Erano rappresentati diversi milioni di suini nella sala di Alessandria all’incontro organizzato da Confagricoltura il 23 aprile con il commissario alla Psa Vincenzo Caputo.
Dopo i saluti istituzionali e l’introduzione ai lavori della presidente di Confagricoltura Alessandria, Paola Sacco, ha esordito il Commissario: «Oggi il problema è sul cinghiale, non sul suino, negli allevamenti abbiamo fatto tutto per garantire la sicurezza. Investimenti per innalzare la biosicurezza e, quando ci sono stati i casi in allevamento, siamo intervenuti bloccando la diffusione. A Pavia abbiamo abbattuto 20.865 maiali, a questi capi se ne aggiungono altri 13mila abbattuti in via preventiva per interrompere la diffusione del virus per un totale di 33.865 capi. Ribadisco, oggi il problema è nel cinghiale e mi auguro di uscire dalla riunione con le strategie chiare sul percorso. In Piemonte non avevamo problemi di Psa dal 1980».
Un confronto diretto con gli allevatori
Sul tavolo dei relatori, a fianco del commissario,
- Rudy Milani presidente della federazione nazionale di prodotto Suinicola di Confagricoltura,
- Giovanna Parmigiani componente di Giunta nazionale e presidente della sezione suinicola di Confagricoltura Piacenza
- ed Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte.
«La ringraziamo di essersi messo a disposizione - ha detto Parmigiani rivolgendosi a Caputo - ci siamo confrontati spesso con lei e cerchiamo di collaborare al meglio, oggi è il momento in cui potrà trasmettere direttamente le sue indicazioni agli allevatori. Siamo qui da diverse regioni, la sala piena dimostra il desiderio di poterla incontrare, ma indica anche il livello della preoccupazione».
Speculazioni sui suini e sulle carni
«La domanda – ha detto Milani – che trasversalmente sento più spesso e che rigiro al Commissario, è “perché se il problema riguarda solo il selvatico, gli allevatori devono avere tutta una serie di problematiche?” A partire da quella che ci sta facendo chiudere: la speculazione sui nostri suini e sulle carni rispetto alla cui soluzione chiedo anche i tempi».
«Non ci deve essere speculazione - ha rincarato Allasia - noi chiediamo che ci sia un dato trasparente, non possiamo pensare che ogni singolo allevatore si esponga». Diversi presenti in sala si sono comunque dichiarati disponibili anche a produrre le fatture. «Occorre un metodo trasparente e super partes» ha suggerito Allasia.
«A nome del Governo italiano - ha sottolineato Caputo - non lasciamo indietro nessuno. La differenza tra la situazione nel cinghiale e nel suino è già fatta. Nei suini la Psa non c’è, oggi non c’è, ma noi siamo un Paese che esporta salumi e i paesi terzi stabiliscono loro cosa vogliono e cosa no e questo può essere un problema, inoltre, attenzione – ha detto Caputo – a chi vuole speculare sulla pelle degli allevatori, perché i loro suini sono il primo tassello del brand dei salumi italiani che vale milioni di euro di Export. Se muoiono gli allevatori muore anche la trasformazione».
Il Commissario si è impegnato a chiedere conto delle speculazioni commerciali in corso, anticipando che nell’imminente nuova ordinanza prevedrà un articolo specifico che possa tutelare gli allevatori intervenendo indirettamente sulle pratiche commerciali sleali.
I cacciatori diventano bioregolatori
Due testimonianze a cui il Commissario ha immediatamente dato riscontro sono state quella del presidente di tre Ambiti Territoriali di Caccia (Atc) Pierangelo Cumino e dell’allevatrice suinicola Roberta Ferraroni.
«Signor Commissario – ha tuonato Cumino - dovrebbe commissariare tutti gli Atc. Solo lei può intervenire e dare regole chiare. Lei deve applicare le norme perché i cinghiali non ci siano. Perché il Parco del Po non abbatte i cinghiali? Oggi noi cacciatori non possiamo uscire coi cani. Ho chiesto e non ho notizie, che i carabinieri forestali abbattano i cinghiali. Non possiamo pensare che i cacciatori risolvano il problema. A zero cinghiali non c’è interesse ad andare a caccia, così si lascia discrezionalità. Visto che ha dei poteri enormi lo deve fare lei. Pensiamo a tutti i cinghiali, lei ha detto che vanno contati, per me è impossibile, ma se lei li conta io li abbatto».
«Questa discrezionalità non c’è più» – ha risposto il Commissario che ha aggiunto: «i cacciatori stanno rispondendo bene, diventando bio-regolatori e quanto alla motivazione, dato che comunque non ci possiamo permettere squadre di professionisti che operino a tempo pieno sul territorio, la soluzione potrebbe venire proprio dal settore della caccia. Nella nuova ordinanza inseriremo la possibilità di coinvolgere attivamente i cacciatori degli Atc chiedendone un distacco per 90 giorni al servizio dello Stato per effettuare i piani di depopolamento».
Istituzione di distretti suinicoli con zero cinghiali
Una soluzione, ad avviso del Commissario, può essere l’istituzione dei distretti suinicoli, possibilità già prevista dal Piano Straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e Azioni Strategiche per l’Elaborazione dei Piani di Eradicazione nelle Zone di Restrizione da Peste Suina Africana (Psa) 2023-2028. I distretti suinicoli sono aree fortemente antropizzate o particolarmente vocate alla suinicoltura in cui la presenza del cinghiale deve essere portata a zero.
«Dobbiamo arrivare ad avere un sistema integrato pubblico-privato per realizzare i distretti» - vera chiave di volta secondo il Commissario che ha aggiunto: «La loro costituzione deve essere concordata con le Regioni e le provincie, gli allevatori devono avere un ruolo attivo non solo nella costituzione, ma anche nella compartecipazione alla loro gestione».
Davide Berta, presidente della Sezione suini di Confagricoltura Lombardia, presente all’incontro, ha espresso la sua soddisfazione per questa notizia che: «Potrebbe semplificare la lotta alla diffusione della Psa, o almeno a quella dei cinghiali, nelle zone a forte vocazione suinicola come la Lombardia».
«Lavoreremo a tutti i livelli perché vengano istituiti i distretti suinicoli - hanno detto i vertici di Confagricoltura – ma anche ammettendo di riuscire ad avere zero cinghiali nel distretto, gli impatti che già oggi stiamo riscontrando sulla filiera per una malattia che è sostanzialmente esterna alle nostre porcilaie, rischiano di far sì che prima di arrivare a zero cinghiali si arrivi a zero maiali».
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sulla Rivista di Suinicoltura 5/2024
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