Redditività in ulteriore miglioramento anche a novembre per l’allevamento suinicolo italiano. Il ciclo chiuso mostra infatti un indice Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili) positivo a livello congiunturale pari a +3,4% e anche la variazione tendenziale è in netto aumento (+52,6%). Questo grazie al perdurare dell’andamento favorevole dei costi dell’alimentazione suina e nonostante il calo dei prezzi dei capi da macello pesanti che, sempre in novembre, per la tipologia destinata al prodotto tutelato, sono scesi dello 0,5% mese su mese, raggiungendo i 2,311 euro/kg. Resta positiva la variazione dei prezzi rispetto allo scorso anno (+13%).
Migliora anche la redditività della fase allevatoriale della scrofaia a ciclo aperto che cresce a livello mensile dell’8% sorretta dall’aumento dei prezzi dei suinetti da 7 Kg quotati sempre a novembre, 74,590 euro/capo (+5,5% rispetto al mese precedente e +29,9% rispetto al 2022) e dal ribasso dei costi di alimentazione. Sempre per ciò che concerne la redditività, resta favorevole anche la variazione tendenziale pari a +61,4%.
Per ciò che concerne la redditività della fase di svezzamento, sempre in novembre, si assiste ad un calo congiunturale dell’1,4% (ma +5,5% il dato tendenziale). A pesare è stata la flessione delle quotazioni dei capi da 30 Kg (-3% a novembre per un valore di 3,824 euro/kg) e l’aumento del prezzo dei suinetti acquistati a inizio ciclo di lavorazione.
La redditività della fase di ingrasso risulta invece in ascesa, sempre in novembre e mostra un indice Crefis mensile del +1,6% e una variazione favorevole rispetto allo scorso anno pari al +22,1%.
Tab. 1 - Indici Crefis di redditività nelle diverse fasi della filiera in Italia: novembre 2023
Indici Crefis | Variazioni % novembre2023/ ottobre 2023 | Variazioni % novembre2023/ novembre 2022 |
Redditività della scrofaia (Sito 1) | 8,0 | 61,4 |
Redditività dell'allevamento fase di svezzamento (Sito 2) | -1,4 | 5,5 |
Redditività dell'allevamento fase di ingrasso (Sito 3) | 1,6 | 22,1 |
Redditività dell'allevamento a ciclo chiuso | 3,4 | 52,6 |
Redditività della macellazione | 0,8 | -0,8 |
Redditività della stagionatura: prosciutto di Parma stagionato 12 mesi (9,5 kg e oltre) | -0,7 | -17,0 |
Redditività della stagionatura: prosciutto non tipico (>9 kg) | 2,2 | 4,1 |
Fonte: elaborazioni Crefis su dati Cun suini e tagli di carne suina fresca |
Macellazione
Passando ad analizzare il mercato della macellazione, sempre nel periodo preso in esame, si riscontra un andamento variegato con i prezzi delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a prodotto Dop saliti dello 0,1% rispetto al mese scorso e giunti a una quotazione di 6,160 euro/kg. Anche il raffronto con i valori dello scorso anno è vantaggioso e pari al 5,7%. Le cosce fresche destinate a prodotto generico invece, mostrano a novembre una quotazione in calo congiunturale dello 0,1% e raggiungono un valore di 5,100 euro/kg. Anche in questo caso la variazione tendenziale resta però positiva (+1,2%).
Per quanto riguarda i lombi le quotazioni risultano in calo mese su mese per entrambe le tipologie di taglio:
- il lombo taglio Padova perde il 2,8% rispetto a ottobre segnando un prezzo di 4,640 euro/kg,
- mentre il prezzo del taglio Bologna scende del 7,8% arrivando a un valore medio di 4,540 euro/kg.
Nonostante il momento di flessione puntuale le variazioni tendenziali restano vantaggiose e rispettivamente pari a +19% e +16,4%. Migliora, a livello congiunturale, la redditività del comparto che in novembre cresce dello 0,8% pur rimanendo al di sotto dei valori dello scorso anno (-0,8%).
Fermo a novembre il mercato della stagionatura
Le quotazioni stabili sia per il prodotto tutelato che per quello generico. Scendendo nel particolare il prezzo del Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi è risultato stabile a 10,600 euro/kg mentre la quotazione del prodotto generico è ferma a 8,600 euro/kg. Il confronto con i prezzi del 2022 è però positivo per entrambe le tipologie di prosciutto: +1,2%per il Dop e +17% per il prodotto non tutelato.
La redditività del comparto a novembre rivela una situazione disomogenea con il Prosciutto di Parma che mostra un cedimento congiunturale dello 0,7% mentre il prodotto generico aumenta del +2,2% mese su mese e del 4,1% a livello tendenziale. Il valore del differenziale di redditività tra le due tipologie di prodotto resta a favore del Dop (+8,9%) ma continua ad assottigliarsi.
Fattori della produzione
I prezzi di mais, soia ed orzo sono aumentati, in novembre, sia sul mercato nazionale che internazionale, ad eccezione del mais Usa e dell’orzo francese che hanno fatto segnare un calo congiunturale. Gli attuali livelli restano comunque ben al di sotto dei livelli fatti registrare nello stesso periodo dello scorso anno
Mais
A Milano il prezzo del mais nazionale contratto 103 è salito a 225,2 euro/t, in aumento del 3,8% rispetto al mese precedente, mentre quello del prodotto nazionale con caratteristiche ha raggiunto i 230,2 euro/t (+3,7%). In rialzo anche la quotazione del mais di provenienza comunitaria (+3,4%), scambiato a 239,7 euro/t, così come il prezzo del cereale francese, che ha raggiunto i 208,8 euro/t (+0,5% la variazione congiunturale). In calo, invece, del 3,8% il prezzo del mais Usa, scambiato a 165,2 euro/t. Gli attuali livelli di prezzo restano ben al di sotto di quelli fatti registrare a novembre dello scorso anno, con variazioni tra il -32% e -38%.
Soia
Sempre a novembre, sono aumentati anche i prezzi della soia estera quotata a Milano, che ha raggiunto i 454,2 euro/t (+10,6% rispetto ad ottobre), mentre la soia nazionale ha registrato un valore medio mensile di 467,2 euro/t (+10,1% la variazione congiunturale). In aumento prezzi della soia americana (+3,6%) e di quella brasiliana (+1,9%) che si sono fermati a valori rispettivamente di 441,2 euro/t e 434,1 euro/t. In rialzo a 511,7 euro/t il prezzo della soia Cif Rotterdam (+2,1% rispetto ad ottobre). Negative, anche in questo caso, tutte le variazioni tendenziali.
Orzo
Sul mercato nazionale, il prezzo dell’orzo di provenienza comunitaria scambiato a Milano è salito a 234,2 euro/t (+5,7% la variazione congiunturale), mentre il prezzo del prodotto di provenienza nazionale ha subìto un aumento congiunturale del 5%, per un dato di 211,0 euro/t. In calo, invece, la quotazione dell’orzo francese (-4,1% rispetto al mese precedente), che si è assestata a 206,7 euro/t, e quello dell’orzo del Mar Nero (-0,7%), che si è fermato a 161,9 euro/t. Le variazioni tendenziali sono risultate tutte negative con valori dal -31% al -42%.
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