Peste suina africana: stato dell’arte e linea di intervento

Il 2 settembre si è tenuta la tavola rotonda “Peste suina africana: problema sanitario ed economico. Strategie di contenimento ed eradicazione”. Il commissario straordinario alla Psa ha sottolineato l’importanza di eliminare più cinghiali e di garantire la biosicurezza negli allevamenti.

È una delle cinque malattie di interesse sovranazionale, inserita in classe A dal regolamento europeo e che, senza andare molto indietro nel tempo, alla Cina è costata la bellezza di 500.000 suini e alcuni anni per il ripopolamento. Se queste sono le premesse, debellare la Peste suina africana (Psa) non sarà facile. Comparsa nella Penisola italiana nel gennaio del 2022 (“Pensavamo potesse arrivare dall’area slava, e invece ce la siamo trovata in centro a Genova”, ammette il sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio La Pietra), nelle scorse settimane è arrivata in Lombardia, in provincia di Pavia, dove ad oggi si contano cinque focolai fra Montebello della Battaglia e Zinasco.

Per sconfiggere la Psa serve responsabilità

Per il commissario straordinario alla Psa, Vincenzo Caputo, “per sconfiggere la malattia servono comportamenti consapevoli dell’uomo e regole di protezione, come è stato fatto con il Covid”. Serve “grande responsabilità”, ammonisce il commissario straordinario nel corso della tavola rotonda “Peste suina africana: problema sanitario ed economico. Strategie di contenimento ed eradicazione”, organizzato da Coldiretti Bergamo, Ats e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva nel corso della tradizionale Fiera di Sant’Alessandro e moderato dal presidente di Simvp, Alessandro Sorice.

Comparto suinicolo pilastro del Made in Italy

Il comparto suinicolo è uno dei pilastri del Made in Italy, con un valore dell’intera filiera che supera i 20 miliardi di euro e che vanta produzioni Dop uniche a livello mondiale, a partire dai prosciutti di Parma e San Daniele che proprio in Lombardia – ricorda il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – hanno il principale bacino produttivo.

I cinghiali: nodo centrale da risolvere

Da risolvere, in particolare, il nodo dei cinghiali, che sono fra i principali vettori della malattia e che in questi anni hanno proliferato in Italia in maniera incontrollata, al punto da raggiungere numeri impressionanti. L’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Alessandro Beduschi, parla di 2,5 milioni di capi, un numero nettamente superiore rispetto a quelli indicati da Ispra, che limitava qualche anno fa a 1,3 milioni i cinghiali in Italia.

Impatto sul mercato

In una sala convegni gremita, l’inquietudine è palpabile. Non soltanto fra le forze dell’ordine presenti, chiamate a svolgere nell’immediato futuro nuovi compiti nel percorso di eradicazione dei capi, ma anche fra gli allevatori di suini. Oggi il mercato sta attraversando una fase positiva per i suini grassi da macello, con prezzi record mai registrati prima, ma quale potrebbe essere l’impatto se la malattia, “che ha una elevata mortalità e una alta resistenza ambientale, ma con bassa morbilità”, come sottolinea Mario Chiari di Ats Brescia, referente in Lombardia per la Peste suina africana, “trovasse ulteriori spazi di diffusione?” Il blocco dell’export sarebbe inevitabile.

Timore per Brescia e Mantova

Di certo tremano le province a trazione suinicola come Brescia e Mantova, che contano rispettivamente (fonte: elaborazione Teseo su dati dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica) 2.155 e 701 allevamenti al 30 giugno 2023, con un numero di capi pari a 1.135.035 in provincia di Brescia e 1.057.217 in provincia di Mantova. In termini percentuali significa collocare in sole due province il 28% e il 26% dell’intero patrimonio suinicolo regionale, che a sua volta ammonta a 6.600 allevamenti e 4.069.947 capi su un totale nazionale di 8.349.000 maiali. Calcolatrice alla mano, significa che il 49% della popolazione suinicola allevata in Italia si trova in Lombardia.

Metodo di rilevamento della malattia efficace e rapido

Il metodo di rilevamento della malattia è, comunque, efficacissimo. Lo rende noto Francesco Feliziani, responsabile del laboratorio nazionale di riferimento per le pesti suine, che parla di “quattro ore per avere la conferma epidemiologica dall’arrivo del campione”. La rapidità è essenziale, così come controlli e monitoraggio. “O c’è consapevolezza o la piaga della Psa sarà insanabile – avverte Prandini -. Ma siamo in ritardo e non è colpa del commissario straordinario o del precedente, che non aveva adeguati poteri. Coldiretti è dal 2018 che denuncia una presenza di cinghiali fuori controllo”.

Il commissario straordinario Caputo detta la linea di intervento

Se si riuscirà a eradicare la Psa in 36 mesi, come era stato ipotizzato nei giorni scorsi, il commissario straordinario alla Psa, Vincenzo Caputo, non lo dice. Le sue parole, seppure mitigate da una verve tipicamente campana, sono pietre: “Pregherei tutti di capire che stiamo parlando una malattia e, proprio per questo, abbiamo bisogno di tutti”. Servono innanzitutto comportamenti etici, responsabili e prudenti. La missione è quella di garantire la biosicurezza negli allevamenti. “Dovete essere voi i primi a non toccare animali selvatici e a disinfettare scarpe e mani”, invita perentoriamente tanto gli allevatori, ai quali raccomanda di non fare entrare estranei nei siti produttivi, quanto i cittadini che si muovono nei boschi. “Dobbiamo difendere agricoltura e ambiente”, ripete Caputo. Chi non aumenta la biosicurezza negli allevamenti è fuori. E i controlli, anche in una regione chiave come la Lombardia, partiranno al più presto e coinvolgeranno il 50% degli allevamenti, anticipa il dirigente di Ats Brescia, Mario Chiari. Allo stesso tempo, grande attenzione dovrà essere accordata nelle fasi del trasporto dei maiali, con adeguata sanificazione di autocarri e mezzi.
Poi c’è la questione degli ungulati, fra i principali vettori della Psa. E sul tema il commissario è radicale e chiede “tolleranza zero per i cinghiali nei centri abitati e negli allevamenti suinicoli”.
In campo, in base a quanto accordato nei giorni scorsi dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, scenderà anche l’esercito, accanto ai 600.000 cacciatori che sono considerati “bioregolatori”. L’obiettivo è quello di eliminare un numero non inferiore di 650.000 cinghiali all’anno.

Peste suina africana: stato dell’arte e linea di intervento - Ultima modifica: 2023-09-04T19:40:35+02:00 da Annalisa Scollo

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