Anche a inizio anno, scendono le quotazioni degli animali da macello. Per quanto riguarda il circuito tutelato il prezzo medio mensile dei suini pesanti ha fatto registrare una quotazione di 1,278 euro/kg; ciò significa -1,7% su dicembre scorso e -18% su gennaio 2018, mentre per quelli di peso 144-152 kg e 152-160 kg le variazioni congiunturali sono state del -1,8% con prezzi pari rispettivamente a 1,188 euro/kg e 1,218 euro/kg. Anche per questi ultimi le variazioni tendenziali sono risultate negative.
Stessa situazione per il mercato dei suini pesanti allevati per prosciutti generici, tanto che le quotazioni a gennaio sono scese a 1,168 euro/kg per un -0,5% su base congiunturale e -11,5% su base tendenziale. Per quanto riguarda i suini leggeri di peso 90-115 kg il valore registrato è stato di 1,018 euro/kg (-0,6%) e anche in questo caso le variazioni tendenziali sono state negative.
Unica nota positiva si riscontra a gennaio sui mercati dei suinetti da allevamento. I capi da 30 kg toccano valori medi mensili di 2,385 euro/kg, che significa +6,2% su dicembre. Si tratta però di un valore non elevato, come sottolinea il -24,6% su base annuale.
La suinicoltura italiana a gennaio è andata ulteriormente calando a causa della sfavorevole combinazione di prezzi in ribasso e costi in rialzo. L’indice Crefis infatti segna -1,4% rispetto al mese precedente (variazione congiunturale), ma la drammaticità della situazione è soprattutto dimostrata dal -15,6% risultato dal confronto con gennaio dell’anno precedente (variazione tendenziale).
Andamento negativo per la fase di macellazione
È il mercato dei tagli freschi che a gennaio pesa sulla perfomance economica dei macellatori mostrando un andamento negativo. A cominciare dalle cosce pesanti per crudo tipico, il cui prezzo scende a 3,798 euro/kg: -4,4% su dicembre e ben -28,5% su gennaio 2018. Scendono anche le quotazioni delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni non tipiche, con valori che a gennaio arrivano a 3,200 euro/kg, con variazioni congiunturali e tendenziali pari rispettivamente a -1,6% e -16,4%. In calo infine anche i prezzi dei lombi freschi: il “taglio Padova” raggiunge 3,080 euro/kg, e cioè -9,7% rispetto al mese precedente e -10,5% sull’anno precedente.
Passando ad altri tagli, la coppa fresca refilata da 2,5 kg che, a gennaio, ha visto il proprio prezzo in crescita (+0,7%) attestandosi a 3,990 euro/kg, mentre la quotazione della pancetta fresca squadrata da 4/5 kg è, invece, scesa nuovamente fermandosi a un valore di 2,896 euro/kg (-4,6% rispetto dicembre) che risulta il più basso da maggio 2016. I valori tendenziali, cioè rapportati allo scorso anno, vedono l’attuale prezzo della coppa inferiore del 4%, mentre quello della pancetta del 9,6%.
Invariato il prezzo del lardo fresco di spessore 4 cm scambiato a 3,350 euro/kg, mentre il prezzo medio mensile del prodotto di spessore 3 cm risulta pari a 2,550 euro/kg.
Da questa situazione, la redditività dell’industria della macellazione risulta in calo a gennaio nonostante i prezzi bassi dei suini da macello. L’indice Crefis registra -4,1% su base congiunturale, ma il livello di remuneratività rimane piuttosto elevato (variazione tendenziale +7,4%).
Male anche la stagionatura
Mercato in discesa anche nel segmento dei prosciutti. A gennaio, il Parma Dop pesante è arrivato a 8,800 euro/kg, ovvero -2,8% su base congiunturale e -15,3% su base tendenziale. Ma sono in calo anche i prezzi dei prosciutti pesanti destinati a produzioni non tipiche: i valori medi scendono a 6,300 euro/kg, ovvero -2,3% su dicembre e -14,1% su gennaio 2018.
Anche la redditività della stagionatura di prosciutti a gennaio è risultata negativa. Secondo l’indice Crefis, in termini congiunturali, per la tipologia più pesante la variazione è stata pari a -1,3%, e ciò fa risultare il dato di gennaio 2019 il più basso dall’aprile 2012, cioè dalla nascita dell’indice Crefis. Un livello confermato dalla variazione tendenziale: -16,4%.
Variazioni negative si sono registrate anche per i prosciutti pesanti non tipici, con cali del -5,9% su base mensile e -8,8% su base annuale. Ciononostante, a gennaio e dopo molti mesi, torna ad essere più redditizio produrre prosciutti pesanti destinati al circuito delle Dop rispetto ai generici: il gap è infatti ritornato positivo (+1,2%).
Prezzi suini italiani: gennaio 2019 |
|||
Cun suini e suinetti |
Medie |
Variazioni % | |
gen. 2019/ dic. 2018 |
gen. 2019/ |
||
Suini da macello - circuito tutelato | |||
144-152 kg |
1,188 |
-1,8 |
-19,1 |
152-160 kg |
1,218 |
-1,8 |
-18,7 |
160-176 kg |
1,278 |
-1,7 |
-18,0 |
Suini da macello - circuito non tutelato | |||
90-115 kg |
1,018 |
-0,6 |
-13,0 |
144-152 kg |
1,078 |
-0,5 |
-12,4 |
152-160 kg |
1,108 |
-0,5 |
-12,1 |
160-176 kg |
1,168 |
-0,5 |
-11,5 |
Suinetti | |||
7 kg (euro/capo) |
53,960 |
+3,7 |
-15,7 |
30 kg |
2,385 |
+6,2 |
-24,6 |
Fonte: elaborazioni Crefis su dati Cun suini da macello e da allevamento |
I fattori della produzione
I prezzi di mais, soia e orzo hanno fatto registrare a gennaio un andamento congiunturale diversificato, sia a livello nazionale che internazionale.
Nell’ultimo mese, a Milano, i prezzi del mais nazionale e di quello comunitario sono aumentati rispettivamente del 2,6% e dell’1%, collocandosi su valori medi mensili di 187,3 e 190,8 euro/t. In aumento anche il prezzo del cereale francese (+2,2%), che è stato scambiato a 187,1 euro/t, mentre sul mercato statunitense è stata registrata una variazione congiunturale negativa (-0,7%), con il mais scambiato a 146,0 euro/t. Le variazioni tendenziali sono risultate positive su tutti i mercati considerati.
Alla borsa merci di Milano, il prezzo medio mensile della soia nazionale è risultato pari a 346,3 euro/t, in aumento dell’1,4% rispetto a dicembre, mentre il prodotto estero è sceso a 353,0 euro/t (-0,4%). Una variazione congiunturale positiva si è registrata anche negli Stati Uniti (+1,3%, per un dato di 300,5 euro/t), mentre in Brasile la soia è stata quotata a 281,6 euro/t, in calo dell’1% rispetto al mese precedente. Le variazioni tendenziali sono risultate tutte negative.
A gennaio i prezzi dell’orzo scambiato a Milano sono cresciuti dell’1,5% per il prodotto nazionale (227,0 euro/t) e dell’1,6% per quello di provenienza estera (240,0 euro/t). In calo il mercato francese (-2,3%), dove il prezzo dell’orzo è sceso a 204,1 euro/t, così come pure il mercato statunitense (-0,3%), che è stato caratterizzato da una quotazione di 104,6 euro/t. Positive le variazioni tendenziali.
Leggi l’articolo con tutte le tabelle pubblicato sulla Rivista di Suinicoltura n. 2/2019
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