A febbraio, il ciclo chiuso mostra un aumento del prezzo medio mensile dei capi da macello della tipologia pesante destinati al circuito Dop del 6,1% rispetto al mese precedente, portando la quotazione a 2,048 euro/kg. Rimane positiva anche la variazione tendenziale con un valore attorno al +42%. Da sottolineare però, che questi valori favorevoli sono sostanzialmente dovuti alla scarsità degli animali e alla conseguente riduzione del numero delle macellazioni che ha prodotto un aumento dei prezzi dei capi da macello.
Per quanto riguarda le fasi dell’allevamento a ciclo aperto e in particolare per lo svezzamento, le quotazioni in febbraio risultano in ascesa, tanto che il prezzo dei capi da 7 Kg è arrivato a 68,428 euro/capo (+1,2% rispetto a gennaio e +16,2% rispetto a febbraio 2022). Positiva la situazione anche per la fase dell’accrescimento che mostra prezzi degli animali della tipologia di 30 Kg di peso raggiungere i 3,935 euro/kg (+7,5% la variazione congiunturale e +30,8% quella tendenziale).
Sempre a febbraio gli indici Crefis di redditività del ciclo chiuso, trainati dalla risalita dei prezzi dei suini da macello pesanti, sono risultati favorevoli: +7,8% rispetto al mese precedente e una variazione tendenziale anch’essa positiva pari a +19,1%.
Per ciò che concerne la redditività delle diverse fasi allevatoriali del ciclo aperto, sempre nel periodo preso in esame, è possibile rilevare che gli indici dello svezzamento sono in aumento del 2,7% su base mensile e del 6,9% su base annua. Andamento favorevole anche per la redditività della fase di accrescimento (+2,4% mese su mese e +12,8% la variazione tendenziale). Queste aziende sono riuscite a compensare il maggior costo per l’acquisto dei suini da allevamento di 7 kg attraverso l’aumento della quotazione dei capi da allevamento.
Bene anche la fase di ingrasso
Anche per quanto riguarda la fase di ingrasso, sempre nel mese di febbraio, i dati elaborati da Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili www.crefis.it) risultano positivi con una variazione congiunturale del +7,2% e tendenziale del +16%. L’aumento dei prezzi dei suini da macello pesanti e il favorevole andamento dei costi delle materie prime hanno contribuito in modo determinante a smorzare la contingenza sfavorevole dovuta all’aumento dei prezzi per l’approvvigionamento degli animali da ingrasso.
Il comparto della macellazione italiana mostra, a febbraio, una dinamica di mercato positiva: le cosce fresche della tipologia pesante destinate a prodotto Dop sono salite a 6,085 euro/kg (+3,5% la variazione mese su mese). Anche il confronto tendenziale è favorevole (19,6%). Così pure le quotazioni delle cosce fresche destinate a produzioni non tipiche risultano in ascesa e, sempre nel periodo preso in esame, raggiungono i 5,160 euro/kg (+2,8% il raffronto congiunturale e +20,7% la variazione tendenziale).
Stessa dinamica vantaggiosa per i lombi freschi che mostrano a febbraio un mercato con quotazioni in crescita: il taglio Padova ha raggiunto 4,050 euro/kg per una variazione positiva mese su mese del 14,1%, mentre il taglio Bologna è stato valutato 4,025 euro/kg (+13,4% la variazione congiunturale). Le variazioni tendenziali restano positive per entrambi i prodotti: +33,3% e +34,7%, rispettivamente.
Nonostante il favorevole andamento del mercato dei tagli di carne, i costi per l’acquisto dei capi da macello hanno trascinato in basso l’indice Crefis di redditività della macellazione che risulta quindi in flessione: -0,5% su base congiunturale e -8,7% al di sotto di quello del 2022.
Stagionatura
Passando al mercato del comparto della stagionatura dei prosciutti, in febbraio si rilevano andamenti disomogenei: le quotazioni dei prosciutti tutelati sono rimaste stabili, mentre i prezzi dei prosciutti generici risultano in aumento. Il prezzo del prosciutto di Parma stagionato 12 mesi della tipologia pesante risulta fermo a 10,475 euro/kg; peraltro, l’attuale quotazione rimane più alta rispetto a quella dello scorso anno (+11,7%). Hanno ripreso quota invece i prezzi dei prosciutti non tutelati, sempre della tipologia pesante, che in febbraio hanno raggiunto i 7,600 euro/kg (+2% la variazione mese su mese). Anche il confronto con le quotazioni dello stesso periodo dell’anno scorso è positivo e pari a +21,1%.
Ma anche se il mercato dei prodotti della stagionatura in febbraio ha un trend positivo, non si può dire lo stesso per la redditività, che mostra gli indici Crefis in flessione ulteriore sia in termini congiunturali che tendenziali. Più precisamente la redditività del prodotto tutelato stagionato 12 mesi cala dell’1,5% a livello congiunturale e del 14,1% a livello tendenziale. Così pure per il prosciutto generico che, nonostante gli aumenti delle quotazioni, sempre in febbraio fa registrare un indice Crefis di redditività negativo sia mese su mese che nel raffronto con lo scorso anno (-2% e -5,5%).
Il Gap tra la redditività raggiunta dalle produzioni tutelate e quella del prodotto non tipico resta a favore delle Dop: +31,9%.
I fattori della produzione
A febbraio sul mercato nazionale, i prezzi di mais e orzo sono diminuiti rispetto a gennaio, mentre sono cresciute le quotazioni della soia. Sul mercato internazionale, si confermano in crescita le quotazioni della soia Usa, mentre un calo ha interessato quella brasiliana, così come un calo è stato registrato per i prezzi del mais Usa, mentre sono cresciuti i prezzi francesi.
A Milano il prezzo del mais nazionale contratto 103 si è fermato a 312,8 euro/t, in calo del 3,8% rispetto al mese precedente, mentre quello del prodotto nazionale con caratteristiche a 321,8 euro/t (-3,9%). In ribasso anche la quotazione del mais di provenienza comunitaria (-6%, per un valore di 315,5 euro/t), mentre la quotazione del prodotto francese è salita del 3,4% per un valore di 307,8 euro/t. In leggero calo anche il prezzo del mais statunitense, che è sceso dello 0,6% rispetto al mese precedente, fermandosi ad un valore di 279,6 euro/t. Le variazioni tendenziali restano positive per tutti i mercati considerati, con valori dal +7% al +16%.
Alla borsa merci di Milano, i prezzi della soia sono cresciuti dell’1,9% rispetto al mese precedente, fermandosi a valori di 565,0 euro/t per il prodotto di provenienza nazionale e 585,0 euro/t per quello di provenienza estera. In diminuzione, invece, i prezzi della soia brasiliana scambiata a 498,6 euro/t (-2,1% la variazione congiunturale), mentre il dato medio mensile della soia statunitense CIF Rotterdam è salito a 607,7 euro/t, in aumento del 4,4% rispetto al mese precedente. Le variazioni tendenziali sono risultate tutte negative, ad eccezione della soia USA che ha fatto segnare un +4,2%.
Sempre a febbraio, sul mercato nazionale, il prezzo dell’orzo di provenienza comunitaria scambiato a Milano è sceso a 295,5 euro/t (-8,5% rispetto a gennaio), mentre il prodotto di provenienza nazionale non è stato quotato. In aumento il prezzo dell’orzo francese (+1,2%), che si è fermato a 279,0 euro/t, così come quello del Mar Nero salito a 260,0 euro/t (+1,4%). Le variazioni tendenziali sono risultate negative per l’orzo comunitario scambiato a Milano (-2,3%) e per quello del Mar Nero (-1,3%), mentre una variazione positiva (+4,7%) si è registrata sul mercato francese.