un risultato significativo per il nostro sistema produttivo e per le imprese che hanno affrontato un periodo difficile a causa delle restrizioni. Desidero ringraziare il commissario straordinario alla Peste suina africana, Giovanni Filippini, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci e il sottosegretario Marcello Gemmato, l’assessore regionale all’agricoltura, alla caccia e al bilancio, Giancarlo Righini, e tutti coloro che hanno contribuito in questi anni a contenere la presenza dei cinghiali sul territorio regionale e debellare la Psa. Questo traguardo dimostra l’efficacia della strategia adottata dal governo e dalla struttura commissariale e conferma come la collaborazione tra istituzioni, enti nazionali e regionali sia fondamentale per contenere la malattia».
Indicate alcune deroghe
Il Ministero della Salute continua a coordinare gli sforzi necessari per garantire il controllo della malattia e mitigare il rischio di diffusione in territori indenni, ma la situazione è complessa.
Nelle Zone di Restrizione viene attuata la nota della Direzione generale della salute animale del Ministero della Salute dell’11 dicembre che allenta le maglie per la movimentazione dei suini. Il Ministero reputa che, seguendo le indicazioni dei protocolli inviati con la nota stessa e che rispecchiano quanto era previsto dalla nota ministeriale del 21 agosto, le misure di contenimento alla diffusione della malattia negli allevamenti suinicoli possano essere rimodulate permettendo la movimentazione dei capi da vita anche al di fuori delle zone in restrizione.
Il documento prevede dunque che
- dalle Zone di restrizione I e II si possano spostare i suini in Z1, Z2 e in Zona libera superando il limite regionale, previa l’autorizzazione delle autorità competenti a fronte del rispetto dei protocolli di biosicurezza.
- Dalla Zona III è invece possibile muoversi in zone di restrizione.
- Dalla Zona Libera nulla osta ad andare in Zona di restrizione.
Dopo un iniziale momento di blocco, anche nel piacentino, gli allevatori confermano la concessione delle deroghe alla movimentazione con le modalità indicate.
Un piccolo sollievo, insomma, a cui si aggiunge l’apertura delle esportazioni: gli Usa e il Canada, come altri paesi avevano già fatto, in accordo con le autorità italiane ed europee, hanno reso meno difficoltosi gli scambi commerciali di carne suina proveniente da Zona di Restrizione I e alcuni macelli iniziano a chiedere la certificazione export anche per animali di ZI, cosa che prima non accadeva.
Calo della reddittività
Allentandosi le difficoltà alla commercializzazione è sempre meno giustificabile il deprezzamento delle carni provenienti da zone di restrizione, ma ad oggi la situazione resta grave, specie nelle regioni del bacino suinicolo del nord.
Dal 6 gennaio 2022, quando si è verificato il primo caso di Psa in Italia, ad Ovada, i problemi derivati dalle difficoltà di esportare in diversi mercati, dai vincoli imposti sulla movimentazione di suini e carni, dai costi aziendali aggiuntivi per il rispetto dei protocolli di biosicurezza, hanno portato a un drastico calo della redditività per gli allevatori e oggi è a rischio la sopravvivenza di molte aziende.
Senza interventi economici adeguati molte aziende non riusciranno a sopravvivere, con effetti devastanti sull'intero comparto agroalimentare. Per questo motivo, è fondamentale che le istituzioni proseguono nel supporto al settore, con strategie di contenimento efficaci, ma anche prevedendo ristori adeguati per i danni economici diretti e indiretti provocati dalla malattia.
Richieste di supporto
La crescita dei fondi destinati alla copertura dei danni indiretti causati dalla Psa è al centro di un intenso lavoro di raccordo tra Confagricoltura e le istituzioni. Lo stanziamento iniziale di soli dieci milioni è ritenuto ampiamente insufficiente. Parallelamente occorre velocizzare l’erogazione dei fondi, prevedere misure di accompagnamento adeguate come la cassa integrazione per i dipendenti e regole chiare per gli allevamenti sede di focolai che vogliono ripartire con le produzioni. Un altro passo importante sarebbe attivare la riserva di crisi dell’Ue che può raddoppiare gli stanziamenti che lo stato prevede per i danni indiretti.
Confagricoltura ha scritto al ministro Lollobrigida per sollecitare un suo intervento in questa direzione.
Appello che sembra essere stato colto, tant’è che il 27 gennaio si è tenuto a Bruxelles il Consiglio agricoltura e pesca (Agrifish), durante il quale l'Italia ha sollecitato l'Unione europea a stanziare i fondi straordinari per sostenere gli allevatori.
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