Si potrà distribuire sui campi fino a 340 kg di azoto per ettaro l’anno, rispettando il vincolo stabilito dalla Ue per le aree non vulnerabili
È sospesa per un anno
la mappa delle zone
vulnerabili ai nitrati.
Questo in attesa di una nuova
classificazione di tali aree che
tenga conto, oltre che della responsabilità
del settore primario,
anche di quella degli inquinanti
industriali e degli scarichi
urbani. Ciò significa che
per tutti gli allevamenti che ricadono
in queste aree, che interessano
soprattutto le regioni
più vocate alla zootecnia
come Lombardia, Piemonte,
Veneto, Emilia Romagna e
Friuli Venezia Giulia, decade il
divieto di superamento del tetto
dei 170 kg di azoto per ettaro
distribuito nei campi attraverso
gli effluenti zootecnici.
In base alla modifica dei criteri
di applicazione della direttiva
comunitaria 676 del 1991,
che è stata inserita nel Decreto
Sviluppo (la cui legge di
conversione è la numero 221
del 2012), le aziende agricole
potranno distribuire nei campi
fino a 340 kg di azoto per ettaro
l’anno rispettando il vincolo
stabilito dalla direttiva Ue
sui nitrati per le aree non vulnerabili.
L’operazione rappresenta una
sorpresa per le aziende zootecniche
più penalizzate dagli
adempimenti della direttiva
Ue sui nitrati, mentre non è
una novità la decisione di una
nuova classificazione delle
aree vulnerabili, che era già
stata approvata in sede di
Conferenza Stato Regioni nel
2011.
In pratica tutto resta in stand
by, nonostante una procedura
d’infrazione contro l’Italia
aperta da Bruxelles per il
mancato rispetto della direttiva
sui nitrati, procedura d’infrazione
ritirata poi con l’ampliamento
delle aree vulnerabili
da parte del nostro paese,
e nonostante un negoziato di
due anni per arrivare al traguardo
di una deroga che
consentisse di spandere fino
a 250 kg per ettaro l’anno nelle
aree vulnerabili.
Insomma, in Italia per un anno
le aree vulnerabili non esisteranno
e quella sui nitrati resta
una questione pendente per
guadagnare tempo.
la mappa delle zone
vulnerabili ai nitrati.
Questo in attesa di una nuova
classificazione di tali aree che
tenga conto, oltre che della responsabilità
del settore primario,
anche di quella degli inquinanti
industriali e degli scarichi
urbani. Ciò significa che
per tutti gli allevamenti che ricadono
in queste aree, che interessano
soprattutto le regioni
più vocate alla zootecnia
come Lombardia, Piemonte,
Veneto, Emilia Romagna e
Friuli Venezia Giulia, decade il
divieto di superamento del tetto
dei 170 kg di azoto per ettaro
distribuito nei campi attraverso
gli effluenti zootecnici.
In base alla modifica dei criteri
di applicazione della direttiva
comunitaria 676 del 1991,
che è stata inserita nel Decreto
Sviluppo (la cui legge di
conversione è la numero 221
del 2012), le aziende agricole
potranno distribuire nei campi
fino a 340 kg di azoto per ettaro
l’anno rispettando il vincolo
stabilito dalla direttiva Ue
sui nitrati per le aree non vulnerabili.
L’operazione rappresenta una
sorpresa per le aziende zootecniche
più penalizzate dagli
adempimenti della direttiva
Ue sui nitrati, mentre non è
una novità la decisione di una
nuova classificazione delle
aree vulnerabili, che era già
stata approvata in sede di
Conferenza Stato Regioni nel
2011.
In pratica tutto resta in stand
by, nonostante una procedura
d’infrazione contro l’Italia
aperta da Bruxelles per il
mancato rispetto della direttiva
sui nitrati, procedura d’infrazione
ritirata poi con l’ampliamento
delle aree vulnerabili
da parte del nostro paese,
e nonostante un negoziato di
due anni per arrivare al traguardo
di una deroga che
consentisse di spandere fino
a 250 kg per ettaro l’anno nelle
aree vulnerabili.
Insomma, in Italia per un anno
le aree vulnerabili non esisteranno
e quella sui nitrati resta
una questione pendente per
guadagnare tempo.
Allegati
- Scarica il file: Nitrati, il tetto dei 170 sospeso per un anno