«È fondamentale che nel corso del 2019 parta un segnale forte finalizzato alla riduzione del consumo globale degli antimicrobici e in particolare di quelli critici».
Non ha dubbi in merito e indica quali sono le vie da percorrere per ottenere subito risultati concreti Loris Alborali (nella foto) - responsabile della sezione diagnostica presso l’Iszler di Brescia - in previsione della prossima Giornata della Suinicoltura. L'evento si terrà il 13 novembre al Palace Hotel a Cremona, media partner la Rivista di Suinicoltura dell'Edagricole.
Come dicono gli scienziati, la salute dell’uomo è strettamente connessa a quella animale e ambientale, il tema dell’impiego responsabile del farmaco, antibiotici nello specifico, è particolarmente cogente e la Giornata delle Suinicoltura lo affronterà avvalendosi come sempre dei maggiori esperti in ambito nazionale e internazionale.
Ancora una volta al vasto pubblico del settore suinicolo nazionale sarà offerta la panoramica più aggiornata sul tema sempre attuale della lotta all’antibioticoresistenza, delle sue ripercussioni sulla redditività aziendale e delle strategie sanitarie e imprenditoriali più efficaci a disposizione degli allevatori.
«L’antibioticoresistenza – afferma Alborali - è un problema centrale che interessa numerosi settori, primo fra tutti quello umano, ma in maniera rilevante anche quello zootecnico e ambientale. Nell’allevamento suinicolo l’utilizzo degli antibiotici deve essere sicuramente migliorato e per far questo è necessario il contributo di tutto il comparto».
Quali passi sono stati fatti
Diversi sono i fronti su cui si è cominciato a lavorare, spiega Alborali. «Occorre partire dalla consapevolezza che è possibile iniziare subito a fare qualcosa riducendo l’utilizzo dei medicati, privilegiando i trattamenti individuali e mirati. È altrettanto determinante il ricorso alla diagnostica finalizzata all’identificazione dei patogeni e alla selezione delle molecole da utilizzare, dando priorità agli antibiotici di primo intervento rispetto a quelli di secondo e terzo. Questo anche per escludere il problema sanitario e indirizzare gli interventi verso il miglioramento delle condizioni di benessere e gestione dell’animale. Inoltre si sta lavorando molto affinché il medico veterinario e l’allevatore abbiano a disposizione il dato di consumo e il confronto con il relativo livello raggiunto negli altri allevamenti».
In Europa e fuori
«L’antibioticoresistenza – continua Alborali - è una problematica che ha coinvolto molti Paesi non solo europei. Alcuni di essi, quali la Danimarca e l’Olanda, hanno iniziato a lavorare diversi anni fa e oggi vantano un sistema che li sta portando a una riduzione progressiva degli antibiotici. Gli altri Paesi europei hanno iniziato il percorso solo successivamente e stanno lavorando anche se con intensità e percorsi diversi per ridurre i consumi di antibiotici, migliorare il livello di biosicurezza e di benessere delle aziende ottimizzando l’utilizzo dei vaccini e di prodotti alternativi».