La Mora romagnola e l’asino Romagnolo, il cavallo da tiro pesante, il Bardigiano e il cavallo del Ventasso, le pecore Cornigliese e Cornella bianca, i bovini Modenese, Romagnola, Pontremolese e reggiana, fino ai tacchini di Parma e Piacenza. Sono alcune delle razze a rischio erosione genetica che l’Emilia-Romagna intende preservare con l’obiettivo di ripristinare e valorizzare gli ecosistemi collegati all’agricoltura e alla silvicoltura a tutela della biodiversità animale.
Proprio per questo la giunta regionale ha approvato un bando, finanziato con 2 milioni di euro del programma di sviluppo rurale 2014-2020, a sostegno degli imprenditori agricoli che scelgono di allevare razze autoctone. A partire dalla data che sarà comunicata da Agrea (Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura), sul proprio sito (indicativamente dopo la prima metà di gennaio) e fino al 26 febbraio 2021, gli imprenditori potranno inviare le domande di contributo ai servizi territoriali agricoltura, caccia e pesca competenti.
Una priorità per la tutela degli ecosistemi e per il futuro dell’agricoltura
“Preservare la biodiversità animale locale è una priorità sia per la tutela degli ecosistemi ambientali che per il futuro di un’agricoltura davvero sostenibile, che porti nel futuro le radici dei nostri territori”, spiega l’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi. “Impiegare le risorse del programma di sviluppo rurale per sostenere i nostri allevatori nella tutela delle razze locali a rischio significa riconoscere loro un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo modello economico, responsabile e nel rispetto della tutela ambientale”.
A chi è rivolto
Possono usufruire del sostegno regionale gli imprenditori iscritti all’anagrafe delle aziende agricole in forma singola o associata, cooperative incluse e altri gestori del territorio, comprese le proprietà collettive. Sono ammesse le domande degli imprenditori che detengono animali appartenenti alle razze locali minacciate di abbandono iscritte ai registri anagrafici nazionali e regionali o a libri genealogici, a condizione che gli animali siano allevati nel territorio regionale e sia indicato il numero, a livello nazionale, delle femmine riproduttrici all’interno di libri genealogici o registri anagrafici nazionali e regionali delle razze a limitata diffusione per le specie per le quali sono previsti.
Inoltre, il numero e la condizione a rischio delle specie elencate devono essere certificati da un competente organismo scientifico debitamente riconosciuto e un organismo specializzato debitamente riconosciuto deve registrare e mantenere aggiornato il libro genealogico o il registro anagrafico della razza.
L’aiuto previsto per le razze è di 200 euro l’anno per cinque anni per ogni unità di bovino adulto (Uba). All’atto della presentazione della domanda, l’allevatore dovrà indicare il numero di animali, che rappresenterà il livello minimo al di sotto del quale la razza non dovrà scendere durante i cinque anni di impegno a partire dal 1° gennaio 2021.