Direttiva nitrati, Italia ancora sotto osservazione

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La Commissione Ue contesta al nostro Paese insufficienze nella stabilità della rete di controllo, nella designazione delle zone vulnerabili ai nitrati e nei programmi d’azione in alcune regioni

Non è stata ancora archiviata la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, chiamata in causa per il mancato rispetto della cosiddetta direttiva Ue sui nitrati, la n. 676 del 1991 sulla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole.
È quanto emerge dalla relazione della Commissione Ue al Consiglio e al Parlamento Ue sulla base delle relazioni degli Stati membri nel periodo 2016-2019.
Al nostro Paese è stata contestata l’insufficienza della stabilità della rete di controllo, della designazione delle zone vulnerabili ai nitrati e dei programmi d’azione in alcune regioni.

A livello europeo

Nel periodo 2016-2019 in tutti gli Stati membri il 14,1% delle acque sotterranee superava ancora il limite di concentrazione di nitrati fissato per l’acqua potabile. Secondo i risultati, le acque dichiarate eutrofiche nell’Ue comprendono l’81% delle acque marine, il 31% delle acque costiere, il 36 % dei fiumi e il 32% dei laghi.
Dalla relazione emerge anche che «30 anni dopo l’adozione della direttiva e nonostante alcuni progressi, il livello di attuazione e garanzia del rispetto non è ancora tale da permettere il conseguimento dei suoi obiettivi».
Relativamente all’Italia, ma anche in Bulgaria, Slovacchia, Spagna e Ungheria la relazione indica anche che nel periodo 2016-2019 le zone vulnerabili ai nitrati sono state talvolta molto limitate e non hanno coperto l’intero bacino idrografico, dando luogo a una designazione altamente frammentata tale da ridurre l’efficienza dei programmi d’azione.
La superficie totale delle zone vulnerabili ai nitrati è comunque cresciuta a livello di Ue del 14,4% rispetto al periodo 2012-2015. Dai dati sulla qualità delle acque emerge tuttavia che vi sono zone (potenzialmente) inquinate non incluse nelle zone vulnerabili ai nitrati. Bulgaria, Cipro, Estonia, Lettonia, Portogallo e Spagna presentano un numero particolarmente elevato di punti critici che non sono inclusi in alcuna zona vulnerabile.

L’Italia non ha confermato la proroga 2016-2019

Nel periodo di riferimento sono state concesse deroghe, ossia la possibilità di spandere fino a 240 chili di azoto per ettaro l’anno nelle aree vulnerabili rispettando determinate condizioni, a Belgio, Danimarca, Irlanda, Italia (per quanto riguarda le regioni Lombardia e Piemonte le deroghe concesse sono scadute nel dicembre 2019 e non sono state rinnovate) e Paesi Bassi.
Quanto al Regno Unito, una decisione riguardante Inghilterra, Scozia e Galles è scaduta nel dicembre 2016 e una nuova deroga è stata concessa in relazione all’Irlanda del Nord.
Le conclusioni:
- alcuni Stati membri registrano una cattiva qualità delle acque su tutto il territorio e presentano un problema sistemico nella gestione delle perdite di nutrienti prodotte dall’agricoltura. Tra questi si annoverano Belgio, Cechia, Danimarca, Germania, Finlandia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Ungheria;
- alcuni Stati membri presentano punti critici in cui l’inquinamento non è contrastato in maniera sufficiente: Bulgaria, Cipro, Estonia, Francia, Italia, Portogallo e Romania.

Obiettivi entro il 2027

Sebbene non sia stata fissata alcuna scadenza gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque in materia di buono stato ecologico e chimico dovrebbero essere raggiunti al più tardi entro il 2027 e, dalle tendenze osservate riguardo alla qualità delle acque, emerge che occorrono «sostanziali modifiche delle misure in vigore».
«La Commissione - si legge nella relazione - rafforzerà le proprie azioni al fine di migliorare l’attuazione e la garanzia del rispetto della direttiva, in modo tale da rispecchiarne gli obiettivi; si tratta di una condizione fondamentale per raggiungere una riduzione delle perdite di nutrienti pari al 50% entro il 2030 stabilito nell’ambito del Green Deal».

Il peso della zootecnia

Nella relazione della Commissione si stima che, a livello Ue, la produzione zootecnica sia responsabile dell’81% dell’immissione di azoto proveniente dall’agricoltura nei sistemi acquatici e dell’87% delle emissioni di ammoniaca nell’atmosfera prodotte dall’agricoltura.
Le densità di bestiame più elevate, espresse in unità di bestiame per ettaro, sono state rilevate – afferma sempre questa relazione - nei Paesi Bassi (3,8), paese che dal 2013 registra una tendenza all’aumento, a Malta (2,9), che dal 2010 registra una tendenza al ribasso, e in Belgio (2,8), che è stabile dal 2005.

Direttiva nitrati, Italia ancora sotto osservazione - Ultima modifica: 2021-11-19T16:00:03+01:00 da Mary Mattiaccio

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