A Parma si è svolta la giornata autunnale della Sipas, la società italiana di patologia e allevamento dei suini. Tra i relatori c'era Karien Koenders, un'esperta olandese dell'Università di Ghent, che ha condiviso la situazione della suinicoltura nei Paesi Bassi. Nonostante la loro alta densità di suini, il paese ha raggiunto un'elevata efficienza produttiva, riuscendo a gestire le sfide legate alla sindrome riproduttiva e respiratoria suina (Prrs), un problema grave per gli allevatori.
Le sfide degli allevatori olandesi
La maggior parte della produzione suinicola olandese è destinata all'export, specialmente verso Spagna, Germania e Paesi dell'Est, dato che il Paese non ha un’industria di trasformazione significativa. Tuttavia, questa intensa attività di allevamento ha generato gravi problemi ambientali, in particolare legati all'azoto. Per affrontare questa situazione, il governo olandese ha lanciato, dal 2019, un piano per ridurre le emissioni di ammoniaca e ossidi di azoto del 50% entro il 2030, con obiettivi più ambiziosi nelle aree protette.
Queste politiche hanno suscitato proteste tra agricoltori e allevatori, con manifestazioni che hanno bloccato le strade. Il governo ha proposto di compensare gli allevatori, soprattutto quelli situati vicino alle aree urbane, per chiudere i loro allevamenti, portando alla chiusura del 20% di essi.
Prima esperienza
Durante l'incontro, Karien Koenders ha condiviso la sua esperienza nella gestione di malattie suine come Prrs, Actinobacillus pleuropneumoniae e Mycoplasma hyopneumoniae, che compromettono l'efficienza produttiva e il benessere animale. In un'azienda che aveva 1200 scrofe, l'allevatore ha affrontato sfide significative legate a mortalità e crescita ridotta. Nel 2021, ha adottato un approccio di depopolazione e ripopolazione, migliorando la biosicurezza e interrompendo le fecondazioni per otto settimane. Questo ha portato a una maggiore produttività e riduzione della mortalità per due anni. Tuttavia, nel 2024, la Prrs è tornata, ma grazie a una vaccinazione efficace, la situazione è stata controllata.
Seconda esperienza
Un'altra azienda con 1500 scrofe, inizialmente negativa a Prrs e Actinobacillus, ha contratto Mycoplasma hyopneumoniae. L'allevatore ha scelto di eradicare la malattia senza depopolazione, seguendo un protocollo di vaccinazione e trattamento farmacologico. Dopo l'implementazione del protocollo, il numero di scrofe positive è diminuito drasticamente. A gennaio 2023, il 40% delle scrofe era positivo, ma dopo sei mesi tutti gli animali erano negativi. I risultati hanno incluso una riduzione delle lesioni polmonari e un incremento della produzione. Anche se le scrofe più anziane sono ancora presenti, l'allevatore ha ottenuto soddisfazione economica dall'eradicazione, senza necessità di depopolazione.
Casi fortuiti o successi reali?
Questi esempi pongono interrogativi sull'efficacia delle misure adottate per il controllo delle malattie. Anche se entrambi gli allevamenti hanno dovuto affrontare nuove infezioni, la gestione proattiva ha permesso di limitare i danni. In un contesto socio-politico complesso, gli allevatori si trovano a dover scegliere se investire in strategie di eradicazione per migliorare la salute e la produttività degli animali, consapevoli dei rischi che comporta.
La presentazione di Koenders ha evidenziato non solo le sfide legate alle malattie, ma anche l'importanza di adattarsi alle normative ambientali e alle richieste del mercato. La capacità di un allevamento di dimostrare la propria efficienza produttiva e il rispetto delle normative ambientali sarà cruciale per la sua sostenibilità futura.
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sulla Rivista di Suinicoltura n. 10/2024
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