Dialogo di filiera

Dai mangimi per i suini fino al packaging della carne. Tutti gli attori del comparto suinicolo si sono seduti attorno al tavolo virtuale proposto da Angelo Rossi del Clal per discutere dello stato dell’arte della suinicoltura italiana

Non è certo la prima volta che la filiera suinicola si ritrova allo stesso tavolo a dialogare, per quanto anche in passato le occasioni non siano state moltissime e solo in occasioni di gravi crisi dei prezzi. La novità, semmai, è un’altra e ci voleva forse solo Angelo Rossi e il suo team per riunire – anche se virtualmente date le circostanze – produttori di mangimi, allevatori, macellatori, cooperative, industria, mondo del packaging e della distribuzione, oltre ai tecnici delle Regioni dove la suinicoltura italiana è più sviluppata, presidenti e direttori dei consorzi di tutela dei principali salumi Dop italiani.

Big data: il petrolio del futuro della filiera

L’esperienza di Clal.it, portale di monitoraggio del sistema lattiero caseario su scala mondiale, è il riferimento e in parte l’ispirazione di quanto Angelo Rossi e il suo team (c’è una squadra giovane alle spalle) hanno pensato di fare per la suinicoltura. «Oggi siamo nell’era della digitalizzazione, della facilità di raccogliere i dati, che sono il punto di partenza per leggere il settore, le dinamiche di mercato, individuare tendenze e, di conseguenza, pianificare il futuro e le strategie imprenditoriali - osserva Angelo Rossi -. I big data sono il petrolio del futuro, senza di essi non si potranno impostare dinamiche di filiera e nemmeno pianificare le produzioni, col grave rischio di subire la volatilità e le crisi, anziché prevenirle o contrastarle».

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Rispetto al mondo del latte, la suinicoltura era a uno stato di raccolta dati più acerba. «In un mondo globalizzato non possiamo non conoscere cosa accade oltre i nostri confini, anche se le caratteristiche delle produzioni in Italia si distinguono dal resto del mondo - prosegue Rossi -. Il percorso non sarebbe completo, però, se all’analisi dei dati non seguisse una visione etica della filiera. Il consumatore chiede qualità delle produzioni, benessere degli animali, trasparenza. L’etica è un aspetto fondamentale».

Focus sulla Cina

Conoscere le tendenze mondiali è indispensabile, anche per pianificare le filiere in Europa e in Italia. E come nel lattiero caseario, tutto (o quasi) ruota intorno alla Cina, principale paese importatore di carni suine al mondo, con una predilezione per l’Unione europea, che garantisce una più alta qualità del prodotto rispetto ad altri competitor.
Nel periodo compreso fra gennaio e agosto 2020 la Cina ha importato circa 3,8 milioni di tonnellate di carni suine, praticamente raddoppiando i volumi importanti nello stesso periodo dell’anno precedente: +97 per cento. Un trend confermato anche nel mese di agosto (+73,5%), ultimo a disposizione dell’analisi di Teseo by Clal.
Dopo il picco storico raggiunto nel bimestre gennaio-febbraio, ha rilevato il team di Teseo by Clal, i prezzi all’import si sono riallineati alla media del 2019.
Tra le tipologie di carni suine, la Cina importa principalmente carni e frattaglie congelate. L’Unione europea è il principale fornitore di carni suine: 2.227.000 tonnellate inviate nel Paese del Dragone nei primi otto mesi del 2020 (+81,2 per cento). L’import cinese di carni fresche, refrigerate o congelate provenienti dall’Ue è aumentato del +122% su base tendenziale, raggiungendo 1.584.022 tonnellate e proiettando al 56% la quota di mercato comunitaria.

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La Spagna è il principale Paese fornitore di carne congelata (+145% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), seguita da Stati Uniti e Germania. I tedeschi potrebbero perdere posizioni importanti, in quanto l’esplosione di casi di Peste suina africana hanno portato allo stop dell’import di Pechino dalla Germania, lasciando spazio ad altri fornitori.

La Cina è diventata nel 2020 un’importante destinazione anche per le carni suine italiane. Nel periodo gennaio-giugno, infatti, sono state esportate 8.199 tonnellate di carni fresche, refrigerate o congelate. Di fatto, è stato il debutto dei player italiani oltre la Grande Muraglia.
Il focus sulla Cina è l’occasione per inquadrare le opportunità dell’export e, magari, invitare a riflettere sulle grandi opportunità che sta riservando l’ex Celeste Impero. Incrementare le vendite significherebbe allentare le pressioni sul mercato interno o valorizzare tagli meno nobili o frattaglie (non ancora ammesse all’export in base agli accordi in essere fra Roma e Pechino) che in Cina hanno sicuramente un mercato.

Parma e San Daniele, controlli più rigidi

La filiera si ritrova anche ad affrontare altri argomenti. Dal nuovo corso dei controlli per i prosciutti Dop di Parma e San Daniele, introdotti nel gennaio 2020 con la procedura informatizzata “Rift” e illustrati da Maria Chiara Ferrarese (Csqa) e Ivan Contardo (Ifcq).
«I dati al 30 settembre scorso – spiega Maria Chiara Ferrarese – evidenziano che, su 6.081.064 maiali macellati per il circuito Dop, il 9,7% è stato distolto per non conformità legate a classificazione (71,5%), peso (18,4%), tatuaggio (7,2%), età (2 per cento)».
Nei primi nove mesi del 2020, inoltre, su 9.272.487 di cosce proposte per i prosciutti Dop, ne sono state omologate 8.073.741.

Economia circolare anche per il packaging

Un altro fenomeno che sta prendendo piede e che diventerà sempre più centrale nella logica di collaborazione riguarderà il packaging. Ne è convinto Aldo Galbusera, marketing manager per l’area Europa e Medio Oriente di Sealed Air. «Il packaging dovrà rispettare i dettami dell’economia circolare e servirà pensare a un materiale plastico pensato appositamente per il food, che venga poi riutilizzato – osserva Galbusera -. Anche il fenomeno che sta crescendo della cosiddetta alternative meat, la “carne vegetale”, è trascinata anche dall’immagine di produzioni ottenute attraverso una forte riduzione delle emissioni di gas in atmosfera. Quando si parla di sostenibilità non bisogna mai dimenticare le esigenze reali del consumatore, che vanno oltre la dichiarazione di principio. Questo vale anche per la filiera suinicola».


La filiera disponibile al confronto, sostenuta dai big data

L’incontro finalizzato al dialogo all’interno della filiera, seppure virtuale, trova il plauso dei partecipanti, che sposano la necessità di un confronto e condividono l’esigenza di poter fruire di numeri in grado di fotografare lo stato dell’arte della suinicoltura su basi reali.

Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas, organizzazione di produttori che gestisce anche il macello cooperativo di Carpi, uno dei più grandi in Italia, è convinto che serva «caratterizzare il prodotto e dare una valorizzazione economica al suino oltre il valore della coscia, muovendosi anche attraverso la stabilizzazione dei prezzi, che consente pianificazione dell’attività imprenditoriale».

Davide Calderone, direttore di Assica, definisce il nuovo strumento di raccolta ed elaborazione dati di Teseo «sicuramente interessante, perché si affaccia un nuovo soggetto, che vanta già una notevole esperienza nel settore lattiero caseario. Ritengo che Teseo possa collaborare anche per la formazione dei prezzi, fornendo dati oggettivi. È molto interessante anche per l’infografica, molto chiara e immediata».

Per Stefano Fanti, direttore del Consorzio di tutela del Prosciutto di Parma, «Un progetto come quello di Teseo è utile per la filiera suinicola, perché permette di fare valutazioni prospettiche. Si trovano informazioni che possono supportare la valutazione dei prezzi in maniera seria e oggettiva, con grande trasparenza. Come Consorzio del Prosciutto di Parma siamo i primi che hanno sostenuto il processo di trasparenza insieme al Csqa, tramite un portale che consente di verificare i dati della produzione dall’allevamento ai prodotti Dop.

Angelo Rossi e i suoi analisti hanno già dimostrato di cosa sono in grado di fare nel settore lattiero caseario».

Disco verde anche dal settore mangimistico. Uno dei più convinti sostenitori di un portale in grado di presentare in maniera oggettiva i dati è proprio Marcello Veronesi, presidente di Assalzoo. «Come mangimisti vogliamo essere parte del processo di filiera e contribuire alla crescita della suinicoltura italiana – dice -. Strumenti di raccolta e analisi dei dati come quelli di Teseo sono estremamente utili per avviare un dialogo costruttivo fra gli operatori, basato sull’oggettività dei dati».


Peste suina sotto controllo

Quanti sono i focolai di peste suina nel mondo? E dove si trovano? Quanti riguardano i cinghiali e quanti i suini da allevamento? Quanti sono i casi di infezione, i capi morti, quelli macellati? Oggi per avere un quadro aggiornato su scala mondiale della diffusione della Psa, con focus paese per paese, ci pensa Teseo by Clal, con dati dell’Organizzazione mondiale della salute animale (Oie).

Questo permette di monitorare l’evoluzione della malattia, che è innocua per l’uomo, ma non per i cinghiali e i suini domestici.

Dalla pagina di Teseo emerge che nei primi nove mesi del 2020 sono morti o sono stati uccisi nel mondo quasi 311mila capi. Fra il novembre 2018 e il mese di ottobre 2020 sono morti di Psa o sono stati abbattuti 203.815 capi in Bulgaria e 126.895 capi in Romania.
In Cina, secondo i dati Oie, nello stesso periodo (novembre 2018-ottobre 2020), risultano morti o abbattuti 716.270 animali, mentre in Vietnam 5.847.009, una cifra notevolmente più elevata.

Dialogo di filiera - Ultima modifica: 2020-11-23T10:24:06+01:00 da Lucia Berti

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