Il tratto gastrointestinale può essere paragonato a un vero e proprio ecosistema complesso e dinamico che svolge funzioni di primaria importanza quali la digestione e l’assorbimento delle sostanze nutritive, ma al tempo stesso può fungere da barriera protettiva. Questa barriera, particolarmente complessa, è attiva su diversi livelli: fisici, chimici, microbiologici e immunologici.
Quella che gli anglosassoni definiscono come “gut health” ovvero la salute intestinale è il risultato dell’interazione tra la dieta, la mucosa intestinale e i microrganismi che popolano l’intestino stesso; in questo equilibrio precario diversi fattori quali i patogeni e le situazioni di stress possono intervenire negativamente alterando tale equilibrio. È risaputo infatti, che la funzione della barriera intestinale può essere influenzata da situazioni di stress che ne aumentano la permeabilità intestinale a scapito del lavoro svolto dall’epitelio di rivestimento dell’intestino e delle giunzioni strette con peggioramento della capacità di assorbire le sostanze nutrienti da parte degli enterociti (vedi figura 1).
Ovviamente questo stato di malfunzionamento può comportare un rallentamento nella crescita degli animali nonché una maggiore suscettibilità nei confronti delle infezioni. La fase di svezzamento rappresenta il classico esempio e forza gli animali a doversi adattare a drammatici cambiamenti quali: il cambio della dieta, l’allontanamento dalla madre, il nuovo ambiente, ecc., tutto questo rischia appunto di inficiare la già citata salute del tratto digerente.
Stati infiammatori subclinici compaiono come conseguenza di tali eventi stressanti e vanno a incidere negativamente sulle performance determinando: riduzione nella crescita, catabolismo muscolare e attivazione del sistema immunitario. Inoltre, gli stati infiammatori portano al già citato incremento nella permeabilità intestinale, con effetti negativi sull’assorbimento dei nutrienti e aumento dell’incidenza delle diarree.
Alternativa agli antibiotici
Ricerche recenti hanno dimostrato che il ruolo degli antibiotici come promotori della crescita era per buona parte dovuto alla loro azione antiinfiammatoria sul tratto digerente. Infatti, i suini trattati con antibiotici nei confronti di suinetti coetanei non trattati (gruppo di controllo) mostravano migliori performance di accrescimento soprattutto in virtù della maggior salvaguardia della funzione dell’intestino come barriera. Tali risultati erano giustificati anche dal fatto che la quantità di citochine pro-infiammatorie (proteine prodotte e secrete dalle cellule in risposta agli antigeni) era più bassa nei suinetti alimentati con antibiotici rispetto al gruppo di controllo. Dal momento però che l’utilizzo degli antibiotici nelle produzioni animali viene sempre più osteggiata soprattutto per il timore del fenomeno dell’antibiotico-resistenza che si riscontra in medicina umana, si stanno studiando nuove molecole di origine naturale che possano riprodurre l’azione antinfiammatoria degli antibiotici. Tra questi si è sperimentato un ormone chiamato glucagone like peptide 2 (GLP-2) il quale è un peptide enterico che ha funzioni trofiche e rigenerative per l’epitelio intestinale nonché attività antinfiammatoria. I risultati di prove di campo hanno evidenziato come questo peptide sia in grado di attenuare gli effetti di stati cronici legati a situazioni infiammatorie subcliniche tali da migliorare la crescita dei suinetti nella fase di svezzamento. L’utilizzo di GLP-2 sembra funzionare grazie a meccanismi che migliorano l’integrità della barriera intestinale senza avere correlazioni particolari e/o influenze sulla microflora intestinale.
Endotossine, una minaccia costante per il suinetto
Le endotossine sono ubiquitarie nell’ambiente, possono essere presenti nell’aria, nell’acqua, sul terreno e anche nel tratto gastrointestinale dei nostri suinetti. Le endotossine sono molecole tossiche che sono parte della parete cellulare esterna dei batteri Gram negativi. Le endotossine più comuni e conosciute sono i lipopolisaccaridi (LPS) i quali sono grandi molecole dotate di una porzione polisaccardica e di una porzione lipidica che rappresenta la parte tossica della molecola stessa. I lipopolisaccaridi sono rilasciati nell’ambiente nei momenti di moltiplicazione batterica o quando avviene la rottura delle membrane a causa della lisi batterica.
Il tratto gastrointestinale rappresenta nel suinetto svezzato in particolare, il sito maggiormente a rischio in cui può avvenire il trasferimento delle endotossine dal lume al torrente circolatorio dove esse esercitano la loro funzione tossica. Penetrate nel sangue, le endotossine generano una risposta da parte del sistema immunitario e si legano ai macrofagi dando origine a marker infiammatori i quali vanno a stimolare una risposta da parte del fegato il quale produce proteine di fase acuta (vedi figura 2).
Tutto questo super lavoro al quale si deve dedicare l’organismo in caso di un’infiammazione in atto, provoca un dispendio di energia e nutrients a scapito dell’accrescimento giornaliero e della conversione alimentare. Nei casi più gravi, grandi quantitativi di endotossine circolanti possono condurre a shock settico fino alla morte del soggetto.
I fattori di rischio che possono condurre ad endotossiemia
Temperature elevate: in situazioni di stress da caldo, il flusso sanguigno attraverso la parete intestinale viene ridotto al fine di massimizzare il calore disperso. Questo conduce ad un apporto inferiore di ossigeno e sostanze nutritive agli enterociti i quali rendono l’intestino più permeabile
Mangimi contaminati con micotossine (es DON): il deossinivalenolo o vomitossina è una delle micotossine più diffuse a livello mondiale. È stato dimostrato che il DON esercita un’azione negativa sulla funzione della barriera intestinale in quanto inficia la funzione delle giunzioni strette e riduce la proliferazione degli enterociti.
Variazioni nella composizione dei mangimi: queste variazioni possono condurre ad alterazioni nel consumo di mangime e cambiamenti morfologici e fisiologici delle pareti intestinali. Nei suinetti l’esempio classico è la diarrea post-svezzamento causata dal passaggio da un’alimentazione a base di latte ad una nuova alimentazione rappresentata dal mangime che può determinare un forte calo nell’assunzione di alimento.
Patogeni: alcuni patogeni possono influenzare negativamente le proprietà del tratto gastrointestinale andando ad incrementare la permeabilità epiteliale con passaggio di endotossine al sangue.
Diarrea, un problema sempre attuale per i suinetti
Quando si parla di diarrea nei suinetti, oltre al discorso strettamente infettivistico, devono essere considerati altri elementi.
Innanzitutto occorre ricordare che i suinetti nascono con una capacità digestiva limitata. La maturazione dell’intestino inizia subito dopo la nascita ed è influenzata da alcuni fattori perinatali. Il primo segno di tale maturazione è rappresentato dall’incremento dell’Ossigeno nel sangue sotto l’influenza di alcuni ormoni tra i quali il cortisolo. Quindi, situazioni quali parti prematuri e/o parti prolungati che portano ad ipossia neonatale, possono contribuire ad ingenerare disfunzioni intestinali e problemi enterici.
Altro fattore che porta alla maturazione del tratto intestinale è rappresentato dall’assunzione di alimento. A causa di ciò il suinetto può diventare suscettibile di disturbi enterici in funzione della qualità, quantità e composizione del colostro/latte assunto nonché del mangime solido che gli viene presentato. Inoltre, il colostro, oltre ad avere un ruolo sullo sviluppo della capacità digestiva dei suinetti ha il compito di trasmettere attraverso le immonoglobiline l’immunità di derivazione materna. In particolare, le immunoglobuline di tipo A (IgA), colonizzano le cripte dell’intestino tenue e sono deputate all’immunità locale controllando le infezioni intestinali.
Di pari passo con la maturazione dell’intestino avvengono alcuni cambiamenti: innanzitutto il tempo necessario per ripristinare parti del tessuto intestinale danneggiato si accorcia con l’aumentare dell’età e passa da 4-6 giorni per un suinetto svezzato a 2-3 giorni per un suino adulto.
Altro aspetto che varia con l’età dell’animale è la capacità di secernere enzimi digestivi, se infatti il suinetto sottoscrofa produce grandi quantità di lattasi che poi diminuiscono nel tempo, enzimi quali amilasi, lipasi e acido cloridrico sono secreti a bassissimi livelli all’inizio della vita per poi aumentare in modo sostanziale tra le 3 e le 6 settimane di età.
Per questo motivo se il suinetto svezzato non è in grado di digerire alcuni componenti della dieta questi possono rappresentare nel lume intestinale una fonte di nutrimento per batteri patogeni che proliferano facilmente.