«Non è accettabile dover veder morire un ragazzo di 28 anni sull’autostrada perché si è trovato davanti all’improvviso un cinghiale. Tanto meno è accettabile la sottovalutazione di un problema che oramai ha assunto i tratti di una vera e propria emergenza nazionale», recita la lettera aperta del presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi (nella foto) rivolta al ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e al Governo all’indomani dell’incidente mortale avvenuto in A1 a causa dell’attraversamento di cinghiali.
La tragedia avvenuta nei giorni scorsi in A1 dove, a causa di un improvviso attraversamento di cinghiali, ha perso la vita un uomo di 28 anni e sono rimaste ferite altre 10 persone, infatti è solo il triste epilogo di una emergenza ormai nota a livello nazione e che nessun Governo ha voluto mai affrontare con decisione: gli ungulati.
«Il nostro Paese, da nord a sud, ormai è in balia di un incontrollato quanto pericoloso aumento demografico di questi animali – aggiunge Busi - che si rendono quotidianamente protagonisti di una migrazione verso i centri abitati che, almeno fino a oggi, sembra non interessare nessuno. Sono anni che chi lavora la terra, dagli imprenditori agli agricoltori, si trova costantemente a fare i conti con i danni che questi animali provocano alle varie colture, senza poter fare niente per opporsi. Un vero e proprio bollettino di guerra in cui l’uomo è spettatore inerme di un fenomeno causato da un silenzio assordante con cui la politica, ieri e oggi, ha affrontato la questione. Lascia quindi piuttosto perplessi che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, nei giorni scorsi abbia derubricato il problema a un mero controllo delle recinzioni, segno evidente che non ha compreso a pieno la gravità di quanto sta accadendo».
Prosegue Busi: «Caro ministro, le possiamo assicurare che non si tratta di un problema di reti o guardrail, ma più semplicemente di selvaggina fuori controllo che si riproduce ormai da tempo senza nessuna cura da parte del suo proprietario. Ovvero lo Stato. Il paradosso infatti sta tutto qui: gli agricoltori e i cittadini si trovano a doversi difendere da quello che è per legge considerato un bene dello Stato. Le imprese non si dovrebbero difendere dallo Stato, ma dovrebbe essere lo Stato a difendere le imprese. E invece a causa della presenza fuori controllo degli ungulati ogni anno noi imprenditori agricoli ci troviamo a dover rivedere al ribasso le stime delle nostre produzioni con gravi ripercussioni sui mercati. Nel mondo la competizione è spietata e le aziende che rappresentano il made in Italy dovrebbero essere considerate un patrimonio di tutta Italia e di tutti gli italiani. Invece vediamo che non solo i nostri concorrenti stranieri sono aiutati dai loro Governi, ma che noi dobbiamo pagare la tassa occulta e indiretta dei danni provocati dagli ungulati. Per questo – conclude Busi - riteniamo che sarebbe giusto prevedere una legge sulla legittima difesa degli agricoltori dagli ungulati, in maniera tale da permettere a chi fa impresa di difendere se stessi e il proprio lavoro».
Leggi l’articolo pubblicato sulla Rivista di Suinicoltura n. 1/2019
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Mi trova pienamente d’accordo…la situazione degli ungulati va gestita e arginata .
Con un abbattimento controllato ma consistente per ridurre la numerosità e la reale in cui i selvatici devono rimanere .
Se, giustamente, sono un bene dello stato, possono essere utilizzati per nutrire tutti coloro che sono a carico dello stato…
Ettore