Sono Giuseppe Sarli, Giovanna Parmigiani e Rinaldo Polinori i vincitori dell’edizione 2015 del premio Porco Bravo. Ai ricercatori Carlo Bianco ed Eleonora Nannoni sono andati invece, rispettivamente, il premio intitolato a Gianluigi Gualandi e quello intitolato a Archimede Mordenti. I premi sono stati assegnati nel corso della tre giorni di convegni sulla suinicoltura organizzati a marchio Rassegna Suinicola dalle Fiere di Reggio Emilia in collaborazione con la Rivista di Suinicoltura e il Crpa il 4-5-6 giugno.
Il premio internazionale Porco Bravo, istituito dall’azienda veterinari Fatro nel 1983, viene assegnato annualmente a riconoscimento dei meriti scientifici e imprenditoriali nella suinicoltura italiana e internazionale.
Le motivazioni
Nel caso di Giuseppe Sarli, ordinario al dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna, la motivazione è stata «per le sue qualità di uomo di scienza e le capacità di insegnamento applicate con serietà e impegno, per la rigorosa e appassionata attività di ricerca nell’ambito delle patologie del suino, sapendo applicare gli aspetti tecnico-scientifici più innovativi alle esigenze pratiche della suinicoltura».
Per Giovanna Parmigiani, allevatrice piacentina dell’omonima azienda e vicepresidente di Confagricoltura Piacenza, la motivazione viene dal fatto che «associa alle sue qualità di imprenditrice e allevatrice un’intensa attività di rappresentanza della categoria, in associazioni ed istituzioni locali, nazionali ed europee, volta alla difesa e valorizzazione della suinicoltura italiana partecipando alla definizione di normative riguardanti le filiere produttive, il Sistema di qualità nazionale, la biosicurezza, la sanità e il benessere animale».
Infine, Rinaldo Polidori, titolare dell’azienda suinicola Polinori di Perugia, è stato premiato «per aver perseguito, ampliato e sviluppato le attività zootecniche familiari, coniugando i valori tradizionali alla costante evoluzione tecnica ed imprenditoriale; per l’impegno, la costanza e la lungimiranza nel settore suinicolo ed anche in quello della trasformazione raggiungendo per qualità e quantità risultati di altissimo livello».
Uno studio sul cortisolo
Ad Eleonora Nannoni, assegnista di ricerca al dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna, è andato il premio intitolato ad Archimede Mordenti con il contributo dal titolo «Analisi del cortisolo da setole nella scrofa: effetti della stagione e della fase riproduttiva», di recente pubblicazione sulla rivista internazionale «Reproductive Biology» (Bacci M.L., Nannoni E., Govoni N., Scorrano F., Zannoni A., Forni M., Martelli G., Sardi L., 2014, Hair cortisol determination in sows during successive reproductive cycles in different seasons – Rep. Bio. 14:218-223).
Come spiega Nannoni, «lo studio voleva mettere a punto una metodica di analisi del cortisolo da setola suina, per consentire la valutazione di condizioni di stress cronico utilizzando metodiche minimamente invasive. Gli autori hanno valutato l’applicabilità del metodo in allevamento e la sua sensibilità nel determinare variazioni nei livelli di cortisolo provocati dalle diverse fasi riproduttive e dalla stagione».
Lo studio ha seguito in allevamento un gruppo di 30 scrofe appartenenti ad un’unica banda, durante due cicli produttivi consecutivi, effettuando due prelievi di setole per ogni ciclo produttivo. Riferisce nel dettaglio Nannoni: «Il primo prelievo è stato effettuato in corrispondenza della diagnosi di gravidanza e il secondo in corrispondenza dell’entrata in sala parto. I risultati mostrano come il cortisolo fosse, in entrambi i cicli, significativamente più elevato in corrispondenza della diagnosi di gravidanza rispetto all’entrata in sala parto. Questo significa come la seconda metà della gravidanza, durante la quale le scrofe sono stabulate in box collettivi, sia da considerarsi meno stressante rispetto alla fase che la precede (e che comprende parto, lattazione, svezzamento, fecondazione artificiale e diagnosi di gravidanza), durante la quale le scrofe sono stabulate in gabbia singola.
«In secondo luogo - prosegue la ricercatrice - abbiamo rilevato come, a parità di momento riproduttivo, quando gli animali subiscono lo stress da caldo, i livelli di cortisolo da setola tendono a ridursi, verosimilmente a causa dell’esaurimento della risposta surrenalica in condizioni di stress prolungato. Nel complesso, il metodo si è mostrato di facile applicazione e permette di rilevare le variazioni legate al ciclo riproduttivo e quelle stagionali. Ulteriori studi sono previsti a breve per distinguere tra gli effetti stressanti del tipo di stabulazione e della fase riproduttiva, nonché per approfondire gli aspetti legati allo stress da calore».
Immunologia mucosale
Per il contributo apportato al settore suinicolo con la pubblicazione sulla rivista «Veterinary Immunology and Immunopatology» (Bianco C, Felice V, Panarese S, Marrocco R, Ostanello F, Brunetti B, Muscatello LV, Leotti G, Vila T, Joisel F, Sarli G., 2014 Aug, 281-7), dal titolo «Quantitative immunohistochemical assessment of IgA, IgM, IgG and antigen-specific immunoglobulin secreting plasma cells in pig small intestinal lamina propria», Carlo Bianco è stato insignito con il premio intitolato a Gianluigi Gualandi.
Bianco ha trattato il tema della immunologia mucosale, che, spiega, «rappresenta un’interfaccia importante tra interno ed esterno, è essenziale per la nutrizione, garantisce la sopravvivenza della microflora commensale e rappresenta una barriera per i patogeni».
Tali funzioni sono garantite dai meccanismi aspecifici e specifici di difesa, prosegue: «Tra i meccanismi di difesa specifici, sono molto importanti le difese costituite dalle immunoglobuline secretorie; esse garantiscono l’immunoesclusione dei patogeni a ciclo oro-fecale. Tra di essi, il PCV-2 (Porcine-Circovirus 2) è molto importante economicamente ed è ubiquitario nello scenario della suinicoltura intensiva odierna».
Il trial sperimentale ha sviluppato una tecnica immunoistologica quantitativa atta a stimare la componente secretoria anti PCV-2 specifica (plasmacellule) a livello di piccolo intestino di scrofette convenzionali. «In particolare», aggiunge Bianco, «è stata valutata la protezione vaccinale mucosale (gruppo V) con quella data dall’immunità naturale (gruppo NV). Per entrambi i gruppi (V e NV) erano disponibili campioni provenienti da 3 soggetti e prelevatia 29 e 53 giorni post-infezione (DPI). Nel gruppo NV non è stata misurata variazione di risposta mucosale specifica per PCV-2 nel tempo Nel gruppo V, al contrario, è stato osservato un incremento statisticamente significativo (P<0,05) della risposta specifica per PCV-2 nel tempo. L’incremento può essere interpretato come una congrua ed efficace risposta mucosale specifica al PCV-2».
Questa metodica può essere proposta come una tecnica valida nella quantificazione delle difese mucosali specifiche intestinali anche in altri contesti.