A seguito della Comunicazione della Commissione europea sull’ Ice “End the Cage Age” (letteralmente “La Fine dell’Era della Gabbia”) del giugno 2021, il Copa (Comitato delle organizzazioni professionali agricole) e Cogeca (Comitato delle organizzazioni professionali agricole) hanno commissionato una valutazione d’impatto che tali misure avrebbero comportato soprattutto per il settore suinicolo e delle galline ovaiole. Per ovvi motivi ci occuperemo nella nota in questione dei soli suini.
Il focus come già accennato riguardava il passaggio dalle gabbie parto tradizionali ai sistemi di parto liberi secondo le possibili modalità:
- box parto di 5,5 m2 con possibilità di confinamento delle scrofe per un periodo di 5 giorni,
- box parto di 7 m2 senza possibilità di confinamento.
Rispetto al sistema di riferimento e alle due possibili alternative, gli allevatori potevano scegliere l’eventuale uscita dal business o la trasformazione in solo “ingrasso”.
Gli Istituti coinvolti, la metodologia di lavoro e gli scenari analizzati
Al fine di ottenere un expertise il più veritiero ed imparziale possibile, sono stati coinvolti i seguenti organismi di ricerca:
- Agricultural Economics Nonprofit Kft. (Aki, Budapest-Ungheria),
- Foundation Science and Education for Agri-Food Sector (Fnea, Varsavia-Polonia),
- European Centre for Agricultural, Regional and Environmental Policy Research (Euro Care Gmbh, Bonn-Germania).
Oltre che fondate su un’intensa attività di ricerca bibliografica, le valutazioni sono state eseguite seguendo un duplice approccio:
- Analisi a livello aziendale basate su indagini di allevamento, nonché consultazioni di esperti del settore attivi nei diversi Stati membri dell’Ue, con l’intento di proiettare i risultati ottenuti su scala generale
- Analisi settoriali condotte all’interno dei singoli Stati membri dell’Ue e per l’Ue nel suo insieme, utilizzando il modello Capri (Common Agricultural Policy Regional Impact).
Nella fattispecie il modello Capri è stato utilizzato per valutare l’impatto del divieto delle gabbie parto sul bilancio di approvvigionamento, sui prezzi, sui redditi degli allevatori e su indicatori macroeconomici e ambientali a livello di UE27.
Il modello è stato utilizzato per comparare 3 scenari principali:
- una transizione immediata entro il 2025 (Scenario A),
- una transizione entro il 2035 (Scenario B1 e B2),
- una transizione entro il 2045 (Scenario C1 e C2).
Dal momento che la transizione dallo stato attuale ai box parto liberi dovrà prima o poi avvenire, e considerando che diverse aziende stanno valutando di adeguarsi su base volontaria a questa tipologia di allevamento, può risultare interessante condividere le valutazioni fatte dagli esperti nel momento in cui hanno dovuto determinare i costi della transizione stessa.
Impatto sulla produzione suinicola Europea
Secondo gli studi effettuati, la produzione suinicola europea sarà fortemente interessata. In tutti i possibili scenari valutati l’abolizione delle gabbie parto comporterà:
- la necessità di ricorrere ad investimenti significativi,
- il deterioramento dell’efficienza produttiva,
- una riduzione nel numero delle scrofe e di conseguenza nella produzione di suinetti.
Ovviamente l’impatto in termini produttivi sarà più severo in funzione dello scenario considerato:
- nel caso di una transizione immediata (Scenario A) si rischia di perdere quasi ¼ (23,6%) della produzione attuale,
- in caso di proroga di ulteriori 10 anni (Scenario B1 e B2) il ridimensionamento produttivo potrebbe essere dell’ordine del 3,8 fino all’8,4%,
- mentre infine in caso di proroga fino al 2045 l’impatto sulla capacità produttiva dell’intero settore potrebbe andare dallo 0,5 al 5,6% (Scenario C1 e C2).
Ovviamente la transizione ai sistemi con box parto liberi, a seconda delle scelte operate dagli allevatori verso le varie tipologie esistenti in commercio, potranno comportare una necessità di investimento che oscilla tra i 2,1 e i 3,5 miliardi di € (stima fatta sui prezzi 2021 delle materie prime).
La caduta nella produzione a livello suinicolo andrà ad impattare in modo importante la bilancia commerciale dell’Ue: infatti nella maggior parte dei casi la domanda domestica di carne di maiale calerà, ma percentualmente le flessioni saranno tutto sommato contenute obbligando ad un forte ricorso alle importazioni che a seconda degli Scenari possibili potrà oscillare dal 6,9 fino al 1086%. Anche le esportazioni di carne di maiale subiranno un rallentamento con un risultato finale sulla Bilancia Commerciale fortemente negativa. In tabella 2 si riportano gli impatti dei diversi Scenari analizzati su Approvvigionamento, Consumo domestico, Import, Export e Bilancia Commerciale.
Per quanto riguarda invece il costo di produzione ed i riflessi sui prezzi al consumo, esiste una differenza importante a seconda degli Scenari presi in esame. Se infatti la transizione immediata al 2025 comporta un aumento del costo di produzione del 47,4% e di riflesso un aumento dei prezzi al consumo del 15,3%, in caso di transizioni nel medio e lungo termine (2035 e 2045) le ripercussioni sui costi e relativo impatto sui consumatori è molto meno accentuato (vedi Tabella 3).
Anche sul discorso relativo ai profitti del settore suinicolo per l’intera UE-27, l’andamento è verso una considerevole riduzione soprattutto quando si prendono in considerazione gli Scenari più sfavorevoli come il passaggio immediato all’abolizione delle gabbie entro il 2025 (contrazione dei profitti del 37,8%). In ogni caso anche negli Scenari intermedi B1 e B2, come anche in quello denominato C1 l’erosione dei profitti è comunque presente con percentuali variabili dal 14,2 al 28.2%. In particolare se si volesse analizzare l’andamento su base geografica, a soffrirne maggiormente (nel caso dello Scenario A) sarebbero gli allevatori dell’Europa Occidentale che vedrebbero ridursi i profitti del 41,5% a differenza degli allevatori dell’Europa Orientale che soffrirebbero una riduzione dei profitti del 21,6%. Tale situazione andrebbe poi invertendosi nel corso del tempo.
Impatto sul settore suinicolo a livello geografico
Se si confronta l’allevamento suinicolo a livello di macroregioni dell’UE (UE-14 vs UE-13) emergono importanti indicazioni sui risultati a seconda dei diversi Scenari. Indipendentemente dalla durata del periodo di transizione, la nuova politica sembra avere un effetto duraturo di divisione sui risultati economici dei settori dell’allevamento UE-Occidentale (UE-14) e UE-Orientale (UE-13). Indipendentemente dalla durata del periodo di transizione, il calo percentuale dell’offerta di carne suina è notevolmente più elevato nell’UE-Orientale rispetto all’UE-Occidentale.
Ovviamente le modifiche che si prospettano al sistema non potrebbero non coinvolgere quel processo che già oggi è in atto e va sotto il nome di concentrazione. L’aspettativa è che gli allevatori di taglia medio-piccola possano decidere di abbandonare la professione o in alternativa convertire l’attività al puro ingrasso di suini.
Infine, lo studio commissionato comprendeva anche una sezione sull’impatto ambientale dell’esclusione delle gabbie. Secondo le analisi svolte le emissioni di CO2 nell’atmosfera a livello dell’UE in caso di passaggio a sistemi di allevamento alternativi nell’UE-27 sarebbe controproducente. Infatti la riduzione delle performance in scrofaia richiederebbe un aumento del ricorso ai commerci internazionali e all’importazione. Nella maggior parte degli scenari, la diminuzione del potenziale di riscaldamento globale in Europa è compensata dal suo aumento nei paesi terzi, che porta più o meno a un gioco a somma zero negli Scenari B e C.
I 5 scenari utilizzati visti da vicino
Scenario A
(transizione immediata, pieno impatto politico della decisione UE)
L’ipotesi è che gli agricoltori siano costretti a passare al sistema box parto liberi già dal 1º gennaio 2025.
Scenario B1
(transizione entro il 2035, pieno impatto politico della decisione UE)
Si presume che gli agricoltori si astengano da qualsiasi adeguamento prima del termine prestabilito. Lo scenario B1 rappresenta una situazione estrema.
Scenario B2
(transizione entro il 2035, parziale impatto politico della decisione UE)
Si ipotizza che la transizione prosegua come osservato negli anni precedenti il 2021, guidata dalla legislazione nazionale (disegni di legge o già in vigore), incentivi finanziari (previsti o già esistenti), necessità di investire verso la modernizzazione e/o per crescente pressione da parte della società, del settore della vendita al dettaglio, dei gruppi integrati, ecc. A questo punto, l’obbligo che sarà introdotto dal diritto comunitario costringerà solo una parte degli allevatori alla transizione. Si presume comunque che questo gruppo di agricoltori compia la transizione entro la scadenza fissata per il 1º gennaio 2035.
Scenario C1
(transizione entro il 2045, pieno impatto politico della decisione UE)
L’ipotesi è che gli agricoltori si astengano da qualsiasi adeguamento prima del termine prestabilito. Lo scenario C1, come lo scenario B1, rappresenta una situazione estrema.
Scenario C2
(transizione entro il 2045, impatto politico parziale della decisione UE)
L’ipotesi è che la transizione continui come osservato negli anni precedenti il 2021, guidata dalla legislazione nazionale (disegni di legge o già in vigore), incentivi finanziari (previsti o già esistenti), necessità di investire verso la modernizzazione e/o per crescente pressione da parte della società, del settore della vendita al dettaglio, dei gruppi integrati, ecc. A questo punto, l’obbligo che sarà introdotto dal diritto comunitario costringerà solo una parte degli allevatori alla transizione. Presumiamo comunque che questo gruppo di agricoltori compia la transizione entro la scadenza fissata per il 1º gennaio 2045.
L’articolo completo è pubblicato sulla Rivista di Suinicoltura 8/2023
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