Le piante officinali nel controllo dello stress

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La somministrazione di piante officinali, o di prodotti contenenti le stesse, all’interno della dieta può essere una strategia per prevenire lo stress e l’instaurarsi di comportamenti aggressivi, come la morsicatura della coda

La morsicatura della coda è un problema di benessere comune e grave nella produzione suinicola, che causa notevoli perdite economiche.

La morsicatura della coda è stata collegata a un aumento del livello di stress dei suini e i fattori di rischio includono un’ampia gamma di problemi legati alla stabulazione e alla gestione, oltre alle caratteristiche dei singoli suini.

Gli allevatori sono generalmente d’accordo sulla grande importanza delle misure per prevenire i morsi alla coda, sottolineando in particolare l’importanza di avere spazio sufficiente per l’alimentazione di ogni suino alla mangiatoia o un numero sufficiente di posti per l’alimentazione automatica.

La gestione dei suini a coda lunga

Con la Direttiva europea del 2008, Direttiva 2008/120 Ce, e la nuova Nota ministeriale che sancisce il divieto del taglio alla coda dal 1° Gennaio 2025, si rende necessario pianificare degli interventi all’interno degli allevamenti per la corretta gestione dei suini a coda lunga. Poiché è ragionevole aspettarsi che la morsicatura della coda aumenti in seguito al mancato taglio, almeno nella fase iniziale, è importante trovare degli strumenti che possano limitare i fattori che portano alla morsicatura, primo fra tutti lo stress dei suini stessi.

Un approccio alternativo al problema della morsicatura potrebbe essere quello dell’integrazione dietetica di estratti naturali con varie proprietà biologiche. L’utilizzo di prodotti derivati da piante officinali, infatti, sta diventando sempre più popolare nell’ambito degli animali da reddito.

Le piante officiali e la modulazione del neurotrasmettitore Gaba

L’acido γ-aminobutirrico, conosciuto come Gaba, è il neurotrasmettitore inibitorio più ampiamente distribuito nel sistema nervoso centrale. Il Gaba svolge un ruolo importante nel rallentamento dell’attività nervosa, agendo come un freno sulle cellule nervose e mantenendo così un equilibrio nel funzionamento del sistema nervoso centrale, in particolare sulla regolazione del tono muscolare e del tono emotivo. Un aumento dei livelli di Gaba può contribuire a ridurre l’ansia, migliorare la qualità del sonno, ridurre la pressione sanguigna e alleviare il dolore cronico, mentre una sua carenza può causare disturbi dell’umore, ansia, stress, depressione e insonnia.

Varie piante officinali interagiscono a livello di sistema nervoso con il metabolismo di Gaba, causando un aumento dei suoi livelli e di conseguenza migliorando la risposta dei soggetti allo stress. Queste piante vengono quindi suggerite per essere utilizzate nelle situazioni di stress all’interno di un allevamento che portano a comportamenti anomali degli animali, come ad esempio stati di nervosismo e la morsicatura della coda.

La valeriana

La Valeriana officinalis L. ha proprietà sedative e tranquillanti. La radice di valeriana (Valeriana officinalis) viene utilizzata in erboristeria per trattare un’ampia gamma di disturbi, tra cui insonnia, ansia, disturbi dell’umore e condizioni di stress psicologico. È stato riportato che la valeriana contiene una varietà di costituenti bioattivi come alcaloidi, flavononi, terpeni e iridoidi che aumentano il rilascio di Gaba e ne inibiscono la degradazione nel cervello. La valeriana e l'acido valerenico, uno dei suoi principali costituenti, causano una riduzione del comportamento ansioso, supportando l’utilizzo della Valeriana officinalis come potenziale alternativa agli ansiolitici tradizionali.

È stato dimostrato che l’integrazione di valeriana e passiflora nei suini da macello e in quelli in accrescimento, non ha esercitato alcun effetto negativo in termini di parametri di qualità della carcassa e della carne, riducendo inoltre l'ansia e l'irritabilità dei suini durante il trasporto.

La passiflora

Passiflora incarnata L., una specie del genere Passiflora, ha proprietà terapeutiche ben documentate nell’uomo ed è stata utilizzata per secoli come rimedio per trattare ansia, eretismo, nevralgie e insonnia, sia in Europa che in Sud America.
I fiori, i frutti e le foglie della pianta sono una fonte di alcaloidi, flavonoidi (tra cui apigenina, luteolina, quercetina), fenoli e glicosidi cianogenici, che hanno un’azione modulatrice del sistema Gaba, in particolare favorendo la permanenza del Gaba all’interno del sistema nervoso, con conseguente effetto ansiolitico.

Le proprietà terapeutiche della passiflora sono state testate anche nei suinetti svezzati per valutare il loro effetto nei confronti dell’insorgenza di quei comportamenti anomali come il morso della coda e un eventuale miglioramento degli indicatori fisiologici legati allo stress. L’estratto non ha avuto effetto negativo sul peso corporeo dei suini, sull’assunzione di mangime o sull’incremento medio giornaliero. Va inoltre considerato che il consumo di mangime, non essendo diminuito nel gruppo di suini trattato con passiflora, evidenzia che l’estratto naturale non conferisce odori o sapori sgradevoli che possano modificarne l’assunzione.

Con la passiflora meno lesioni a orecchie e code

Contemporaneamente, il gruppo di animali che aveva assunto la passiflora ha mostrato una diminuita attività di esplorazione sia della coda che delle orecchie dei conspecifici, mentre l’attenzione per gli arricchimenti ambientali era più elevata, in comparazione con il gruppo a cui l’estratto non era stato somministrato. Anche i livelli di cortisolo, un ormone utilizzato come indicatore dello stress, sono risultati più bassi nei suini che avevano assunto la passiflora, indicando un maggior benessere degli animali che si traduce poi in un comportamento meno aggressivo.

Questi studi confermano quindi l’effetto sedativo e ansiolitico dell’estratto di passiflora inserito nella dieta dei suini post-svezzamento, in cui si è verificata una percentuale inferiore di lesioni alle orecchie e alle code, rispetto ai gruppi di controllo dove le aggressioni erano più frequenti.

Il papavero della California

Altre due piante che interagiscono con il sistema dei recettori del Gaba a livello del sistema nervoso centrale sono Eschscholzia californica e Lavandula angustifolia.
Eschscholzia californica, conosciuta come il papavero della California, è nota nella medicina popolare per i suoi effetti sedativi, ansiolitici e anti nocicettivi. Questi effetti sono stati tradizionalmente attribuiti ai due componenti alcaloidi della pianta, la protopina e l’allocriptopina. Entrambi gli alcaloidi agiscono come stimolatori del legame del Gaba all’interno del sistema nervoso centrale e come agenti antinfiammatori. Un altro alcaloide isolato da questa pianta, la N-metillaurotetanina, è stato segnalato per essere responsabile della sedazione. È stato inoltre riscontrato che la protopina e l'allocriptopina, bloccando il trasporto di serotonina e noradrenalina, possiedono effetti antidepressivi su modelli animali.

L’olio essenziale di lavanda

L’olio essenziale di lavanda (Lavandula angustifolia) ha effetti sedativi, antidepressivi, antispasmodici, antibatterici e anestetici locali. I costituenti chiave della lavanda sono l’acetato di linalile e il linalolo e, sebbene l’acetato di linalile abbia una proporzione solitamente maggiore, il linalolo è considerato il componente attivo principale. Entrambi i componenti, tuttavia, sono responsabili degli effetti farmacologici della lavanda, compresa la sua attività calmante e sedativa. I prodotti a base di lavanda possono essere somministrati per via orale, topica o per inalazione.

Su modelli animali, la lavanda ha mostrato effetti sedativi, aumentando l’effetto dell’anestesia e diminuendo l’attività locomotoria spontanea. Gli effetti di potenziamento dell’olio essenziale di lavanda e di alcuni suoi componenti sui recettori Gaba sono stati riportati in vari studi, confermando le sue proprietà ansiolitiche e calmanti.
Studi clinici effettuati nell’uomo riportano una diminuzione della pressione arteriosa sistolica e un miglioramento significativo nei livelli di ansia in seguito a somministrazione di lavanda in partecipanti con disturbi da moderati a gravi. L’olio essenziale di lavanda, somministrato per via orale una volta al giorno, ha manifestato avere effetti positivi sui livelli di stress anche in seguito a trattamenti a lungo termine (oltre i due mesi).

L’olio essenziale di lavanda è stato studiato anche in animali da allevamento dove è stato dimostrato un effetto calmante nelle pecore, e una riduzione della risposta allo stress e della frequenza cardiaca da parte di cavalli posti in situazioni stressanti.

Conclusioni

I risultati degli studi supportano la somministrazione di queste piante, o di prodotti contenenti le stesse, all’interno della dieta degli animali da allevamento per prevenire lo stress, in situazioni come il trasporto, e l’instaurarsi di comportamenti aggressivi, come la morsicatura della coda.


Leggi l’articolo sulla Rivista di Suinicoltura 2/2024

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Le piante officinali nel controllo dello stress - Ultima modifica: 2024-02-22T12:07:47+01:00 da Annalisa Scollo

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