Via libera negli Usa ai suini super Prrs-resistenti

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Una nuova era nella genetica animale: per la prima volta negli Stati Uniti è approvata la modifica genetica di suini destinati all’allevamento commerciale. Scopo: renderli resistenti al virus Prrs

Hendersonville, TN – Un evento storico scuote il mondo dell’agricoltura e della zootecnia: la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato ufficialmente l’uso della tecnologia di gene editing sviluppata da PIC (Pig Improvement Company) per allevare maiali resistenti alla Prrs, la sindrome riproduttiva e respiratoria del suino. Si tratta di una delle prime approvazioni di questo tipo per animali da allevamento negli Stati Uniti.

Prrs, una minaccia globale per i suini

La Prrs è una malattia virale altamente contagiosa che affligge gli allevamenti suinicoli in tutto il mondo, provocando

  • gravi sofferenze negli animali,
  • perdite economiche significative
  • e un uso massiccio di antibiotici.

L’introduzione di maiali geneticamente resistenti potrebbe rivoluzionare l’intero settore. «Abbiamo investito anni nella ricerca e nella validazione dei risultati per arrivare fin qui», ha dichiarato Matt Culbertson, Chief Operating Officer di PIC. «Questa approvazione rappresenta una pietra miliare per allevatori, consumatori e per l’intera industria suinicola».

Suini sani, meno antibiotici: vantaggi economici e ambientali

La resistenza alla Prrs non altera in alcun modo la qualità della carne, come confermato da un recente studio scientifico che ha esaminato 97 indicatori qualitativi e compositivi. In altre parole, i consumatori non noteranno alcuna differenza – tranne che per l’assenza della malattia.

L’impatto potrebbe essere anche ambientale: secondo uno studio, eliminare la Prrs potrebbe ridurre le emissioni di gas serra dell’industria suinicola statunitense del 5%, grazie alla diminuzione dell’uso di antibiotici e alla maggiore efficienza degli allevamenti.

Gene editing nei suini: verso un’agricoltura globale più etica

La tecnologia di gene editing impiegata è già stata accolta positivamente da Colombia e Brasile, che hanno deciso di regolamentare questi animali come qualsiasi altro suino. Tuttavia, l’approvazione dell’FDA non implica un’immediata commercializzazione negli USA: occorrerà prima ottenere l’autorizzazione di altri paesi partner per salvaguardare il commercio internazionale.

«L’obiettivo è un’introduzione responsabile e graduale della tecnologia a livello globale» - ha aggiunto Culbertson -. «L’approvazione dell’FDA è solo il primo passo».

La PIC, azienda sussidiaria della britannica Genus, è leader mondiale nella genetica suina. Con questo traguardo, la biotecnologia fa un altro passo verso un’agricoltura più sostenibile, etica ed efficiente.


Impatto ambientale e antibiotici: cosa potrebbe cambiare con i suini Prrs-resistenti?

La resistenza genetica alla Prrs non è solo una vittoria sanitaria per gli allevamenti, ma si potrebbe tradurre anche in benefici concreti per l’ambiente e la salute pubblica. Il virus Prrs, oltre a danneggiare la produttività degli animali, comporta una serie di conseguenze indirette spesso trascurate: incremento del consumo di antibiotici, maggiore mortalità e un’impronta ecologica più pesante per ogni chilogrammo di carne prodotto.

Antibiotici: -200%

Secondo una ricerca dell’Iowa State University pubblicata l’anno scorso (Machado et al., 2024), gli allevamenti colpiti da Prrs ricorrono agli antibiotici oltre due volte più frequentemente rispetto a quelli sani. Questo uso eccessivo contribuisce all’insorgenza di ceppi batterici resistenti, una delle emergenze sanitarie globali secondo l’Oms.

I suini Prrs-resistenti potrebbero ridurre drasticamente questa pressione effettuata con gli antibiotici, promuovendo un’agricoltura più responsabile.

Emissioni di gas serra: -5%

Una valutazione dell’impatto di un ciclo di allevamento tramite la Life Cycle Assesstment (Lca), commissionata da PIC e condotta da esperti ambientali indipendenti, ha stimato che eliminare la Prrs dagli allevamenti statunitensi ridurrebbe le emissioni di CO2 equivalente del 5%. Questo avviene perché:

  • diminuisce il numero di animali malati o morti precocemente,
  • migliora l’efficienza alimentare,
  • riduce la necessità di trattamenti e cure intensive.

Questo dato è significativo in un settore dove ogni frazione di punto percentuale rappresenta milioni di tonnellate di CO2 in meno.

Meno rifiuti e maggiore sostenibilità complessiva

La malattia comporta anche più scarti organici, necessità di maggiori volumi di liquame da gestire e sprechi legati alla produzione di mangimi per animali che non sopravvivono. Riducendo il tasso di mortalità e migliorando la conversione alimentare, i suini resistenti possono ottimizzare le risorse naturali impiegate e diminuire l’inquinamento dei suoli e delle acque.

Come funziona il gene editing nei suini Prrs-resistenti

Il cuore dell’innovazione dei suini Prrs-resistenti risiede nella modifica genetica mirata di un gene specifico: il CD163. Questo recettore cellulare è essenziale per permettere al virus della Prrs di infettare le cellule dei maiali. Rimuovendolo tramite gene editing di precisione (CRISPR-Cas9), si ottiene un animale resistente all’infezione senza effetti collaterali sul suo sviluppo o sulla qualità della carne.

La tecnica: CRISPR-Cas9 e l’editing “chirurgico” del DNA

Il sistema CRISPR funziona come un “bisturi molecolare” che taglia con precisione il DNA in un punto prestabilito. Nei suini Prrs-resistenti, i ricercatori del Roslin Institute (Edimburgo, UK) e dell’Università del Missouri hanno “spento” in modo selettivo il dominio del gene CD163 coinvolto nella replicazione del virus. Il resto del gene, che ha funzioni fisiologiche normali, resta intatto (Tait-Burkard et al., 2018).

Sicurezza alimentare: nessuna differenza nella carne

Uno studio pubblicato su Frontiers in Genome Editing (Nesbitt et al., 2024) ha analizzato 97 parametri legati alla qualità della carne, tra cui contenuto proteico e lipidico, profilo aminoacidico, tenerezza, colore e succosità. Il risultato? Nessuna grande differenza tra la carne dei suini modificati e quella dei convenzionali.

È un OGM? Non del tutto, c’è una differenza chiave

I suini Prrs-resistenti sono geneticamente modificati (Ogm), ma non contengono DNA “estraneo” proveniente da altre specie. Questo tipo di gene editing viene definito “cisgenico” o “intragenico” perché non introduce nuovi geni, ma modifica quelli esistenti.

È diverso dalla transgenesi usata ad esempio per i primi salmoni Ogm. Molti ricercatori sostengono che la regolamentazione dovrebbe tenere conto di questa distinzione, per evitare stigmatizzazioni non scientifiche (Van Eenennaam et al., 2019).

Etica, opinione pubblica e responsabilità: la sfida culturale del gene editing animale

Se la scienza ha fornito gli strumenti per creare suini resistenti alla Prrs, resta ancora aperto un tema altrettanto cruciale: quali implicazioni etiche e culturali comporta modificare geneticamente animali da allevamento? L’opinione pubblica è divisa e la fiducia nelle tecnologie emergenti, come il gene editing, dipende da fattori più complessi della sola “scientificità”.

L’opinione pubblica è favorevole... a certe condizioni

Uno studio europeo condotto da A. Bruce e D. Bruce (2019) ha evidenziato che circa il 68% dei consumatori si mostra favorevole all’uso del gene editing se porta benefici tangibili, come la riduzione del dolore animale o dell’uso di antibiotici. Ma il consenso cala drasticamente se si percepisce un vantaggio solo economico per l’industria.

Benessere animale come principio guida

Molte voci nel mondo accademico – tra cui E. Hallerman (2024) – sostengono che il gene editing possa migliorare il benessere animale se utilizzato in modo mirato e trasparente. È il caso dei suini Prrs-resistenti: la modifica genetica li protegge da una malattia dolorosa e riduce la mortalità, rappresentando un vantaggio etico prima che economico.

Una questione di fiducia e trasparenza

Non è solo cosa si modifica, ma come lo si comunica: la trasparenza nelle intenzioni e la responsabilità nell’applicazione sono fondamentali. Il rischio – evidenziano Bruce & Bruce – è che il gene editing venga percepito come “tecnologia imposta” piuttosto che come soluzione condivisa. Serve quindi coinvolgere cittadini, allevatori e comunità scientifica in un dibattito aperto.

Etica normativa e regolamenti globali disomogenei

Il trattamento etico e normativo del gene editing varia ampiamente da paese a paese.

Negli Stati Uniti, il processo regolatorio è basato sulla sicurezza e sull’equivalenza biologica. In altri paesi (es. UE, Norvegia), prevalgono approcci più restrittivi basati sul principio di precauzione e sul rispetto della “natura dell’animale”. Alcuni filosofi della scienza propongono di spostarsi però dall’etica nromativa ad un’etica relazionale: non solo cosa è “lecito fare”, ma che tipo di relazione vogliamo avere con gli animali che alleviamo.

Il gene editing, in questo contesto, può essere uno strumento per prendersi cura, non solo per produrre.

Gene editing e commercio globale: come cambia la regolamentazione internazionale

La decisione dell’FDA di approvare i suini Prrs-resistenti sviluppati da PIC segna un punto di svolta, ma la strada verso la commercializzazione globale è ancora complessa. Le norme sul gene editing animale variano notevolmente tra paesi, e il rischio di asimmetrie regolatorie potrebbe creare ostacoli al commercio e alla diffusione di questa innovazione.

Stati Uniti: tra leadership scientifica e lentezza burocratica

Negli USA, la regolamentazione del gene editing animale rientra sotto l’autorità della FDA, che tratta gli animali geneticamente modificati come se contenessero un “nuovo farmaco”. Questo approccio ha rallentato il processo di approvazione rispetto ad altri paesi (Van Eenennaam, et al., 2019).

Brasile e Colombia: via libera anticipato

Colombia e Brasile hanno già dato parere positivo per la tecnologia dei suini Prrs-resistenti: i maiali modificati saranno regolamentati come quelli convenzionali, senza etichette speciali. Questa decisione rafforza le aspettative di una rapida apertura dei mercati latinoamericani all’importazione e produzione di carne derivata da suini editati.

Unione Europea: prudenza (e lentezza)

L’UE adotta un approccio di principio di precauzione, trattando tutti gli organismi modificati geneticamente (Ogm) come soggetti a restrizioni severe, anche se non contengono DNA “estraneo”. Ciò potrebbe ritardare l’ingresso del gene editing nei sistemi agricoli europei, nonostante una crescente pressione da parte di ricercatori e industrie (Ledesma & Van Eenennaam, 2024).

Cina: apertura strategica

Cina e altri paesi asiatici mostrano apertura strategica al gene editing, soprattutto in ambiti legati alla sicurezza alimentare e alla resilienza delle filiere. PIC ha già annunciato collaborazioni con gruppi cinesi per una futura estensione della tecnologia (Li et al., 2024).

Il nodo: armonizzare per evitare barriere non tariffarie

Come sottolineano Hallerman et al. (2022), un disallineamento delle norme può creare barriere non tariffarie per l’esportazione e ostacolare la competitività degli allevatori. Serve un dialogo multilaterale tra enti regolatori per evitare che un’innovazione scientifica diventi un problema geopolitico.

Etichettatura e trasparenza: la prossima sfida

Anche nei paesi dove il gene editing è autorizzato, resta il dibattito sull’etichettatura: i consumatori devono sapere se la carne proviene da animali editati? Alcuni paesi propongono etichette solo se vi è DNA estraneo, altri richiedono trasparenza assoluta. La mancanza di standard globali è una questione ancora aperta.

Genetica e benessere animale: il caso della bovina senza corna

Prima dei suini resistenti alla Prrs, la biotecnologia aveva già fatto notizia con un altro intervento genetico su animali da allevamento: i bovini “polled”, ovvero naturalmente privi di corna. Un progetto pilota negli Stati Uniti ha dimostrato che il gene editing può essere utilizzato non solo per migliorare la produttività, ma anche per ridurre sofferenze inutili negli animali allevati.

Meglio la decornazione o il gene editing “etico”?

Nelle razze bovine da latte come l’Holstein, la presenza delle corna è comune. Per motivi di sicurezza, sia per gli animali che per gli operatori, le corna vengono rimosse manualmente nei primi mesi di vita, spesso senza anestesia adeguata, provocando dolore e stress. I ricercatori dell’azienda Recombinetics hanno utilizzato il sistema CRISPR per inserire un gene naturalmente presente nei bovini Angus (senza corna) nel DNA dei bovini da latte. Il risultato? Animali senza corna fin dalla nascita, senza alcuna modifica in altre caratteristiche. Lo studio ha dimostrato che questi bovini erano sani, fertili, e indistinguibili dai colleghi non modificati, eccetto per l’assenza delle corna.

Un caso scuola per la bioetica animale

Il caso delle mucche senza corna è oggi un benchmark nei dibattiti bioetici. Non si tratta di un OGM tradizionale (nessun DNA di specie estranee), ma di una copia fedele di un gene già esistente in un’altra razza. Questo rende l’intervento più accettabile da un punto di vista etico e regolatorio. L’esempio ha ispirato nuove applicazioni del gene editing orientate al benessere animale, come la resistenza alle malattie (Prrs nei suini, mastite nei bovini) o la tolleranza al calore.

Ma la regolamentazione ha frenato tutto

Nonostante i risultati positivi, i bovini senza corna non sono mai arrivati sul mercato. Il motivo? La FDA li ha classificati come “farmaco animale”, richiedendo di fatto metodi di registrazione equivalenti. Di fatto però, il progetto si è bloccato. Questo ha innescato un acceso dibattito: è giusto trattare un intervento simile a un medicinale, anche se non altera il prodotto finale?


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Via libera negli Usa ai suini super Prrs-resistenti - Ultima modifica: 2025-05-26T15:59:44+02:00 da Barbara Gamberini

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