I segreti della Genetica danese

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Il centro di riproduzione di Rønshauge, in Danimarca
Le performance produttive vantate dalla genetica danese sono famose a livello mondiale. Qual è il segreto del successo di questa azienda? Lo abbiamo chiesto al suo amministratore delegato

La genetica danese non ha senza dubbio bisogno di presentazioni, su una rivista specializzata in suinicoltura. Tra le migliori e più rinomate al mondo, vanta performance produttive con pochi eguali, ottenute con un massiccio ricorso alla tecnologia e a tecniche di selezione avanzata, a cui si abbinano eccellenti valori di sicurezza sanitaria. Ma come si ottengono risultati così eclatanti? E com’è giudicato, in una nazione in cui vi sono una scrofa ogni 5,5 abitanti, il nostro Paese, sia dal punto di vista produttivo, sia di mercato per la loro genetica? È quanto abbiamo chiesto, assieme a molte altre cose, a Mads Kring, Ceo del centro genetico di Rønshauge, partner del gruppo Danish Genetics.

Per prima cosa, può descriverci la sua compagnia e il ruolo che riveste nel settore?

«Danish Genetics è composta dai più esperti e qualificati nuclei di moltiplicazione e da oltre venti partner internazionali. Forniamo a oltre quaranta paesi sparsi in tutto il mondo linee di scrofe Landrace e Yorkshire, l’ultra efficiente progenie di Duroc, sempre di linea danese come i precedenti, e il campione di produttività a livello mondiale, nonché estremamente robusto incrocio F1. Tra i paesi a cui offriamo queste linee figura anche l’Italia».
Tecnologia e grandi numeri, continua Kring, sono alla base dell’organizzazione societaria. «Il nostro programma conta 40mila scrofe in purezza e ha lo scopo di accelerare il progresso genetico migliorando robustezza, salute, efficienza, performance, qualità della carne oltre alla sostenibilità dell’intera filiera di produzione suinicola. Nella nostra società – prosegue Kring – utilizziamo schemi di selezione genetica su larga scala basati su chip Snp, che includono diversi marcatori genetici per migliorare salute e caratteristiche produttive, inclusa la qualità della carne». Gli Snp sono chip contenenti sonde specifiche per polimorfismi di singolo nucleotide (da cui la sigla Snp, in inglese). Gli Snp consentono di rilevare, oltre al numero di copie, anche il genotipo corrispondente al singolo Snp. «Siccome la sicurezza sanitaria è essenziale sia per la selezione genetica sia per il successivo allevamento – specifica il breeder – tutte le mandrie del nostro programma sono in linea con lo standard danese Spf. Oltre ad avere livelli sanitari di eccellenza, il programma di selezione è interamente classificato come esente da Prrs».

La salute dei riproduttori è in effetti fondamentale in questo settore. Ci può descrivere lo standard Spf e che tipo di controlli effettuate sugli animali?

«Il programma Spf Sus, di cui fanno parte tutti i nostri gruppi Ggp e Gp in Danimarca (gran gran parentali e gran parentali, ndr), fu creato nel 1971 ed è a oggi uno dei sistemi sanitari più efficienti del mondo, grazie a regole stringenti su prevenzione delle infezioni, controlli periodici e misure sanitarie durante il trasporto. Le verifiche sono a carico di un team indipendente, che almeno una volta al mese effettua un checkup sugli animali.

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La genetica danese è nota per rapidità di accrescimento e fertilità

Il sistema si basa sul principio secondo cui lo stato di salute per le mandrie connesse è unico ed è tenuto in considerazione nel momento in cui si effettuano passaggi da una mandria all’altra. Il dipartimento sanitario di Spf tiene traccia dello stato di salute di tutti i suini danesi: ciò significa che circa 3.100 mandrie sono oggi certificate Spf nel nostro Paese».
Le patologie per cui si effettuano i controlli, prosegue Kring, sono polmonite enzootica (Mycoplasma hyopneumoniae), polmonite suina (Actinobacillus pleuropneumoniae sierotipi 1-10 e 12), Prrs in variante europea e americana, dissenteria suina (Brachyspira hyodysenteriae), rinite atrofica (Pasteurella multocida), scabbia (Sarcoptes Scabiei var Suis) e pidocchi suini (Haematopinus suis). «I nostri elevati standard di salute sono pertanto controllati da esperti e i nostri clienti ricevono un attestato di sicurezza sanitaria, che è anche disponibile online. Al fine di garantire la massima sicurezza agli allevatori, il seme è infine sottoposto a controlli settimanali per la peste suina africana. Il materiale prelevato è confrontato con campioni di sangue standard per assicurare il massimo livello di protezione. Siamo la sola compagnia, in Danimarca, a effettuare prelievi sui verri a cadenza settimanale».

La fase di trasporto rappresenta un momento di rischio. Come vi proteggete?
«Utilizzando camion con rimorchi chiusi e protetti da filtri, oltre a personale appositamente addestrato e certificato. Ogni rimorchio è dotato di un motore indipendente, che alimenta un compressore in grado di pressurizzare lo spazio interno. Filtri per l’aria e raggi Uv assicurano inoltre l’eliminazione di ogni patogeno. Grazie a un collegamento satellitare i trasporti, approvati dall’ente Spf Sus, sono costantemente monitorati dalla nostra centrale operativa per assicurare un viaggio assolutamente sicuro».

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Sistemi di alimentazione individuali consentono di valutare l’indice di conversione alimentare degli animali

Notevole, secondo il Ceo, anche l’impegno per soddisfare esigenze emerse negli ultimi anni, a partire dalla riduzione dei costi alimentari. «Le spese di alimentazione hanno avuto un impatto negativo sui suinicoltori di tutto il mondo, Italia inclusa. Di conseguenza, ridurre i costi alimentari diventa, oggi più che mai, un elemento essenziale per i programmi di selezione. Danish Genetic si è concentrata, già dal 2018, su questo aspetto, cercando di accelerare i progressi in questo ambito grazie all’adozione di 270 stazioni di alimentazione individuale, collocate nei nostri centri gran gran parentali (Ggp Herds, in inglese).

Queste stazioni registrano gli introiti di cibo di un ampio numero di riproduttori, in modo da accelerare l’iter di selezione di animali con una maggior efficienza alimentare. Infine – conclude Kring – combiniamo le informazioni sulla qualità della carne raccolte durante la macellazione con tecnologie innovative come la tomografia computerizzata, per migliorare in tempi rapidi e con maggior efficienza qualità della carne e delle carcasse».

Parliamo di esportazione e in particolare di Italia. Quanta parte della vostra produzione è destinata all’estero e al nostro Paese? L’Italia è un mercato rilevante per il vostro business?

«Esportiamo in oltre quaranta Paesi esteri e tra essi l’Italia è da diversi anni un mercato importante, nel quale stiamo ottenendo significativi risultati con molti allevatori nostri partner. Nel vostro Paese esiste una suinicoltura diffusa e di rilevante peso economico; per questo motivo è sicuramente un mercato strategico per noi».

La genetica danese è generalmente considerata tra le migliori del mondo. Da cosa vi deriva questo primato? Può spiegarci in cosa consiste il vostro programma e in cosa differisce da quello di altri paesi?
«Vi sono molte società attive nella ricerca genetica legata alla suinicoltura che indirizzano i loro programmi su vari tratti o caratteristiche, differenti da quelli di Danish Genetics.
Noi ci focalizziamo sulla selezione di animali che siano in grado di sostenere una filiera produttiva capace di conseguire il maggior beneficio economico.

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Nell’attività di Danish Genetics è data grande rilevanza alla salute della mandria e alla riduzione delle spese alimentari

Chi usa i nostri prodotti ottiene linee ad alta efficienza di facile gestione, robuste, con elevata fertilità, accrescimento rapido, alta resa delle carcasse e un basso indice di conversione alimentare».

Come valuta la situazione della suinicoltura italiana?
«Come accaduto in molti Paesi europei ed extra-europei, negli ultimi anni i suinicoltori italiani hanno ottenuto importanti progressi riguardo soprattutto alle performance produttive e ci fa piacere che ciò sia avvenuto anche grazie al nostro contributo.
Allo stesso tempo, il mercato italiano è diverso dal resto d’Europa, poiché esiste una consistente domanda di animali che deriva dalle filiere del prosciutto Dop e che richiede un peso vicino ai 180 kg.
Questo prolungamento della fase di ingrasso comporta che non soltanto la qualità della carne, ma anche l’efficienza alimentare e la riduzione delle spese conseguenti siano essenziali.
Sono aspetti su cui la nostra società si è concentrata da molto tempo e per i quali possiamo certamente portare un importante valore aggiunto nella filiera italiana».

Per finire, quali problemi vede nella nostra suinicoltura?
«In generale, sconta un livello di salute del parco animali non ottimale, testimoniato dai problemi con Prrs e simili.
Il che determina impatti negativi sia sulle performance produttive sia su quelle economiche».

I segreti della Genetica danese - Ultima modifica: 2022-11-03T14:42:01+01:00 da Lucia Berti

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