È un nuovo colpo per i suinicoltori mantovani quello che si abbatterà dal 10 settembre, con il blocco deciso dalla Cina sull’importazione di prodotti suini europei. L’annuncio di questa misura è arrivato solo ieri.
«Dopo i dazi statunitensi sui nostri prodotti, l’accesso a zero tariffa per le carni americane e una Pac che continua a penalizzare fortemente il settore, l’agricoltura paga ancora una volta il prezzo di delicati equilibri internazionali e viene spesso sacrificata a favore di altri comparti – osserva con amarezza Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova. La provincia mantovana - continua - è tra le aree europee con la maggiore concentrazione di allevamenti suinicoli. Le esportazioni verso la Cina avevano già subito un drastico calo a partire dal 2022 per via della peste suina africana. Ora però arriva un’ulteriore batosta».
L’apertura, da parte delle autorità cinesi, di un’indagine antidumping sulle importazioni di carne suina dall’Unione europea rischia di generare conseguenze pesantissime per il comparto mantovano. Per questo motivo Confagricoltura Mantova esprime forte preoccupazione e giudica inaccettabili queste restrizioni commerciali.
«Va considerato – aggiunge Rudy Milani, presidente nazionale dei suinicoltori di Confagricoltura – che i volumi di carne non più esportabili verso la Cina dai Paesi europei colpiti da eventuali dazi finiranno inevitabilmente per riversarsi sul mercato interno, già in sofferenza, con il rischio concreto di un ulteriore calo dei prezzi».
A rendere il quadro ancora più complesso contribuiscono altri fattori: anzitutto l’accordo con gli Stati Uniti, che ha eliminato i dazi Ue sulle carni suine americane, mantenendo però un’imposta del 15% sulle esportazioni europee verso gli Usa. Senza dimenticare il Mercosur, che penalizza gravemente l’agricoltura senza garantire il principio di reciprocità, ossia l’applicazione degli stessi standard produttivi agli operatori latinoamericani.
Alla luce di questa situazione, Confagricoltura sollecita la Commissione europea a riconsiderare le proprie politiche commerciali e invita il Governo italiano a farsi portavoce delle esigenze del settore.








